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23/12/2025 06:00:00

Randagi, emergenza continua: 101 mila euro per le cure, 7 mila per le adozioni 

A Trapani il randagismo continua a essere un’emergenza strutturale, sanitaria e finanziaria. Nel 2025 il Comune di Trapani ha dovuto impegnare altri 101.200 euro per garantire il pronto intervento veterinario su cani e gatti randagi feriti o malati fino al 31 dicembre. Una somma aggiuntiva rispetto ai 160 mila euro già stanziati, rivelatisi insufficienti. Negli atti si parla esplicitamente di servizio essenziale, la cui interruzione esporrebbe l’ente anche a responsabilità penali per omissione di soccorso sanitario.

Parallelamente è partita la campagna “Affido Amici a Quattro Zampe”, affidata a OIPA ed ENPA. È stata l’unica proposta pervenuta al Comune e ha ottenuto 100 punti su 100 dalla commissione esaminatrice. Costo: 7.007,55 euro, durata 12 mesi, obiettivo dichiarato: promuovere adozioni consapevoli e alleggerire il sistema.
Il sindaco Giacomo Tranchida e l’assessore Andrea Vassallo parlano di «un passo importante per diffondere la cultura dell’adozione e del rispetto degli animali».

Il contesto regionale però resta pesante. La Sicilia concentra oltre la metà dei gatti randagi del Mezzogiorno ed è la prima regione italiana per criticità legate al randagismo felino. Ogni anno, in Italia, vengono abbandonati circa 80 mila gatti e 50 mila cani, mentre i dati ufficiali intercettano solo una parte del fenomeno. A Trapani, numeri aggiornati 2024–2025 sul totale dei randagi non esistono pubblicamente.

Le spese e il canile: una storia lunga e irrisolta

È sul fronte dei costi strutturali che emergono le maggiori criticità. Negli anni, Trapani ha speso centinaia di migliaia di euro all’anno per gestire il randagismo senza disporre di un canile comunale operativo.

Ancora oggi circa 190 cani di proprietà comunale sono ospitati fuori provincia, nel canile convenzionato di Caltanissetta, con costi di mantenimento che gravano stabilmente sul bilancio. A questi si sommano le spese per:

  • pronto intervento veterinario
  • sterilizzazioni
  • accalappiamento
  • gestione dell’ambulatorio veterinario comunale di via Tunisi, struttura di passaggio e non canile
  • forniture di mangimi per animali affidati temporaneamente ai cittadini

L’ambulatorio di via Tunisi è gestito dal 2020 dall’associazione Arca di Johnny e Osvaldo, che collabora con le associazioni animaliste del territorio e rappresenta oggi l’unico presidio comunale stabile per il primo soccorso e il ricovero temporaneo degli animali recuperati.

Negli anni scorsi, la spesa complessiva per il sistema randagismo ha superato più volte il mezzo milione di euro annuo, una cifra che – pur necessaria sul piano sanitario – continua a essere percepita come una tassa occulta dalla collettività.

Il nodo centrale resta il canile comunale di contrada Cuddia. Realizzato con fondi pubblici per diversi milioni di euro, è rimasto a lungo inutilizzato, trasformandosi in una struttura problematica: lontana dalla città, complessa da gestire, con criticità tecniche e infrastrutturali emerse nel tempo. In passato si è parlato di accessi incompleti, allacciamenti, servizi mancanti e deterioramento delle opere già realizzate.

Oggi l’amministrazione annuncia l’avvio della struttura attraverso un bando per l’affidamento della gestione a un soggetto esterno, con l’obiettivo di trasferire gradualmente a Cuddia i cani oggi ricoverati fuori provincia. «Il canile dovrà diventare operativo nei prossimi mesi», ha spiegato l’assessore Vassallo, parlando di una fase di transizione ancora in corso. I tempi, però, si sono allungati e, nel frattempo, Trapani ha continuato a pagare.

Adozioni e risultati: luci e ombre

Sul fronte canino, i risultati non mancano. Dal 2020 a oggi sono stati adottati oltre 700 cani, con picchi di circa 270 adozioni nel 2020 e 100 nel 2021, oltre a centinaia di sterilizzazioni. Ogni adozione ha significato meno costi futuri, considerando che un cane può vivere 10–12 anni.

Molto più complesso il fronte felino. Le colonie feline riconosciute sul territorio comunale sono circa 30, ma esistono molti nuclei non censiti, soprattutto nel centro storico, spesso all’interno di immobili abbandonati. Qui il recupero, la sterilizzazione e l’adozione diventano operazioni difficili e costose, che il sistema attuale fatica a sostenere.

Il quadro finale è questo: oltre 100 mila euro solo per evitare il blocco delle cure, migliaia di euro per spingere le adozioni, centinaia di animali ancora mantenuti fuori città, un canile comunale atteso da anni e nessun censimento pubblico aggiornato sul numero reale dei randagi. Un’emergenza che non è solo animalista, ma amministrativa, sanitaria e finanziaria, e che continua a presentare il conto alla città.