Oggi vi racconto una storia che riguarda me, ma che in realtà riguarda tutti quelli che fanno giornalismo con la schiena dritta. E quindi indirettamente anche voi, cari lettori. Ho ricevuto un decreto di citazione a giudizio per un’inchiesta giornalistica del 2019 sui ‘furbetti’ dell’antimafia. In buona compagnia, visto che a processo ci saranno anche gli amici de Le Iene (qui c'è il servizio).
Succede, è il prezzo della libertà di stampa. Chi fa inchieste sui potenti o su vicende scomode si ritrova spesso querelato. Il più delle volte sono querele temerarie, fatte con il solo scopo di farti perdere tempo, e soldi. Il pubblico ministero, in questo caso, aveva chiesto l’archiviazione, ma gli interessati hanno fatto opposizione, come nel loro diritto, e il giudice ha deciso per l'imputazione.
Business as usual. Ma qui c’è un dettaglio importante: la notizia è stata usata in modo scorretto da Telesud, la tv di proprietà del romano Valerio Antonini, già protagonista di molti nostri articoli ed inchieste a lui non gradite (qui una sui conti delle società che finanziano lo sport a Trapani, presto ne torneremo a parlare).
Telesud ha titolato: "Giacomo Di Girolamo a processo per diffamazione" il suo articolo. Ma nel post sui social scrive, fate attezione: "Il direttore di Tp24 coinvolto nel caso “I furbetti dell’Antimafia”’. Capite la differenza? E' come quando Trump (che insieme a Bisignani, è il punto di riferimento di Antonini) rinfaccia a Zelensky di aver cominciato lui per primo la guerra in Ucraina ...

La narrazione si ribalta: non sono più io che denuncio i "furbetti" e gli scandali che avvengono in nome della lotta al racket, ma divento io stesso "coinvolto" nella vicenda. Una distorsione perfetta per scatenare, ancora una volta, contro di me, commenti tossici, odio e attacchi personali.
Il tutto è stato poi seguito dal classico, delirante, post dello stesso Valerio Antonini, che quanto meno ha imparato a scrivere, finalmente il mio nome (un giorno imparerà anche l'italiano, e chissà, anche l'educazione).

Ecco come si costruisce un ambiente sempre più ostile per la stampa in provincia di Trapani. Manipolazioni, titoli ambigui, campagne di odio. L’obiettivo? Delegittimare chi fa inchieste vere.
Ma noi non ci fermiamo. Continuiamo a fare il nostro lavoro, insieme al sostegno dell’Ordine dei Giornalisti, delle amiche e degli amici di Assostampa e a chi crede ancora nella libertà di stampa, e, non ultimo, di tante e tanti colleghi bravi che ci sono nel nostro territorio e che subiscono con noi questa continua mortificazione.
Querele ne abbiamo avute, ne avremo ancora, ci mancherebbe. Ma la verità resta. E, a differenza di altri, noi rispettiamo le persone. E continuiamo a fare con responsabilità il nostro mestiere, piaccia o non piaccia ai potenti di turno, e ai loro vassalli.
Giacomo Di Girolamo