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21/06/2018 06:00:00

Sicilia. Le riforme, le dimissioni minacciate da Musumeci e il debito di Armao

Nello Musumeci, presidente della Regione, minaccia le dimissioni se la maggioranza non si ricompatta e quindi non si sarà in grado di fare le riforme essenziali per l'isola e per i cittadini.
Certamente i siciliani non sono andati al voto per vedere i deputati regionali in Aula pochi minuti e una volta a settimana.  La seduta di ieri è iniziata alle 16.30 e alle 16. 48 era già terminata. Sono stanchi, c'è bisogno di riposo. Le riforme, intanto, sono  al palo.


Cosa agghiacciante è la mancata capacità dei deputati di dare risposte concrete ai territori, è la moria della vera politica. Se si tornasse al voto molti degli eletti non tornerebbero all'ARS, nemmeno quelli della provincia di Trapani.
Musumeci sapeva bene che sarebbe stata una lunga agonia pari ad uno stillicidio. La coalizione messa in piedi è stata un carrozzone raccogli voti, per il resto sulla sua persona non c'era condivisione prima, non c'è nemmeno adesso.
E allora non c'è da stupirsi, non c'è nemmeno da avvertire la maggioranza a mezzo facebook, il Presidente della Regione potrebbe riunirli attorno ad un tavolo e decidere il da farsi, i social non sono adatti per questo.  Le dimissioni non si annunciano, si rassegnano con atto scritto.


I social d'altro canto danno parola anche ai disadattati che sfogano tutta la loro violenza, è il caso di un tale che ha augurato a Musumeci una morte lenta e dolorosa.  Accade che la maggioranza fa quadrato attorno al presidente, c'è solidarietà e condanna per il post mentre l'opposizione tace.
Non c'è da stupirsi, la morale e l'etica per il PD è sempre stata a corrente alternata: loro tutti santi, gli altri tutti demoni.
Intanto la Sicilia annaspa, è stato ritirato il disegno di legge che, tra le altre cose, prevedeva la fusione di Ircac e Crias, che disponeva l'apertura dei musei nei festivi e alcune agevolazioni per le associazioni antiracket.
Torna in commissione il disegno di legge, questo indica che ci vorrà ancora del tempo, e non si sa quanto, prima che il Collegato alla Finaziaria torni in Aula.


La maggioranza non ha tenuto, bocciata la volontà di Giuseppe Milazzo, capogruppo di Forza Italia, di rimandare la votazione della norma di ventiquattro ore. Nulla di fatto, il PD ha fatto asse con i grillini e si sono opposti. La maggioranza non c'è, si sfalda e va sotto.
E' lotta tra Diventerà Bellissima, che si è detta pronta a votare gli articoli del Collegato, e Forza Italia. Pare che si sia creato l'asse dei forzisti con i centristi dell'UDC. Dal canto suo Musumeci potrebbe allargare alla Lega e ai Cinque Stelle seguendo lo scenario nazionale. Non in ultimo Alberto Pierobon, attuale assessore regionale all'Energia e Rifiuti, è stato nominato consulente del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa.


A farla da padrone nella politica regionale sono anche i debiti che Gaetano Armao, assessore all'Economia e vice presidente, ha con Riscossione Sicilia. La cifra ammonta a 310 mila euro, a chiedere che Armao rifesisca in Aula è Giancarlo Cancelleri, deputato pentastellato.
Più che il debito, si evidenzia, e a ragione, il conflitto di interessi esistente. L'assessore all'Economia controlla infatti la partecipata Riscossione: “In pratica Armao – dice Cancelleri- si troverebbe nella doppia veste di debitore-controllato e controllore della società che deve gestire il rientro del suo debito. Una situazione inaccettabile di cui l’assessore deve rendere pienamente conto al Parlamento nel corso di un dibattito politico davanti al presidente della Regione”.

 



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