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25/11/2025 06:00:00

Femminicidi, stereotipi e silenzi: la libertà è l’unica strada possibile

Abbiamo frantumato il soffitto di cristallo o ancora – e questa è una granitica certezza – ci sono donne che continuano a vivere spaventosamente attaccate a un pavimento appiccicoso?

La domanda non ha una sola risposta, perché negli anni i passi avanti sono stati pochi. Non per colpa di qualcuno, ma perché la società è più incline a fare passi indietro che a realizzare una vera evoluzione o rivoluzione.

È più facile rimanere abbracciate alla paura che trovare una strada – e c’è sempre una strada – che porti altrove, senza sapere dove e come. È un salto nella libertà, e la libertà spaventa, soprattutto le donne che vivono una fragilità che non conoscono o che non sanno riconoscere. Maneggiare con cura.

I dati
Secondo l’osservatorio Non una di meno, al 2025 sono stati registrati 76 femminicidi. Ci sono almeno 67 tentati femminicidi. In almeno 12 casi su 76 c’erano segnalazioni precedenti di violenza, stalking o persecuzione.

Dal rapporto del Ministero dell’Interno Sicurezza e ordine pubblico, al 31 luglio 2025 i femminicidi erano 60. In particolare, le vittime uccise da partner o ex partner sono 38 nei primi sette mesi del 2025 (dato Viminale).

Sono in aumento anche le misure di prevenzione: ammonimenti del questore +70,6% (per stalking +86,6%, per violenza domestica +63,6%).
Ad agosto 2025 risultavano attivi 12.192 braccialetti elettronici: 5.929 sono “antistalking”.

Il Ministero dell’Interno non usa sempre il termine “femminicidio” nei report, ma parla di “omicidi volontari con vittime femminili” in ambito affettivo/familiare, creando discrepanze con gli osservatori indipendenti (come Non una di meno) che utilizzano metodologie differenti.

A chi rivolgersi
Per denunciare violenza, minacce, stalking o situazioni di pericolo, le donne possono:

  • chiamare il 112, Numero Unico di Emergenza;
  • presentarsi in un commissariato per denunciare stalking o violenza, anche senza referti medici;
  • recarsi in Pronto Soccorso: in presenza di lesioni, il referto ha valore medico-legale e spesso l’ospedale trasmette la notizia di reato.

Il 1522 (chiamata gratuita), numero nazionale Antiviolenza e Stalking, è attivo 24 ore su 24, multilingue e con operatrici specializzate. Si può rimanere anonime.

I Centri Antiviolenza (CAV) sono presenti su tutto il territorio: offrono supporto psicologico, legale, accompagnamento alla denuncia e, nei casi di emergenza, accesso alle case rifugio anche con i figli.

Se c’è un pericolo immediato, non bisogna aspettare: chiamare subito il 112.

Cosa possiamo fare
Educare alla non violenza, cioè al rispetto. Sviluppare la capacità di costruire relazioni basate su parità, equità, rispetto, inclusività.

Destrutturare gli stereotipi di genere: riconoscerli è il primo passo.
“La donna materna”, “l’uomo forte”, “la donna fragile ed emotiva”: stereotipi ripetuti da scuola, famiglia, media.

Cambiare il linguaggio, che non solo descrive ma plasma la realtà.
Riconoscere il femminile nelle professioni; evitare frasi come “comandi come un uomo”: è già un gesto di destrutturazione.

Ampliare i modelli di riferimento: gli stereotipi sopravvivono quando mancano alternative. Servono donne leader e uomini che si occupano della famiglia.

Destrutturare non è teoria: è pratica quotidiana. Intervenire quando un collega fa una battuta sessista, quando in TV si ripropone lo schema di sempre.

Insegnare il pensiero critico, non l’obbedienza ai modelli.

Denunciare non è solo un atto di coraggio: è un atto di vita.
Perché nessuna donna deve restare prigioniera della paura o di un uomo che la ferisce, la controlla, la umilia. La libertà esiste: significa scegliere sé stesse, la propria dignità, il proprio futuro.

È il passo che spezza il silenzio, che salva, che ricomincia.
Perché la violenza non è destino. La libertà sì.

 

Rossana Titone



Editoriali | 2025-12-04 06:00:00
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