Si è aperto davanti alla Corte dei Conti della Sicilia il giudizio di responsabilità contabile a carico dell’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè e della Diocesi trapanese. Al centro del procedimento c’è un presunto danno erariale da 403 mila euro ai danni del Ministero dell’Economia e delle Finanze, legato alla gestione dei fondi dell’otto per mille destinati alla Chiesa cattolica.
All’udienza di apertura erano presenti i legali delle parti: per Miccichè l’avvocato Mario Caputo, per la Diocesi di Trapani il professor Guido Corso. Dopo la costituzione delle parti, però, il processo è stato sospeso su richiesta della Procura contabile.
La sospensione è legata a un nodo preliminare di grande rilievo giuridico: è infatti pendente davanti alla Corte di Cassazione un giudizio di regolamento preventivo di giurisdizione. In sostanza, la Procura ha chiesto alla Suprema Corte di stabilire se la competenza a decidere sulla vicenda spetti effettivamente alla Corte dei Conti oppure se la materia rientri nella giurisdizione dello Stato Pontificio.
Il procedimento contabile nasce dalla lunga vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex presule per l’utilizzo dei fondi dell’otto per mille durante il suo episcopato a Trapani. Fondi che, secondo l’impostazione accusatoria, sarebbero stati distolti dalle finalità previste dalla legge, dando origine a un danno per le casse dello Stato.
Ora tutto resta fermo in attesa della decisione della Cassazione, che dovrà sciogliere il nodo sulla competenza. Solo dopo quel pronunciamento il processo davanti alla Corte dei Conti potrà eventualmente riprendere ed entrare nel merito delle responsabilità contestate all’ex vescovo e alla Diocesi di Trapani.