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06/12/2022 06:00:00

Trapani, storia di un processo impossibile

 A Trapani si dovrebbe celebrare un processo, in questi giorni, dove gli imputati rischiano fino a venti anni. Ma il condizionale è d'obbligo. Perchè questro processo rischia di essere rinviato e rinviato e rinviato. E' il processo che vede imputati i membri dell'equipaggio della nave Iuventa, in una vicenda che ha del singolare anche per altri motivi, dato che è la prima volta, in Europa, che gli organizzatori di una spedizione umanitaria vengono accusati di essere trafficanti di uomini, cioè di concordare i salvataggi nel Mediterraneo con gli scafisti.

L'indagine della Procura di Trapani ha già prodotto alcuni effetti. Uno su tutti: la nave Juventa della ong tedesca Jugend Rettet è stata sequestrata, nel 2017. Da allora è ferma al porto di Trapani. Sta marcendo. Avrebbe potuto salvare un sacco di vite. Solo nel 2016, prima del sequestro, la nave Iuventa, messa su da un gruppo di giovani tedeschi, ha salvato in mare 200 vite.  Altro aspetto singolare: l'indagine è del 2017, ma solo nel 2021 è stato chiesto il rinvio a giudizio per 21 persone per associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione clandestina. E qui viene il bello, perché il processo sembra impossibile da celebrare. Ogni volta che gli imputati, ansiosi di dimostrare la loro innocenza, arrivano a Trapani, l'udienza viene rinviata. Secondo i loro legali,  non c'è un interprete per il tedesco, la lingua di molti degli imputati.  Da qui le accuse: una procura che ha condotto un'operazione internazionale con mezzo Mediterraneo, addirittura con agenti sotto copertura, non riesce a garantire un diritto fondamentale per gli imputat? Tra ioro, tra l'altro, ci sono anche i membri di Save the Childrene e Medici senza Frontiere. 

Il processo a Trapani passa quasi sotto silenzio, nel resto d'Europa invece, no. Tant'è che è la prima volta in Italia che il tribunale ha deciso di ammettere anche nella fase dell'udienza preliminare (che si celebra a porte chiuse) degli osservatori internazionali, per dare opportunità alla società civile di essere informata di ciò che accade. 

Venerdì si è raggiunto il colmo, raccontano i legali.  Doveva essere sentito Dariush Beigui, uno degli imputati. E' arrivato dalla Germania apposta. Come interprete il pm ha portato un funzionario della polizia in pensione ... «Non ha alcuna esperienza di interpretariato – spiegano gli attivisti – come dimostrato nell’interrogatorio passato conclusosi in maniera fallimentare». Infatti dopo trenta minuti l'interrogatorio è stato interrotto e la difesa si è rifiutata di firmare il verbale, perchè le frasi scritte - a loro parere - non erano quelle dette dall'imputato. 

È infatti la terza volta Beigui si reca a Trapani per essere interrogato. «Già due interrogatori, il 29.10.22 e il 12.11.22, – sottolinea Iuventa Crew – erano stati interrotti perché la polizia di Trapani non era stata in grado di fornire un interprete adeguato. Questa volta è stato l’ufficio del procuratore stesso a sostituirlo e a condurre l’interrogatorio».

Dariush Beigui di Iuventa ha affermato: «Non mi fido della volontà e della capacità delle autorità investigative di garantire il rispetto dei miei diritti. Come potrebbero farlo se non rispettano nemmeno le loro stesse disposizioni e regolamenti».

Rispetto a questa dura presa di posizione la Procura di Trapani ieri ha diramato un comunicato replicando punto per punto a quanto sostengonio i legali degli imputati. Ecco cosa scrive il Procuratore di Trapani, Gabriele Paci:

La Procura della Repubblica di Trapani, a seguito di specifica richiesta dell'interessato, ha inizialmente proceduto a delegare alla polizia giudiziaria l'interrogatorio nel rigoroso rispetto del codice di rito, contestando al predetto il fatto-reato già contenuto nell'avviso di chiusura delle indagini, debitamente tradotto in lingua tedesca e notificatogli in precedenza.
Successivamente l'ufficio, a fronte di talune doglianze manifestate dalla difesa nell'ambito dell'atto delegato circa le qualità professionali dell'interprete nominato, al solo fine di accertare la verità dei fatti anche attraverso la versione difensiva fornita dall'indagato, provvedeva a fissare un'ulteriore data per l'espletamento dell'interrogatorio dinanzi alla p.g. delegata.
Veniva nominato a tal fine un diverso interprete — poliziotto in quiescenza, bilingue, il quale per circa dieci anni aveva ricoperto il ruolo di referente per le questioni di frontiera nell'ambito dell'Accordo di cooperazione tra organi di Polizia italiani ed austriaci - il cui elevato livello di conoscenza della lingua tedesca, attestato da certificazione acquisita, veniva anche in quella sede contestato dai difensori i quali censuravano persino, non è dato comprendere sulla base di quale principio, la passata appartenenza del predetto al Corpo della Polizia di Stato.
Sempre al solo fine di consentire una valutazione dei fatti che tenesse in debita considerazione anche le argomentazioni difensive, si procedeva successivamente all'espletamento di un nuovo interrogatorio, stavolta svolto da tre magistrati di questo ufficio. Nel corso dell'atto le difese, dopo aver reiterato i loro rilievi circa la dedotta incapacità dell'interprete ad espletare la propria opera, si allontanavano unitamente all'indagato senza firmare il verbale. Pertanto, non avendo l'indagato reso dichiarazioni in merito ai fatti contestati nell'avviso di conclusione delle indagini, non corrisponde a verità l'affermazione, riportata dalla stampa, secondo cui il verbale non avrebbe rispettato le dichiarazioni da egli rese all'ufficio.
Questa Procura della Repubblica, impegnata nel rigoroso accertamento di fatti di estrema delicatezza e rilevanza, ha proceduto alla audio videoregistrazione — che sarà depositata e allegata al verbale riassuntivo - dell'intero interrogatorio da ultimo svoltosi dinanzi al P.M. e rassegnerà a breve le proprie conclusioni al Giudice dell'Udienza preliminare, unico organo chiamato a valutare la legittimità dell'operato di questo ufficio.

Iuventa d'altro canto ricorda inoltre che solo il 3% del fascicolo è stato tradotto in una lingua a loro comprensibile, escludendoli così dall’effettiva partecipazione ai procedimenti giudiziari che rappresenta una macroscopica violazione del diritto alla difesa.



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