Quantcast
×
 
 
16/04/2014 07:15:00

Marsala, il giudice ordina cure con metodo Stamina per bambino marsalese

Accogliendo l’istanza dei genitori, il giudice del Tribunale civile di Marsala Antonio Genna ha ordinato all’azienda ospedaliera ‘’Spedali Civili di Brescia’’ di riprendere immediatamente a curare un bambino marsalese di poco più di due anni (Gioele) con il ‘’metodo Stamina’’. Il piccolo è affetto da una malattia degenerativa, la Sma (atrofia muscolare spinale). Prima di decidere sulla richiesta dei genitori, il giudice Genna ha ascoltato lo specialista Marino Andolina. ‘’Tutto il nostro colpo ha staminali, anche il cervello – ha spiegato, in Tribunale, lo specialista - tecnicamente possiamo prelevare cellule staminali dal midollo osseo, dalla gelatina della placenta e dell’adipe. Si tratta di staminali mesenchimali che possono essere embrionali, fetali o adulte. Nell’agosto 2008 un mio paziente malato grave, al punto che stava per morire, è andato a San Marino per queste cure. Io sono andato e ho visto un ambiente idoneo. Dopo un mese le piastrine sono salite da 20mila 120mila. Ho visto che funzionava’’. La malattia, però, ‘’va curata a vita’’. Alcuni mesi fa, le condizioni del piccolo Gioele, secondo quanto affermato sia dai genitori che dal dottor Andolina, erano migliorate proprio grazie al metodo Stamina. Dopo cinque ‘’infusioni’’, infatti, il bambino era passato dall’immobilità assoluta (all’età di 15 mesi) a una semi-mobilità. Riusciva a strofinare le gambe e muovere un alluce. Poi, l’interruzione della cura che i genitori hanno chiesto di riprendere. ‘’Quando ho visto Gioele la prima volta aveva un anno e pesava tre chili, quanto un neonato – ha detto il professor Andolina - Ora è in grado di compiere l’adduzione cosce e ha preso peso. Ma la sospensione delle cure lo sta uccidendo’’. Dichiarazioni che hanno convinto il giudice Genna ad accogliere la richiesta dei genitori. ‘’Il ritardo o la subordinazione dell’invocato trattamento sanitario a tardive, controverse, quanto imperscrutabili valutazioni economiche, industriali, lobbystiche, eticistiche e burocratiche – ha scritto il giudice nell’ordinanza - rischierebbe di frustrare in maniera irreparabile la tutela di interessi di rango costituzionale’’.

Pregiudicato condannato per stalking
Per stalking in danno dell’ex convivente, il giudice monocratico Riccardo Alcamo ha condannato a tre anni e due mesi di carcere il 44enne pregiudicato e sorvegliato speciale marsalese Antonino Maurizio De Marco. L’imputato, difeso dall’avvocato Diego Tranchida, era stato arrestato dai carabinieri nel luglio dello scorso anno. Atti persecutori, lesioni personali aggravate e maltrattamenti in famiglia i reati contestati. Già nell’agosto 2011 l’ex compagna (Patrizia Bonomo) aveva presentato la prima denuncia per maltrattamenti. Ai carabinieri raccontò che sin dal 2007 la sua convivenza con De Marco era stata un ‘’inferno’’. Il pregiudicato, infatti, l’avrebbe continuamente vessata, impedendole anche di vedere i genitori e picchiandola. Dalla tempestosa relazione è nata, intanto, una bambina. Nel settembre 2011, poi, De Marco fu arrestato per rapina (prima in carcere e poi ai domiciliari in una comunità). Tornato in libertà il 30 marzo 2013, il pregiudicato riprese a tormentare la convivente. Approfittando, infatti, degli incontri per vedere la figlia, aveva ricominciato a controllare (‘’morbosamente’’ secondo i carabinieri) l’ex compagna, minacciando anche i suoi datori di lavoro, fino a farla licenziare. La donna, a quel punto, esasperata, si rivolse ai carabinieri della sezione di pg della Procura di Marsala. E proprio mentre i militari la scortavano presso l’abitazione di parenti residenti in un’altra citta’, incrociavano il De Marco, che inveiva ancora contro la donna. ‘’Per anni – dice l’avvocato di parte civile Salvatore Errera - la signora Bonomo ha dovuto subire sistematiche violenze dal De Marco, con continue percosse e sfondamento del timpano di un orecchio. E' emerso, altresì, che pur di poter riprendere la relazione sentimentale il De Marco ottenne con minacce di farla licenziare dagli studi dove lavorava (Dr. Galante - Not. Galfano). Si chiude così una vicenda che per certi versi ha avuto risvolti drammatici
per la Sig.ra Bonomo che per sottrarsi alle "attenzioni" del De Marco è stata costretta ad allontanarsi da Marsala per proteggere se e la bambina’’.