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04/01/2016 09:00:00

Trapani, respinti in 120 all'hotspot. "Ma non possiamo tornare nel nostro Paese"

 Sette giorni per tornare al proprio paese ed abbandonare il suolo italiano. Un ultimatum schiacciante che sabato ha colpito 120 migranti provenienti da mezzo continente africano e scaricati in piena Piazza Vittorio a Trapani. Sono i respingimenti differiti emessi all'interno degli hotspot già visti a Pozzallo e ad Agrigento. Il provvedimento è noto e qualche mese fa aveva fatto ritardare l'apertura dell'hotspot a Trapani condannandolo a restare un Cie. Con questa nuova tipologia, però i migranti si ritrovano immediatamente senza un tetto sulla testa.
L'episodio è deflagrato nella giornata di ieri quando la Questura di Trapani ha notificato loro i «respingimenti con accompagnamento alla frontiera». I 120 migranti erano sbarcati a Palermo lo scorso 28 dicembre e nell'immediato erano stati trasferiti all'interno dell'hotspot di Trapani, in contrada Milo. All'interno dell'Hotspost è avvenuta la fotosegnalazione registrando le provenienze di Senegal, Pakistan, Gambia, Nigeria e Burkina Faso. Ognuno di loro porta in tasca il cosiddetto foglio di via e nella mattinata di ieri hanno presidiato la centrale Piazza Vittorio, in cui sono intevenuti i volontari della Croce Rossa, fornendo loro dei pasti.
Nel pomeriggio in prefettura si è tenuto un meeting che, raccogliendo le adesioni dei sindaci del territorio, ha disposto il trasferimento dei migranti nella palestra dei servizi sociali del comune di Trapani del Lungomare Dante Alighieri. Il provvedimento stabilisce «l'accompagnamento al paese d'origine, attraverso la frontiera di Roma Fiumicino», garantendo la possibilità di presentare un ricorso entro 60 giorni. Nella documentazione si legge come nessuno di loro abbia «manifestato la volontà di richiedere la protezione internazionale e non sussitono le condizioni affinchè possa essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari». «Ci hanno fatto firmare dei fogli – dice uno di loro – ma noi non abbiamo potuto leggere cosa c'era scritto. Non abbiamo capito nulla. Ci dicevano: veloci, veloci, così andate via. Noi non possiamo tornare al nostro paese, c'è un ragazzo che è albino e alcuni che sono minorenni». Dalla questura precisano che nessuno è stato riconosciuto come minorenne, ma anche il personale della Croce Rossa ha segnalato l'anomalia, individuando 3 minori non accompagnati.
E il dato non è nuovo nella geopolitica dell'accoglienza ai migranti, tanto che lo scorso 28 dicembre decine di associazioni hanno lanciato una denuncia sottoscrivendo un appello farcito da diversi punti. Tra questi si richiede «che ogni migrante in qualunque luogo d’Italia abbia immediato ed effettivo accesso alla richiesta di protezione internazionale» e «che vengano revocati tutti i decreti di respingimento differito fino ad oggi consegnati sulla base del sistema hot spot lanciato a Lampedusa». Concetti che nelle scorse settimane hanno condannato decine di migranti all'abbandono, tra Agrigento e Pozzallo, portando all'uscita di Medici Senza Frontiere dai progetti iniziati proprio a Pozzallo. «E' eccezionale vedere quanto ben di Dio è stato raccolto per far fronte a questa vera emergenza – ha detto Laura Rizzello, presidente provinciale della Croce Rossa – non tutti hanno un materasso, alcuni non avranno neppure la brandina, ma tutti avranno un posto in cui dormire. Stiamo cercando delle coperte e se la situazione dovesse prolungarsi avremo bisogno di altro cibo. Domani ci arriveranno dei kit medici, in attesa di sapere per quanto resteranno qui». In attesa di un prossimo appello, stay tuned.

Marco Bova