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01/10/2015 06:55:00

Aeroporto di Trapani, domani il presidente. Ryanair, indagano i pm per gli aiuti illegali

 Domani, con ogni probabilità, l'aeroporto di Trapani avrà un nuovo manager alla guida. E' scaduto infatti il Cda dell'Airgest, la società che gestisce lo scalo aeroportuale, e non c'è più tempo per rimandare la nomina del nuovo organismo. Il rischio, infatti, come ha fatto presente nel corso dell'ultima assemblea dei soci (la metà delle azioni sono della Regione Siciliana) il collegio sindacale è che, dopo la segnalazione dello stesso collegio, sia, a norma di legge, il Tribunale di Trapani ad intervenire, per nomina un commissario liquidatore, che prenda atto dello stallo e proceda allo scioglimento della società. Ipotesi che, ovviamente, sarebbe davvero nefasta. L'assemblea, pertanto, è stata già convocata per domani,e, fatto salvo lo spazio per ulteriori approfondimenti (ma su cosa? è da tre anni che si sapeva che nel Giugno 2015 sarebbe scaduto il Cda) dovrebbe uscire fuori con i nomi. Salvatore Ombra, già presidente dell'Airgest, è il nome che chiedono le associazioni degli albergatori e degli operatori. Ma è la politica a decidere, cioè il Pd, cioè Baldo Gucciardi. Dall'entourage dell'assessore alla sanità non trapela nulla. Ecco allora che salgono le quotazioni di nomi istituzionali, che potrebbero tamponare la "vacatio" che si è creata. Da un lato Pino Pace, presidente della Camera di Commercio, che non ha mai nascosto il suo interessamento per l'Airgest (tanto da guidare la cordata dei Sindaci nella trattativa con Ryanair) o  il rinnovo per altri tre anni, per assenza di alternative, allo stesso Salvatore Castiglione. Paolo Ruggirello spinge per il manager della società che gestisce gli aeroporti di Firenze e Pisa, Marco Carrai, vicinissimo al presidente del consiglio Renzi. Ma è difficile pensare che Carrai abbandoni il suo posto da manager da 120.000 euro l'anno (tanto ha guadagnato Carrai secondo la “Relazione sulla remunerazione degli amministratori 2014” depositata dall'Aeroporto di Firenze) per venire a Trapani per un compenso notevolmente inferiore, 30.000 euro l'anno. 

Il nuovo manager avrà tra i primi compiti quello di risolvere la grana Ryanair. I fatti sono noti: c'è un contratto che i Comuni della provincia non riescono a rispettare e la compagnia irlandese potrebbe fare armi e bagagli e andare via. Ma adesso si apre un altro fronte, perchè il "pizzo" (come lo chiama il Sindaco di Erice Giacomo Tranchida) chiesto da Ryanair per operare a Trapani non è un caso isolato, e in altre parti d'Italia si sta indagando sui finanziamenti diretti che arrivano dagli enti a Ryanair, o meglio, alla sua concessionaria pubblicitaria. Il caso è esploso in Puglia. Alitalia ha inviato ad Aeroporti di Puglia e alla regione Puglia una richiesta di accesso agli atti dopo alcuni articoli di Repubblica nei quali si raccontava dell’inchiesta aperta dalla Procura di Bari sul finanziamento di 50 milioni concesso dalla Regione ad “Airport Marketing Services Limited” (Ams), sulla carta società di comunicazione, unica licenziataria sul sito web di Ryanair. In sostanza Ams dovrebbe servire per fare pubblicità sul sito della Ryan. Ma in realtà, questo sostiene la Finanza per lo meno, serve per incassare finanziamenti pubblici. Bella scoperta, a Trapani lo sappiamo da un pezzo. Ed è anche per questo che la Regione Siciliana non vuole concedere finanziamenti a Ryanair per restare a Trapani (ma invece perchè dovrebbe essere legale se lo fanno i Comuni?) A Bari il sostituto procuratore Luciana Silvestris sta indagando sui soldi versati dalla Regione ad Ams perché ritiene siano un finanziamento diretto alla compagnia aerea: la Puglia non voleva fare pubblicità. Ma l’obiettivo era ottenere che Bari diventasse hub di Ryanair, in modo da aumentare il traffico passeggeri e incassare anche cifre importanti per i servizi aeroportuali. Per farlo c’era però bisogno di evitare la gara d’appalto (alla quale avrebbe potuto partecipare altri vettori) e incorrere in un’infrazione europea per aiuto diretto alle imprese. Per questo sarebbe stata scelta la strada della “finta”, secondo l’accusa, sponsorizzazione.

Un sistema, quello proposto in Puglia, che però — come risulta dalle indagini della Guardia di Finanza — che sarebbe stato ripetuto identico in altre regioni, dalla Sicilia alla Sardegna, dove Ryanair porta le proprie linee. “Questo comportamento — scrive Alitalia alla Regione Puglia annunciando l’intenzione di voler aprire un contenzioso avrebbe però favorito Ryanair a scapito delle altre compagnie ponendo in essere condotte rilevanti non solo dal punto di vista penale e amministrativo, ma anche sotto il profilo della normativa in tema di aiuti di Stato”. Secondo Alitalia, infatti, finanziamenti di questo genere “altererebbero la normale competizione” e “si tradurrebbero in un indebito vantaggio concorrenziale per Ryanair sia in termini di minori costi diretti (in considerazione dello sconto significativo applicato sui servizi di handling) sia in termini di maggiori ricavi, per effetto dell’indebito vantaggio riveniente dall’illegittima attribuzione di contributi pubblici”. “In questa maniera — si legge ancora nella lettera — c’è la possibilità di praticare tariffe più aggressive di quelle consentite alle compagnie concorrenti, tra cui Alitalia”. In questi mesi sia Ryanair sia la Regione Puglia si sono sempre difese sostenendo che nulla c’è di irregolare perché un’indagine di mercato ai tempi fu fatta, che effettivamente per le Regioni esiste un vantaggio pubblicitario-turistico dalle rotte low cost e che comunque i fondi non sarebbero europei. “Ma quella fu — scrive la Finanza — una semplice procedura negoziata senza previa indizione di gara” e Ryanair fu scelta soltanto dopo un’“incompleta e inefficace” indagine di mercato. Tra l’altro con giallo, visto che gli irlandesi parteciparono pur non avendo mai ricevuto l’invito, come risulterebbe agli atti dell’inchiesta. Aeroporti di Puglia, nonostante la chiusura delle indagini, ha rinnovato il contratto nei mesi scorsi a Ryanair, 85 milioni per i prossimi cinque anni, senza gara d'appalto, prorogando il vecchio contratto finito sotto inchiesta.