Dall'8 all'11 maggio Marsala ha ospitato il 72° raduno dei Bersaglieri. La partecipazione cittadina non si è fatta mancare, ma non è tutto oro quello che luccica: anzi, in questo caso, luccica molto poco.
Si è parlato inizialmente di circa 300mial euro di spesa, scopriremo l'ammontare effettivo soltanto dopo il bilancio definitivo: anche rimanendo "soltanto" questa la spesa effettiva stanziata, sorgono enormi perplessità. Era realmente necessario un investimento del genere dato che la città di Marsala versa ormai da tempo in uno stato pressoché catatonico? Se alcuni gravi problemi, come la crisi idrica o la questione meridionale in sè, non sono di competenza formale dell'amministrazione comunale, ben diversamente si potrebbe affermare riguardo l'agibilità stradale, la gestione dei rifiuti e la staticità sociale del territorio: come ho già scritto in un articolo precedente, basterebbe farsi un giro della città, dal centro alla periferia, per godere dello spettacolo degradante che ci offre il nostro comune. Un degrado che si accentua nelle zone più colpite di Marsala, interi quartieri in cui abita la classe più povera della popolazione: questi 300mila euro non potevano essere utilizzati per attuare delle politiche sociali effettivamente impattanti?
Inoltre, vorrei porre un'ulteriore riflessione. I Bersaglieri sono una specialità di arma di fanteria dell'Esercito Italiano e sono un'istituzione addirittura più longeva dell'Unità d'Italia: nati nel regno di Sardegna, hanno anche partecipato alla guerra di Etiopia, alla Repubblica di Salò di Benito Mussolini e a numerose "missioni NATO" come quelle in Kosovo, Somalia e Afghanistan. In un periodo storico in cui bisogna analizzare sempre criticamente la situazione geopolitica in corso, mi trovo quantomeno contrariato del fatto che la mia città ospiti in pompa magna un'istituzione che nasconde le armi sotto le trombe: tutto questo si acuisce in una data come l'11 maggio che dovrebbe essere una ricorrenza di caratura civile in ricordo del bombardamento del 1943 che causò quasi 900 vittime e decine di migliaia di sfollati marsalesi.
Se diciamo apertamente di voler rigettare qualsiasi forma di guerra e di oppressione, forse bisogna investire maggiormente dando spazio a politiche sociali concrete rispetto che ad eventi tangibilmente militarizzati: rendere Marsala un luogo in cui poter vivere e non una città vetrina.
Luca Lo Buglio
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