Sala San Pietro affidata a un privato: esplode il caso concorrenza a Marsala
Non ci sono solo le spese allegre nella fase finale dell’amministrazione di Massimo Grillo, sempre più chiaramente proiettata verso la ricandidatura. Accanto agli eventi e ai concerti, emergono anche scelte amministrative discutibili sul piano della trasparenza, come quella che riguarda la trasformazione della Sala conferenze “E. Genna” del Complesso monumentale San Pietro in un cinema stabile, affidato a un soggetto privato.
La decisione è contenuta nella deliberazione di Giunta n. 480 del 16 dicembre 2025, con cui l’Amministrazione ha approvato la proposta della Megaspettacoli Soc. Coop. a r.l., la società che gestisce il cinema Golden di Marsala, per la realizzazione della rassegna “Cinema sotto le stelle Inverno” .
L’escamotage: l’estate che dura tutto l’anno
L’operazione è formalmente presentata come una semplice estensione di una rassegna già nota ai marsalesi: il “Cinema sotto le stelle”, tradizionalmente svolto nei mesi estivi all’aperto. Ma la novità, tutt’altro che secondaria, è che questa volta la rassegna:
- si svolge al chiuso, nella sala convegni comunale
- copre un arco temporale lungo, dal 18 dicembre 2025 al 30 aprile (poi esteso fino al 20 maggio) 2026
- prevede proiezioni giornaliere, dalle 18.30 alle 24.00
Di fatto, la Sala San Pietro – spazio pubblico destinato a convegni, incontri istituzionali e attività culturali – viene trasformata in un cinema commerciale per oltre cinque mesi, senza alcun bando pubblico e con affidamento diretto al soggetto che già gestisce una sala privata in città.
Cosa mette Megaspettacoli (e cosa no)
Secondo la delibera, la Megaspettacoli si fa carico degli aspetti tecnici e organizzativi della rassegna, compresi:
- l’allestimento della struttura di supporto per la macchina di proiezione
- il montaggio dell’impianto
- le progettazioni tecniche
- la vigilanza e la custodia dei locali durante le proiezioni
- le pulizie
- le autorizzazioni, la SIAE e gli adempimenti di legge
Il costo dichiarato per l’allestimento iniziale è di 5.000 euro oltre IVA, interamente a carico del privato.
In cambio, la società si impegna a:
- garantire una proiezione gratuita al mese su temi sociali
- applicare una riduzione di 2 euro sul biglietto, una volta a settimana, per over 65, turisti, spettatori dei teatri cittadini e visitatori di musei e parchi
- garantire l’ingresso gratuito alle persone con disabilità
Il biglietto intero è fissato a 8 euro.

E cosa mette il Comune
Il Comune, invece, concede:
- l’utilizzo gratuito della Sala conferenze “E. Genna” del Complesso San Pietro
- il patrocinio oneroso e l’uso del logo istituzionale
- una riduzione del 50% sulle spese di affissione dei manifesti
- un contributo economico fino a 1.000 euro, salvo conguaglio finale
Non solo. La delibera stabilisce che, in caso di utili accertati, il contributo non venga erogato, ma la Megaspettacoli riconosca al Comune il 20% dell’incasso, al netto delle spese documentate, come forma di compartecipazione per l’uso della struttura e per i consumi energetici e idrici.
Una percentuale che, letta così, appare modesta se rapportata alla concessione gratuita di uno spazio pubblico di pregio per mesi, trasformato di fatto in una sala cinematografica privata, con incassi quotidiani.
Le priorità “sulla carta”
La Giunta precisa che le attività convegnistiche avranno la priorità sulle proiezioni e che il calendario del cinema sarà comunicato di settimana in settimana. Ma è proprio questa formula elastica a sollevare interrogativi: per cinque mesi, uno spazio pubblico strategico viene di fatto messo nella disponibilità di un privato, con margini di discrezionalità difficilmente compatibili con criteri di piena trasparenza e parità di accesso.
Il tutto senza gara, senza confronto pubblico e senza una valutazione comparativa di eventuali altre proposte.
Un’operazione formalmente legittima, certo. Ma che, nel contesto politico attuale e nel pieno della corsa alla rielezione del sindaco Grillo, assume un significato ben più ampio, e merita più di una domanda.
Le modalità operative dell’affidamento della Sala San Pietro pongono più di un dubbio anche sotto un altro profilo, tutt’altro che marginale: quello della concorrenza. Da qualche mese, infatti, Marsala è tornata ad avere due sale cinematografiche attive, dopo che una nuova società ha rilevato il Cine Teatro Don Bosco, riaprendolo in un momento già delicato per il settore, segnato dalla crisi delle sale e dal calo strutturale degli spettatori.
È proprio da qui che nasce la dura presa di posizione dei gestori del Don Bosco, che il 25 dicembre hanno inviato una lunga e articolata lettera al sindaco Massimo Grillo e alla Giunta comunale, chiedendo un “intervento risolutivo” sulla concessione della Sala San Pietro alla Megaspettacoli.
Secondo i firmatari, l’atto approvato dal Comune altererebbe il mercato e violerebbe le regole della leale concorrenza, creando un evidente squilibrio tra operatori privati.
La “temporaneità” solo sulla carta
Il nodo centrale della contestazione riguarda l’uso della formula della “manifestazione temporanea”. Una definizione che, secondo i gestori del Don Bosco, viene utilizzata per aggirare le norme previste per l’esercizio stabile di una sala cinematografica.
Nella lettera si evidenzia come il cosiddetto “Cinema San Pietro” presenti tutte le caratteristiche di un’attività ordinaria:
- proiezioni quotidiane
- vendita di biglietti
- prevendita online
- programmazione sistematica
- promozione tramite i canali tradizionali
- utilizzo continuativo della stessa sede
Elementi che, messi insieme, configurano un esercizio stabile di pubblico spettacolo, non una rassegna temporanea ed eccezionale. La temporaneità, scrivono i gestori, sarebbe dunque “formale e non sostanziale”, in contrasto con i principi consolidati della giurisprudenza amministrativa, secondo cui conta la natura reale dell’attività, non l’etichetta utilizzata.
Costi azzerati per uno, costi pieni per gli altri
Il punto forse più politico della contestazione è quello economico. Alla Megaspettacoli viene concesso:
- l’uso gratuito di una struttura comunale
- costi energetici e logistici fortemente ridotti
- patrocinio oneroso
- agevolazioni sulle affissioni
In queste condizioni, scrivono i gestori del Don Bosco, il Comune consente a un operatore privato di offrire lo stesso servizio di una sala cinematografica, ma senza sostenere i normali costi di esercizio che gravano sugli altri soggetti del mercato: affitti, utenze, agibilità, sicurezza, autorizzazioni permanenti.
Il risultato, secondo la lettera, è un indebito vantaggio concorrenziale, che ricadrebbe direttamente su chi ha investito risorse proprie per riaprire una sala cinematografica rispettando integralmente le regole.
Nessuna gara, nessun confronto
Altro punto contestato è l’assenza totale di una procedura comparativa. L’uso di un bene pubblico per un’attività economica a scopo di lucro, sostengono i firmatari, non può essere giustificato dalla semplice “proposta” di un operatore privato.
La proposta, si legge nella lettera, non sostituisce un bando, né un avviso pubblico, né una manifestazione di interesse. In particolare, l’affidamento diretto alla Megaspettacoli, già beneficiaria della concessione estiva per il “Cinema sotto le stelle”, determinerebbe una continuità di esercizio che rafforza il carattere permanente dell’attività, rendendo ancora più fragile la tesi della temporaneità.
Il rischio di un precedente
Nella parte finale della lettera, i gestori del Don Bosco chiedono al Comune di:
- verificare la legittimità dell’attività autorizzata
- annullare il titolo rilasciato
- ripristinare il rispetto delle norme su pubblico spettacolo, sicurezza e agibilità
In caso di mancata risposta, annunciano la richiesta di accertamenti ispettivi agli organi competenti.
È un atto pesante, che apre un fronte delicato per l’Amministrazione Grillo. Perché qui non si parla solo di eventi, cultura o promozione del territorio, ma di uso dei beni pubblici, equilibrio del mercato e regole della concorrenza. E perché, in una fase già segnata da scelte controverse e da una crescente tensione politica, il rischio è quello di aver creato un precedente difficile da difendere.
Il Comune, per ora, tace. Il Sindaco è troppo impegnato nella sua campagna elettorale, a quanto pare. Ma la questione è tutt’altro che chiusa.
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