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10/04/2025 06:00:00

Il caso della Lega Navale di Trapani tra denunce e accuse. La storia 

 Chi volesse visitare il sito internet della sezione di Trapani della Lega Navale, oggi, troverebbe due domini. Ma nemmeno un sito. E’ una delle tante conseguenze delle singolari vicende che accadono da tempo all’interno del noto circolo, tra denunce dei soci, memorie, provvedimenti di espulsione, accuse reciproche. E ancora: attività private non regolamentari, lavoratori in nero, cause per diffamazione, e pure l’utilizzo,  singolare, dell’imbarcazione sequestrata alle organizzazioni criminali.

E si, accade di tutto e di più, da qualche tempo, al circolo di Trapani della Lega Navale.


Vera e propria istituzione della città di Trapani, la Lega Navale ha la sua base nell’incantevole Lazzaretto, uno dei luoghi più suggestivi e carichi di storia della città. Costruito nel 1831 sull’isolotto di Sant’Antonio per volere del tenente generale Giovan Battista Fardella, il Lazzaretto era destinato all’isolamento dei contagiati da malattie infettive sbarcati al porto. La sua struttura, con un ampio cortile semicircolare e alloggi per la quarantena, rifletteva la funzione sanitaria dell’edificio, rimasto in uso fino al 1885. Oggi, quello che un tempo era un presidio di salute pubblica è diventato il cuore della Lega Navale trapanese, incastonato tra mare e memoria, simbolo della vocazione marinara della città.

Dopo diverse vicissitudini societarie e infinite polemiche, negli ultimi anni la Lega Navale è diretta dall’imprenditore Piero Culcasi, eletto nel Dicembre 2023. E proprio contro Culcasi si muovono le accuse di alcuni soci, con documenti e atti che Tp24 ha potuto visionare, e che il diretto interessato, noto imprenditore trapanese con la passione per le Ferrari, respinge al mittente.

"Soci umiliati e favori ai soliti noti"

A dimostrazione delle tensioni, nell’ultima assemblea, a metà marzo, due ex membri del Consiglio Direttivo hanno deciso di rompere il silenzio e affidare a una lunga lettera formale le loro accuse nei confronti del presidente  Culcasi e della gestione dell’intero circolo.
Una lettera durissima che racconta un clima di sfiducia, epurazioni, e favoritismi. “Questa non è una vera denuncia – scrivono i due soci – ma un atto di consapevolezza per tutti i membri del circolo, affinché sappiano cosa sta accadendo”.
Già, ma cosa sta accadendo? Secondo gli estensori, l’elezione di Culcasi alla presidenza – avvenuta nonostante la sua stessa assenza al voto – ha segnato l’inizio, addirittura, di quella che chiamano una "gestione autoritaria".
Altro punto critico: i trattamenti “a due velocità” per il pagamento delle quote.
Ma non finisce qui. Nell’atto si punta il dito anche contro situazioni tollerate da tempo: soci che usano i posti barca per attività di noleggio o charter, in violazione delle regole statutarie, senza che nessun provvedimento venga adottato: “Mentre si perseguitano alcuni soci, ad altri tutto è concesso”, scrivono.
Alla base del malessere, quindi, c'è una gestione accusata di essere autoritaria e poco trasparente, un uso selettivo dei regolamenti, e un circolo che – denunciano questi soci – sembra più orientato a proteggere i soliti noti che a garantire correttezza e partecipazione.

 Tutte accuse respinte dal presidente Culcasi, che parla invece di una gestione sana, e spiega a Tp24: “Nel 2024 abbiamo avuto un sacco di nuovi soci. Va tutto bene. Ci sono solo un gruppo di quattro, cinque soggetti, dei quali posso fare nome e cognome, e che stanno creando un sacco di problemi con queste loro contestazioni, ma alcuni li stiamo già buttando fuori per comportamenti lesivi nei confronti dei soci e della presidenza”. Continua Culcasi: “Il nostro bilancio è in attivo di 26mila euro e abbiamo pagato i debiti pregressi. Io nella mia vita ho fatto di tutto, non mi spavento. Per alcuni soggetti la Lega Navale era qualcosa di privato, gestito da pochi. Adesso, però si sono trovati isolati da quasi tutti gli altri soci e reagiscono così”.

Il caso del dominio "rubato"
A scatenare l’ultima polemica è stata la questione legata al dominio web leganavaletrapani.it, registrato privatamente da Claudia Busetta, già segretaria del Consiglio Direttivo, e dal marito Marcello La Vardera, entrambi soci della Lega. Una vicenda che si è intrecciata con accuse, dichiarazioni pubbliche, e che ora rischia di finire anche in tribunale.
Tutto nasce durante un’assemblea dei soci, quando il presidente Piero Culcasi denuncia pubblicamente, addirittura, “il furto del sito della sezione”, insinuando che dietro ci sia proprio Claudia Busetta. L’accusa ha spinto quest’ultima a scrivere una lunga lettera inviata ai soci, ai Probiviri e al Consiglio Direttivo, in cui ricostruisce la vicenda e difende la propria posizione.


Nella sua lettera, Busetta racconta come, durante i primi mesi del nuovo Direttivo, lei e il marito abbiano proposto di realizzare un sito autonomo per la sezione di Trapani, distinto dalla semplice pagina presente sul portale nazionale della Lega Navale. Da lì, la loro società "Clama for Business Srl" ha registrato a proprie spese il dominio, realizzato il sito e predisposto vari servizi: area riservata per i soci, mailing list, spazio per i pagamenti online, contenuti fotografici professionali e un blog. Tutto, sostiene Busetta, senza chiedere un euro alla sezione.
Il lavoro – afferma – era stato mostrato in anteprima proprio a Culcasi, che lo avrebbe addirittura apprezzato "oltre misura", salvo poi, in un secondo momento, accusarla di essersi impossessata del dominio.

La situazione precipita con la progressiva rottura interna al Consiglio Direttivo. Busetta si dimette dalla carica di segretaria e decide anche di ritirare la sua offerta gratuita per il sito. E chiarisce: il dominio è stato registrato legalmente a suo nome e la proprietà intellettuale dei contenuti è della società che li ha realizzati. Nessuna pretesa può essere avanzata dalla sezione o da Culcasi...
Diametralmente opposto il racconto di Culcasi: “Questa socia diceva che era bravissima, che voleva fare il sito lei con la sua società. E non potevamo che essere felici e grati. Tuttavia, quando gli ho chiesto di avere l’accesso al sito la risposta è stata: il sito è mio e me lo tengo io…”. Attualmente, il circolo trapanese della Lega Navale è l’unico, in Italia, ad avere due domini ma nessun sito attivo. C’è il dominio leganavaletrapani.it, registrato ma con il sito “in manutenzione”. E c’è il dominio leganavalesezionetrapani.it, per un sito ancora in costruzione ...

Lavoro nero e segreteria “fantasma” alla Lega Navale di Trapani
Un altro nodo spinoso riguarda il personale di segreteria. Secondo le testimonianze raccolte da Tp24, dopo diversi colloqui informali il presidente Piero Culcasi avrebbe deciso di assumere due persone senza consultare il consiglio direttivo e soprattutto senza alcun contratto. Una promessa di part-time da 600 euro al mese che non si è mai concretizzata, lasciando spazio a compensi in nero, rimborsi spese “di comodo” e pagamenti non tracciabili. I due lavoratori, stando a quanto riferito da alcuni soci, si sono già rivolti alle autorità e hanno avviato un’azione legale.

Ma non è finita qui. C’è anche il caso di un terzo soggetto, un nuovo socio che, pur percependo l’indennità di disoccupazione, svolge regolarmente attività di segreteria presso il circolo. Il presidente Culcasi ha dichiarato che si tratta di una collaborazione gratuita. Tuttavia, un bonifico da 800 euro effettuato a dicembre 2024 in suo favore apre più di un interrogativo: a che titolo è stato pagato?
Anche su questa vicenda, il presidente Culcasi ha una spiegazione: “Si tratta di soci che hanno dato una mano, volontariamente. Mai nessuno ha proposto a loro l'assunzione. Questi due soci hanno fatto due mesi l’uno e due mesi l’altro: hanno preso un rimborso spese e come tale è stato dichiarato,  ed è tutto tracciato”.

Attività private, ma col marchio della Lega
Tra i tanti casi spinosi emersi alla Lega Navale di Trapani, ce n’è uno che fa particolarmente discutere. Riguarda un socio che da anni, ben prima dell’arrivo dell’attuale presidente Piero Culcasi, utilizza gli spazi del circolo per un’attività di charter e noleggio di imbarcazioni. Eppure lo statuto della Lega Navale parla chiaro: è vietato ai soci esercitare attività di noleggio delle barche a fini di lucro all’interno della sezione. E invece questo socio non solo noleggia due barche, ma nel tempo ha pubblicizzato apertamente la sua attività su un sito internet, offrendo escursioni al largo, verso le Egadi o verso lo Zingaro, con tanto di snack a bordo. Il dettaglio più curioso? In alcune locandine, così come nella pagina social, la sede dell’attività coincide con l’indirizzo della Lega Navale, via Lutazio Catulo. Il sito internet del charter non è al momento operativo, ma almeno fino ad un anno fa, Aprile 2024, secondo l’analisi di Tp24 sul sito Wayback Machine, riportava l’indirizzo della Lega Navale come indirizzo proprio dell’attività ...
 

 
A Culcasi non risulta: “E’ un problema interno nostro - dice a Tp24 - e sono accuse infondate. I delegati regionali e nazionali della Lega Navale non hanno sollevato alcuna eccezione. Purtroppo alcuni soci, per contestarmi, si aggrappano a tutte le falsità possibili”.
C’è poi chi, analogamente, utilizza le strutture della Lega per altre attività a scopo di lucro. È il caso di corsi di canoa pubblicizzati a 60 euro per 10 ore, nonostante le canoe in questione siano state acquistate con fondi del circolo: otto mila euro. Culcasi parla di un “semplice rimborso spese”.


L'affare della barca sequestrata: la “Vega” come fonte di guadagno

C'è anche una barca a vela, al centro delle contestazioni nei confronti della gestione della Lega Navale di Trapani. Si chiama “Vega”, è stata sequestrata a dei trafficanti internazionali e successivamente affidata dallo Stato alla sezione trapanese della Lega Navale per finalità sociali e attività di pubblico interesse legate al mare. Un mezzo simbolico, che dovrebbe servire per progetti educativi, inclusivi, rivolti alla cittadinanza e alle scuole. 
Ma, secondo quanto risulta a Tp24, la barca sarebbe anche stata utilizzata in modo diverso. I vertici della sezione avrebbero deciso di affittare l’imbarcazione, predisponendo addirittura un tariffario per le uscite in mare. Il tutto con una motivazione che lascia pochi dubbi sull’intento economico: “Se la barca non portava soldi, non sarebbe servita a nulla, era solo un aggravio di costi”, è quanto emerge da alcune testimonianze.
Una gestione, dunque, in palese contrasto con lo spirito dell’assegnazione pubblica del bene. E che stride ancora di più se si considera che lo scorso 20 gennaio (qui il servizio di Tp24) proprio la barca “Vega” è stata intitolata alla memoria del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, ucciso dalla mafia il 25 gennaio 1983 e grande appassionato di vela. Un gesto dal forte valore simbolico, ma che rischia di essere svuotato di significato alla luce dell’uso discutibile che ne sarebbe stato fatto.

 


Proprio il presidente Culcasi replica alle accuse nei suoi confronti: “Smentisco categoricamente questa ricostruzione, l’imbarcazione è uscita solo per fini e attività sociali, ad esempio recentemente abbiamo fatto dell'attività con l’Ufficio dell’Esecuzione Penale Esterna, e quest’anno la utilizzeremo per fare lezione di vela, ma ad un costo simbolico, 20 euro, per i partecipanti".
Da una mail inviata ad un socio, risulta però il noleggio, a lui e ai suoi ospiti e familiari, della barca sequestrata, a 30 euro a persona, lo scorso agosto. Per sette persone il totale è 210 euro. L’oggetto della mail riporta la singolare dicitura: “richiesta utilizzo barca lega per cultura marinaresca”. Un escamotage? La barca è stata poi effettivamente utilizzata e segnalata (è molto riconoscibile, per via degli adesivi degli sponsor ai lati) nelle cale di Favignana. "E' stata quella l'unica occasione - chiarisce Culcasi - con un socio che voleva fare vedere alla figlia come funziona la barca a vela. Non c'è stato mai un utilizzo a scopo commerciale".

Le contestazioni dei “dissidenti”, se così li vogliamo chiamare, non finiscono qui. Un altro fronte riguarda la gestione del ristorante all’interno della sede della Lega Navale di Trapani, che secondo alcuni soci si sarebbe trasformato in una vera e propria sala ricevimenti, con banchetti e cene che coinvolgono soggetti del tutto estranei al circolo. Un’attività che solleva più di un dubbio, non solo in merito al regolamento — che prevede l’uso del ristorante esclusivamente per i soci, i loro familiari e ospiti — ma anche sul piano fiscale, vista la possibile natura commerciale e continuativa di tali eventi. Tutte circostanze smentite categoricamente da Culcasi, che dichiara a Tp24: “Al ristorante accedono categoricamente solo soci o ospiti dei soci, tutto il resto sono solo informazioni false di alcuni soci, che stanno facendo l’impossibile per screditarmi ... ".

***

Nel corso della nostra inchiesta, dopo una richiesta di replica inviata al presidente Piero Culcasi in merito alle accuse mosse, abbiamo ricevuto una lettera ufficiale firmata dallo stesso Culcasi. Il presidente definisce “strumentali ed artificiose” le contestazioni, attribuendole a soggetti già sotto esame da parte dei Probiviri, uno dei quali sarebbe addirittura in attesa di radiazione. Nella missiva, Culcasi invita il nostro giornale a non prestarsi a “strumentalizzazioni finalizzate a scopi personali”, sottolineando l’impegno della Lega Navale nella promozione della cultura del mare e nella legalità. A suo dire, le segnalazioni analizzate da Tp24 riguarderebbero fatti privati e interni che non meritano esposizione pubblica, e anzi, rischierebbero di danneggiare l’immagine dell’associazione. Culcasi conclude garantendo la disponibilità a fornire ulteriori informazioni “di rilevanza sociale” solo dopo il termine delle procedure disciplinari interne.



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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