La tradizione dell’8 dicembre si rinnova in piazza San Domenico, a Palermo, con l’omaggio dei vigili del fuoco alla statua dell’Immacolata. Ma il cuore della celebrazione è stato il discorso dell’arcivescovo Corrado Lorefice, che ha trasformato il momento di devozione in un appello civile e spirituale rivolto alla città.
Lorefice ha dedicato un passaggio intenso alle donne, ricordando come la figura di Maria richiami forza, accoglienza e custodia della vita. Un pensiero rivolto anche a chi oggi vive situazioni di fragilità e violenza: “Che ogni donna sia luce nelle lotte quotidiane”.
L’arcivescovo ha denunciato il prevalere di narcisismo, individualismo e ricerca del piacere immediato, definendoli “idoli che creano anoressia spirituale e bulimia del non senso”. Un modello culturale che, secondo Lorefice, corrode relazioni e comunità.
Il passaggio più netto riguarda i potentati criminali ed economici: “Le organizzazioni mafiose e le multinazionali che esercitano predominio economico sono strutture di peccato”. Un’accusa diretta, che mette sullo stesso piano logiche di sopraffazione e sistemi che piegano la società alla legge del profitto.
Lorefice ha richiamato Palermo a una responsabilità collettiva: custodire luoghi pubblici, combattere connivenze e corruzione, sostenere chi è fragile, promuovere cultura, legalità e solidarietà. “Servono adulti credibili – ha rimarcato – capaci di educare e guidare”.
L’arcivescovo ha chiuso il suo intervento con un appello all’intera comunità: seminare speranza “nelle case, nelle scuole, negli ospedali, nei luoghi di lavoro”, accogliendo chiunque si senta escluso o senza voce.
Un discorso forte, che unisce fede e denuncia sociale e che ha segnato in modo incisivo la festa dell’Immacolata nel capoluogo siciliano.