"Hesperia", al via l'udienza preliminare. L'ultima grande operazione antimafia prima dell'arresto di MMD
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E' stata l'ultima grande operazione antimafia prima dell'arresto di Matteo Messina Denaro. E c'è chi dice che è stata anche quella che ha messo le basi per la sua successiva cattura. Arriva ogni in tribunale, per l'udienza preliminare, l'operazione Hesperia, la retata antimafia che, nel Settembre scorso, colpì le famiglie mafiose di Marsala, Petrosino, Mazara e Campobello. A questa operazione si è fatto molto riferimento in questi giorni di commento sull'arresto di Messina Denaro, soprattutto quando si è scoperto che l'ultimo covo del boss era nel centro di Campobello di Mazara. "A Settembre hanno arrestato più di trenta persone a Campobello e non si sono accorti della presenza del boss" è una delle frasi che si sente dire, anche da persone autorevoli, come Roberto Scarpinato, oggi parlamentare. Ma non è vero. L'operazione Hesperia portò si all'arresto di più di trenta persone, ma in tutta la provincia, e per fatti diversi, sempre legati all'organizzazione mafiosa.
Nell’operazione “Hesperia” sono state arrestate 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche diversi volti nuovi. Tra i primi, nome di spicco è quello del campobellese Francesco Luppino, 66 anni, uscito dal carcere poco più di tre anni fa dopo aver scontato una lunga condanna per mafia, secondo l’accusa si sarebbe rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala.
Le accuse a vario titolo contestate agli indagati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
Le indagini testimoniano, inoltre, anche l'attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico, con riferimento a condizionamenti di aste giudiziarie e gare d'appalto e, alla gestione, in forma pressoché monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti.
Accertata pure l'estorsione ad una cantina vinicola e ad alcune strutture ricettive. Oltre che per Francesco Luppino, la custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per i marsalesi Antonino Ernesto Raia, Francesco Giuseppe Raia, Francesco Pulizzi, Vito Vincenzo Rallo, Leonardo Casano e Vito De Vita, per i campobellesi Vincenzo Spezia, Piero Di Natale e Marco Manzo, il castelvetranese Rosario Stallone, i mazaresi Antonino Cuttone, Vito Gaiazzo, Antonino Pace, Marco Buffa, Vincenzo Pisciotta, i trapanesi Carmelo e Giuseppe Salerno, i palermitani Jonathan Lucchese e Antonino Nastasi e il partinicese Michele Vitale.
Nel corso delle indagini del Ros sono stati ricostruiti anche rapporti che vanno al di la della provincia di Trapani, con cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i mafiosi trapanesi venivano indicati come "quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro".
Ai domiciliari, invece, lo scorso 6 settembre, furono posti Tiziana Rallo, Vincenzo Romano, Paolo Bonanno, Lorenzo Catarinicchia, l’imprenditore Girolamo Li Causi, Antonino Lombardo, Nicolò Macaddino, Bartolomeo Macaddino, Giuseppa Prinzivalli, Stefano Putaggio, recentemente tornato in libertà ma comunque sempre indagato, Marcello Salvia e Francesco Stallone.
Di Marcello Salvia non c’è traccia nella richiesta di rinvio a giudizio, in compenso tra i 35 per i quali si chiede il processo ce ne sono alcuni per i quali non era scattato l’arresto. Sono i marsalesi Riccardo Di Girolamo, di 44 anni, e Filippo Aiello, di 76, e il 40enne partinicese Giuseppe Speciale.
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