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25/12/2025 21:02:00

Morto in cella Rosario Scalia, uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro

È morto in carcere, a 50 anni, Rosario Scalia, detenuto nel penitenziario di massima sicurezza di Sulmona e ritenuto dagli inquirenti uno dei fedelissimi del sistema mafioso riconducibile a Matteo Messina Denaro. Il decesso è stato scoperto nella tarda serata di ieri durante i controlli di routine del personale penitenziario.

Secondo i primi accertamenti dei sanitari del 118, intervenuti dopo l’allarme lanciato dagli agenti, la morte sarebbe avvenuta per infarto. Tuttavia la Procura della Repubblica di Sulmona ha disposto il trasferimento della salma all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, dove verrà eseguita l’autopsia per chiarire con certezza le cause del decesso. Scalia, la settimana scorsa, era stato sottoposto a un intervento chirurgico nell’ospedale di Sulmona.

 

Il profilo

 

Originario di Partanna, imprenditore edile classe 1975, Rosario Scalia era indicato come uomo vicino al boss partannese Giovanni Domenico Scimonelli, figura centrale del mandamento Belice e ritenuto anello di collegamento con la rete di protezioni di Messina Denaro. Le indagini patrimoniali avevano messo in luce una forte sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni nella sua disponibilità, considerati frutto o reimpiego di attività illecite.

 

La condanna per l’omicidio Lombardo

 

Scalia stava scontando una condanna a 19 anni e 11 mesi di reclusione per concorso nell’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso il 21 maggio 2009 all’interno del Smart Cafè di Partanna. Secondo la ricostruzione dei giudici, l’imprenditore avrebbe avuto il compito di monitorare e comunicare in tempo reale al mandante gli spostamenti della vittima, permettendo ai killer di intercettarla e assassinarla.

Il delitto fu qualificato come omicidio di mafia, aggravato dall’aver agito per agevolare Cosa nostra. Il movente era legato al furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar gestito da Scimonelli, ritenuto un affronto da punire in modo esemplare.

 

Le confische

 

Nel 2024 il Tribunale di Trapani – Misure di prevenzione aveva disposto la confisca di beni per circa 180 mila euro a carico di Scalia: immobili, terreni, conti correnti e compendi aziendali. Un provvedimento arrivato dopo un sequestro nel 2023 e motivato dalla pericolosità sociale qualificata dell’imprenditore, già condannato per un omicidio mafioso.

 

La morte in carcere

 

Ora sarà l’autopsia a stabilire se il decesso sia riconducibile esclusivamente a cause naturali o se vi siano altri elementi da approfondire, anche alla luce del recente intervento chirurgico. La morte di Scalia chiude, nel silenzio di una cella di massima sicurezza, la parabola di uno dei protagonisti minori ma decisivi del sistema mafioso trapanese legato alla stagione di dominio di Messina Denaro.