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29/12/2025 08:21:00

L'assedio del vento: boom di parchi eolici in provincia di Trapani

C’è un paradosso che soffia forte tra le colline del trapanese. Da una parte i sindaci e gli amministratori locali si esercitano nel nobile e un po' tardivo esercizio dell'allarme pubblico, paventando il rischio che il proliferare di impianti fotovoltaici ed eolici trasformi per sempre un paesaggio finora preservato dalla storia. Dall’altra, la macchina burocratica di Palermo e Roma non si ferma, anzi accelera, ignorando le resistenze di un territorio che all'agricoltura e al turismo ha affidato il proprio futuro economico.

Il 2025 è iniziato all’insegna di un vero e proprio boom di autorizzazioni.

 

Il progetto più imponente autorizzato in Sicilia ricade proprio nel cuore della nostra provincia: un mega parco eolico da 96 MW. Sedici aerogeneratori, giganti d'acciaio che svetteranno tra i comuni di Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano e Santa Ninfa, con annesse opere di connessione alla rete nazionale.

 

Non è un caso isolato, ma una tendenza che sembra inarrestabile. C’è l’impianto Mazara-Calamita, che porterà altri otto aerogeneratori a segnare l'orizzonte di Salemi, Partanna e dei comuni limitrofi. E ancora i progetti in contrada Messinello e il "Parco Eolico Chelbi", che aggiungono ulteriore potenza elettrica a un territorio che sta già dando molto, forse troppo, in termini di consumo di suolo.

 

Ma la notizia che più scuote queste ore è l’avvio delle procedure per gli espropri legati al parco "Wind Farm Borgo Celso Fardella". Qui non si parla più solo di impatto visivo, ma di terra che passa di mano. La società SKI 19 S.r.l. ha iniziato l’iter per l'apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e all’occupazione temporanea dei terreni. Chi sfoglia l'albo pretorio dei comuni di Trapani, Marsala e del neonato Misiliscemi trova una lunga lista di fogli di mappa: una geografia del territorio che sta per cambiare padrone.

 

Trenta giorni di tempo per presentare osservazioni, dicono le carte. Ma cosa si può opporre alla necessità strategica della connessione alla rete Terna quando il progetto ha già incassato il via libera alla Valutazione di Impatto Ambientale? Eppure, la zona interessata lambisce siti archeologici di età romana e greca, tesori che meriterebbero ben altra cornice rispetto a una distesa di turbine.

 

Il rischio, concreto e già visibile, è che la provincia di Trapani diventi la "batteria" d'Italia senza ricevere in cambio nulla se non la distruzione della propria vocazione agricola. La transizione ecologica è un dovere, ma se il prezzo è l'alienazione di un paesaggio millenario e la trasformazione delle nostre campagne in una zona industriale a cielo aperto, allora è il caso di chiedersi chi stia davvero guadagnando da questo vento.