Un nuovo colpo al mandamento della Noce. Cinquanta persone sono state arrestate o fermate la scorsa notte a Palermo nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Maurizio de Lucia.
Per diciannove indagati il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, mentre altri sei sono finiti ai domiciliari. Venticinque soggetti sono stati invece raggiunti da un provvedimento di fermo, ritenuto necessario dagli inquirenti per il rischio di fuga o di inquinamento probatorio.
I reati contestati
Secondo l’accusa, gli indagati sono coinvolti, a vario titolo, in: associazione mafiosa, estorsioni, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti,
- spaccio di droga. L’inchiesta è frutto del lavoro congiunto della Squadra mobile di Palermo, della sezione investigativa del Servizio centrale operativo e del commissariato di Brancaccio.
Il nuovo organigramma del mandamento della Noce
L’indagine avrebbe permesso di delineare gli attuali equilibri interni del mandamento della Noce, dove – come sottolineano gli investigatori – si conferma un modello ormai consueto: vecchi boss di lungo corso affiancati da figure emergenti, pronte a scalare posizioni e a gestire affari sempre più redditizi.
Il blitz di oggi arriva a pochi mesi da una precedente operazione. Nonostante alcune tensioni interne, gli inquirenti ritengono che il mandamento abbia ritrovato una stabilità proprio attorno alla gestione degli affari, in particolare estorsioni e traffici di droga.
Il pizzo, sottolineano gli investigatori, continua a essere un pilastro: tanti operatori economici preferiscono piegarsi alle richieste del mandamento, contribuendo al suo sostegno economico.
Dalla Noce alla città: il business della droga
Una parte consistente dell’inchiesta riguarda i traffici di cocaina e hashish fra Palermo e la Campania, con estensioni anche a Catania e in provincia di Trapani. Secondo gli investigatori, la regia dei movimenti di droga sarebbe rimasta nelle mani di soggetti legati ai clan palermitani.
Gli arresti sono stati eseguiti soprattutto nei quartieri di Brancaccio, Sperone e Bonagia, dove sarebbero state individuate alcune delle principali piazze di spaccio.
Gli investigatori parlano di un mercato che ormai utilizza modalità tradizionali e canali digitali: gli ordini venivano raccolti anche via Telegram, mentre i consumi crescono e le piazze – fisiche e virtuali – diventano sempre più remunerative.