Si chiama Morgana Roma. E a soli 15 anni ha scritto e interpretato “Questa sono io”, un apprezzatissimo monologo in apertura della Rivista del Liceo Classico di Castelvetrano. Parole schiette e dirette che sono riuscite a scuotere nel profondo chiunque le abbia ascoltate. Si tratta di una riflessione profonda sulla marginalizzazione della diversità nella vita di oggi, dove ad essere differenti si rischia troppo spesso di rimanere isolati.
E se l’incapacità diffusa di fare autocritica porta al pregiudizio, escludendo ciò che non si comprende, proprio perché l’ignoto e il cambiamento ci spaventano, il rifiuto dell’altro trova spesso terreno fertile nelle scuole, con scenari a volte drammatici. Ma la consapevolezza di Morgana, che diviene quasi certezza, è che attraverso le esperienze umane, come appunto il progetto della Rivista, sia possibile trasformare la diversità da limite a risorsa, prezioso simbolo di autenticità.
L’impatto risulta duplice: se i giovani trovano nelle sue parole l’elogio della propria unicità, molti adulti percepiscono il messaggio come una vera e propria validazione della propria percepita diversità, allontanando l’inquietudine di non aver fatto i necessari percorsi convenzionali della vita.
Il monologo di Morgana è un invito a trovare il coraggio individuale per gridare al mondo il valore della propria esistenza. Nello stesso tempo, fa fare un passo indietro a quegli adulti che da troppo tempo continuano a ripetere che i giovani non hanno più valori. E a quei coetanei che rischiano di fondare la propria autostima sui like e i commenti nei social.
Ne pubblichiamo, di seguito, il testo:
Questa sono io
In questa società, il diverso è ritenuto sbagliato.
Ma non perché lo sia davvero.
È che siamo troppo incentrati su noi stessi.
Ci riesce più facile dare la colpa agli altri... piuttosto che guardarci allo specchio e ammettere di aver sbagliato.
E non parlo solo dei miei coetanei.
A dire il vero... non conosco molte persone, di nessuna età, che abbiano il coraggio di farlo veramente.
Essere diversi, oggi, significa essere strani.
Essere esclusi.
Significa non essere accettati, venire messi da parte.
Perché tutto ciò che non ci somiglia... ci fa paura.
Non lo capiamo, e allora lo giudichiamo.
Lo rifiutiamo.
Nelle scuole questa cosa la si vive troppo spesso. A volte con scenari veramente drammatici.
Eppure, se ci pensiamo un attimo...
ognuno di noi ha qualcosa di diverso.
E avere la fortuna di vivere un’esperienza, come la rivista, molto umana, aiuta a fare tesoro della propria diversità.
Essere diversi è diventato un errore?
No! E solo poco convenzionale, fa paura.
Il cambiamento fa paura.
L’incertezza fa paura.
La morte stessa... è il simbolo più grande del cambiamento
E noi, pur di evitarla, pur di non affrontare l’ignoto...
preferiamo nasconderci. Uniformarci. Zittirci.
Ma in un mondo che vuole tutti con la stessa forma, con lo stesso colore...
serve solo coraggio.
Il coraggio di dire:
Io sono diversa.
La diversità non è una colpa.
È una bandiera.
È un sorriso.
È una voce che, finalmente, dice:
“Eccomi. Questa sono io. E vado bene cosi.”
Morgana Roma