Nel silenzio composto di una mattina di maggio, Custonaci si è raccolta attorno al monumento dedicato alle vittime del lavoro nelle cave di marmo. Una cerimonia sobria, come ogni anno, ma quest’anno segnata da un dolore che non conosce tempo: quello di una madre di 101 anni, Maria Cardella, che piange ancora suo figlio Francesco, morto sul lavoro nel 2013. Accanto a lei, Donatella Di Pietra, madre di Nicolò Giacalone, giovane operaio morto nel luglio 2022, schiacciato da un’autogru mentre svolgeva mansioni per le quali non era abilitato.
Francesco Cardella, 48 anni, operaio addetto alla gru semovente, perse la vita l'8 ottobre 2013, travolto da una lastra di marmo durante le operazioni di rimozione della crosta di un blocco. Il rischio specifico non era contemplato nel documento di valutazione dei rischi dell'azienda, e per questo non vennero adottate misure di sicurezza adeguate. Il legale rappresentante dell'azienda è stato condannato a due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena.
Nicolò Giacalone, 32 anni, perse la vita nel luglio 2022 mentre manovrava un'autogru non autorizzata alla circolazione e per la quale non possedeva le abilitazioni necessarie. Il mezzo, utilizzato per lavori privati presso l'abitazione del datore di lavoro, uscì dalla carreggiata e precipitò per oltre tre metri, intrappolando mortalmente l'operaio. Il datore di lavoro ha patteggiato una condanna a 20 mesi per omicidio colposo, pena sospesa.
Il sindaco di Custonaci, Fabrizio Fonte, ha sottolineato l'importanza della memoria e dell'impegno per la sicurezza. "Questa è una giornata che la città di Custonaci celebra da tantissimi anni, ogni anno, perché è una giornata del ricordo, della memoria di chi, attorno all'industria marmifera, ha perso la vita.
"Oggi dobbiamo guardarci dentro con onestà: i tempi sono cambiati, ma questa società industriale è ancora qui e dobbiamo fare il possibile per supportarla - ha sottolineato Fonte - Tuttavia, questo non significa che la sicurezza debba passare in secondo piano. Al contrario, le leggi, i lavoratori, le associazioni, tutti devono impegnarsi affinché questo settore possa ritrovare periodi positivi in totale sicurezza".
Per la prima volta, l'Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) è stata invitata alla cerimonia. "Oggi è una giornata di riflessione perché evidentemente tutto quello che è stato fatto in questi anni con delle leggi, con dei decreti, non sono stati sufficienti per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori e delle lavoratrici che sono caduti - ha dichiarato Giuseppe Castiglione, presidente provinciale Anmil - E noi cosa possiamo fare? Sicuramente possiamo fare tanto, però dobbiamo fare tutto uniti. Perché evidentemente dietro le morti di un lavoratore e di una lavoratrice la responsabilità è di tutti. Nessuno è escluso".
I dati parlano chiaro: dal 2005 a oggi, più di 25.000 persone sono morte in Italia sul luogo di lavoro. Nei primi due mesi del 2025, l'Inail ha registrato 138 denunce per infortunio mortale, il 16% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. In provincia di Trapani, nel 2024, si sono contati 7 decessi, il dato più alto in Sicilia.
La cerimonia si è conclusa con la deposizione di una corona di fiori ai piedi del monumento, simbolo di una memoria che non vuole essere solo commemorazione, ma impegno concreto per un futuro in cui il lavoro non sia più causa di morte.