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22/12/2025 06:00:00

Erice, funivia: Fauci all'attacco

Si dovrà aspettare aprile 2026 per arrivare a una decisione giudiziaria definitiva sulla vicenda che riguarda Germano Fauci, ex direttore generale della società che gestisce la Funivia di Erice.
 

Nel frattempo, però, il confronto politico a Erice si è di fatto fermato. Ed è proprio da questo stallo che nasce l’appello pubblico rivolto da Fauci al Libero Consorzio comunale di Trapani, l’altro socio della società insieme al Comune di Erice.

 

«Si faccia la verifica degli atti – ha detto – perché quando uno dei due soci pubblici decide di non approfondire più, l’altro non può voltarsi dall’altra parte».

Fauci ricostruisce una storia che parte dal 2006, anno dell’assunzione dopo concorso pubblico, e prosegue con la nomina a direttore generale nel 2013. Un incarico che mantiene fino al 2022, quando – secondo il suo racconto – inizia la fase più critica. «Prima il demansionamento, poi l’isolamento, infine il licenziamento», afferma, parlando apertamente di mobbing. Il demansionamento, nella sua versione, non sarebbe stato una semplice riorganizzazione interna, ma il punto di svolta che avrebbe avviato un percorso di progressiva estromissione dalla società.

 

Sul piano giudiziario la partita resta aperta: sette procedimenti sono attualmente in corso tra il giudice del lavoro di Trapani, il Tribunale delle Imprese di Palermo e il Tar. Tutti sono stati riuniti e la decisione è attesa ad aprile 2026.

 

La vicenda approda anche in aula il 5 dicembre, quando il Consiglio comunale di Erice discute un atto di indirizzo che chiedeva approfondimenti sulla gestione della società e sulla posizione dell’ex direttore generale. L’atto viene respinto con 8 voti contrari e 7 favorevoli. La maggioranza sostiene che la materia sia già sub iudice e che il Consiglio non possa intervenire su atti ritenuti illegittimi. Fauci, però, parla di un confronto mancato: «Il Consiglio ha deciso di non entrare nel merito», afferma, aggiungendo che anche un precedente Consiglio straordinario non si sarebbe di fatto svolto, impedendo un dibattito più ampio.

Dopo quel voto, i consiglieri comunali di opposizione – Simona Mannina, Alberto Pollari, Assunta Aiello, Vincenzo Maltese, Vincenzo Favara e Michele Cavarretta – depositano agli atti un dossier articolato sulla gestione della società che gestisce la Funivia di Erice. È un passaggio centrale da chiarire: quel documento sostiene esplicitamente la tesi di Germano Fauci. Non si tratta di un atto neutrale né di una relazione tecnica indipendente, ma di una posizione politica di parte. Tuttavia, il testo non si limita a dichiarazioni di principio: mette in fila atti, numeri, date e delibere, richiamando più volte il tema dell’interesse pubblico e della sicurezza di un servizio essenziale, utilizzato ogni giorno da cittadini, lavoratori e turisti.

Sabato mattina Fauci ha infine indetto una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato consiglieri comunali di opposizione e rappresentanti politici locali, per ripercorrere la sua vicenda e rilanciare l’appello all’ex Provincia. «Chiedo al Libero Consorzio e al suo presidente, Salvatore Quinci, di non girarsi dall’altra parte – ha detto –. Qui non c’è solo la mia vicenda personale, ma atti, numeri e scelte che riguardano una società pubblica».

La posizione della sindaca Toscano: «Un atto dovuto, non una ritorsione»

Di segno opposto la lettura della sindaca di Erice Daniela Toscano, che respinge l’impianto accusatorio e colloca l’intera vicenda su un piano giuridico e amministrativo, più che politico.

Per Toscano, il punto centrale non è il licenziamento, ma il demansionamento di Germano Fauci, che l’amministrazione definisce un passaggio obbligato. «È stato un atto dovuto – ha spiegato la sindaca – anche per evitare responsabilità personali e contabili». Secondo questa impostazione, la scelta non avrebbe avuto carattere punitivo né ritorsivo, ma sarebbe stata dettata dalla necessità di ricondurre la posizione contrattuale del direttore generale all’interno di un perimetro legittimo.

La sindaca richiama in modo esplicito la sentenza della Corte di Cassazione n. 17207 del 26 giugno 2025, che stabilisce un principio preciso: le società a totale partecipazione pubblica, come Funierice, sono equiparate agli enti pubblici per quanto riguarda le regole di accesso, progressione e inquadramento del personale. «In queste società – sottolinea Toscano – non esistono automatismi. Per passare da un livello all’altro serve una procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami. Un verbale non basta».

Secondo l’amministrazione, il problema nasce dal passaggio di Fauci da una posizione contrattuale C a una D, che sarebbe avvenuto senza una selezione pubblica formale. «La Cassazione è chiara – ribadisce la sindaca –: in assenza di una procedura selettiva, l’atto è nullo e non può essere sanato». Questo renderebbe giuridicamente impossibile una reintegra in una qualifica superiore, anche in presenza di contenziosi in corso.

Da qui la scelta del Comune di Erice di difendere in giudizio l’operato amministrativo, ritenendo che mantenere un inquadramento ritenuto irregolare avrebbe potuto esporre l’ente e gli amministratori a rilievi della Corte dei Conti. «Il demansionamento – insiste Toscano – non è stato un atto discrezionale, ma una misura necessaria per tutelare l’interesse pubblico».

Quanto al Consiglio comunale del 5 dicembre, la sindaca chiarisce che la maggioranza ha votato contro l’atto di indirizzo perché la materia è già oggetto di procedimenti giudiziari in corso. «Il Consiglio non può sostituirsi ai giudici – è la linea dell’amministrazione – né imporre atti che, secondo i nostri uffici, sarebbero illegittimi».

Una posizione netta, che segna la distanza tra la linea dell’amministrazione e quella dell’opposizione: da un lato il richiamo rigoroso alle regole di accesso al pubblico impiego, dall’altro una ricostruzione che mette in discussione la sostenibilità economica e la legittimità complessiva degli atti di gestione.

Il nodo, ora, resta affidato alle aule di giustizia. E per una parola definitiva, si dovrà attendere aprile 2026.

Il documento depositato dai consiglieri di opposizione di Erice 

Il documento depositato dai consiglieri comunali di opposizione non si limita a sostenere la posizione di Germano Fauci, ma prova a spostare il baricentro della vicenda dal piano personale a quello della gestione complessiva della Funierice. È una tesi politica, dichiaratamente di parte, ma costruita attorno a una sequenza di atti e numeri che, secondo i firmatari, meritano una verifica esterna perché incidono su un servizio pubblico essenziale.

1- Bilancio 2023. La società chiude l’esercizio con un utile di circa 908 mila euro, ma secondo l’opposizione si tratterebbe di un risultato solo apparentemente solido. Una parte rilevante di quell’utile deriverebbe dal mancato accantonamento di rischi già noti, come contenziosi di lavoro, potenziali risarcimenti e spese legali. In questa lettura, il bilancio appare in equilibrio non perché la società sia realmente al sicuro, ma perché alcune criticità vengono rinviate, migliorando il risultato finale senza affrontare i problemi strutturali.

2 - Sostenibilità futura. Secondo lo statuto, entro la fine del 2023 Funierice avrebbe dovuto dotarsi di un Piano industriale triennale capace di dimostrare, numeri alla mano, come sostenere investimenti cruciali, a partire dalla revisione ventennale dell’impianto, che comporta costi milionari. Il documento sostiene invece che questo Piano non sia mai stato completato nei tempi e nei contenuti necessari, lasciando aperta una domanda semplice: la società può davvero permettersi quelle spese senza mettere a rischio i conti?

3 - Sequenza delle decisioni. Secondo l’opposizione, la gara per la revisione ventennale sarebbe stata avviata e aggiudicata prima che esistesse un Piano industriale formalmente approvato. In altre parole, prima si sarebbe scelto di impegnare risorse per un intervento fondamentale, poi si sarebbe cercato di costruire la cornice programmatoria che ne giustificasse la sostenibilità. Un’inversione dell’ordine logico che, sempre secondo il dossier, espone la società a rischi amministrativi e contabili.

4 - Aumenti tariffari. L’incremento del prezzo del biglietto viene letto come una leva per compensare la mancanza di riserve e sostenere i costi futuri. Ma, sottolineano i consiglieri, quell’aumento sarebbe arrivato senza una pianificazione triennale formalmente valida che ne spiegasse la necessità. Il risultato, in questa lettura, è che il peso delle scelte gestionali finisce per ricadere direttamente su cittadini e turisti, chiamati a pagare di più in assenza di una programmazione trasparente.

5 -  Caso legittimazioni. Alcune decisioni strategiche – bandi, gare, atti di spesa – vengono ritenute assunte senza un passaggio chiaro e formale in assemblea dei soci. Anche gli organi di controllo vengono descritti come poco incisivi, nonostante segnalazioni e criticità già emerse. È qui che il dossier chiude il cerchio, sostenendo che non si tratta solo di scelte discutibili, ma di atti che potrebbero non avere una piena copertura amministrativa.

Il filo conduttore è uno solo: secondo l’opposizione, le decisioni sarebbero arrivate prima delle verifiche e delle coperture, e solo dopo si sarebbe tentato di ricondurre tutto a un quadro contabile e giuridico coerente. Una lettura che l’amministrazione respinge, ma che riporta la vicenda della Funivia di Erice su un terreno più ampio, dove non si discute soltanto di un ex direttore generale, bensì di come viene gestito un servizio pubblico che trasporta persone ogni giorno.



Trasporti | 2025-12-22 06:00:00
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Erice, funivia: Fauci all'attacco

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