Quantcast
×
 
 
21/10/2017 07:42:00

Terremoto a Castelvetrano: tutte le scosse, tra bufale, tensione e polemiche

 Fare informazione sulle scosse di terremoto è difficile. Anche la semplice cronaca di una serie di scosse lievi, inferiori al terzo grado Richter, deve necessariamente fare i conti con un’altra serie di “scosse” che finiscono per avere quasi più risonanza: i post sui social.

Ecco che allora, il fatto che le registrazioni di alcuni deboli terremoti compaiano un po’ in ritardo sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, porta la gente a farsi delle domande singolari: “Come mai?”, “Cosa ci vogliono nascondere?”, “Perché non ci dicono la verità?”.

Molti hanno sul proprio smartphone le migliori app per monitorare i terremoti in tempo reale, così come in tempo reale pubblicano su Facebook lo screenshot con i relativi dati.

Apriti cielo quindi se l’epicentro di una di queste scosse dapprima rilevato in mare tra Mazara e Marsala, il sito dell’INGV lo colloca dopo un giorno nell’entroterra ad 8 chilometri da Castelvetrano. Oppure se la scossa dapprima rilevata nei pressi di Petrosino, dopo viene collocata a 4 chilometri da Castelvetrano.

 

Diventa difficile spiegare che sono cose che possono succedere. Sono successe in passato e potrebbero accadere anche in futuro, soprattutto quando devono essere registrate scosse molto lievi e superficiali e magari la rete sismica di monitoraggio locale ha qualche carenza.

Ma anche in quel caso, le insidie del retropensiero sono sempre dietro l’angolo: “Ecco, siamo abbandonati, vorrei vedere in Emilia… Di noi se ne fregano!”.

Tutto si complica quando la lieve scossa viene avvertita da molte persone, ma magari dopo un’ora non è ancora presente nell’elenco ufficiale dell’istituto terremoti. Ecco che gli scontri sui social si moltiplicano, tra coloro che hanno sentito e coloro che “se non c’è nel sito vuol dire che è stata una tua impressione”.

 

Ad ogni modo, cos’è successo negli ultimi giorni? Un sorta di sciame sismico, nei pressi di Castelvetrano, fatto di scosse lievi e superficiali cominciate il 27 settembre. Al momento in cui scriviamo se ne sono contate sette:

1)    27/09/2017 – Ore 7,13 – 2,6 Ml (lat, lon) 37.7212.73 ad una profondità di 5 km

2)    15/10/2017 – Ore 16,16 – 2,8 Ml (lat, lon) 37.7412.75 ad una profondità di 6 km

3)    16/10/2017 – Ore 2,21 – 2,1 Md (lat, lon) 37.7412.75 ad una profondità di 6 km

4)    16/10/2017 – Ore 5,41 – 2,2 Md (lat, lon) 37.7512.77 ad una profondità di 3 km

5)    18/10/2017 – Ore 13,43 – 1,3 Md (lat, lon) 37.6212.71 ad una profondità di 10 km

6)    19/10/2017 – Ore 6,16 – 2,4 Md (lat, lon) 37.7112.76 ad una profondità di 10 km

7)    19/10/2017 – Ore 12,56 – 1,8 Ml (lat, lon) 37.7112.81 ad una profondità di 6 km

 

Tutte scosse lievi. La più “forte” (si fa per dire) è stata quella di domenica scorsa: magnitudo 2,8.

Di solito, scosse di questo tipo non vengono nemmeno percepite dalla popolazione. Ma in questi casi sì, perché vicini all’epicentro e di profondità abbastanza superficiale.

E allora tutti allarmati per il timore della scossa forte: chi pensa di dormire in macchina, chi di trasferirsi nella casa al mare, chi di andare a letto in tuta e scarpe da ginnastica.

Un’irrazionalità che impedisce di comprendere come uno sciame sismico nei pressi della valle del Belice debba essere considerato un fenomeno normale. D’altra parte, la pericolosità sismica dell’intera isola non è certo una novità, basta dare un’occhiata alle mappe dell’INGV che forniscono un quadro delle aree più pericolose in Italia.

Questo non vuol dire affatto che queste piccole scosse debbano essere considerate come premonitrici di un evento sismico importante. Potrebbero infatti durare diversi mesi e, come accade nella maggioranza dei casi, affievolirsi nel tempo.

La scossa forte non si può prevedere. Non si può prevedere oggi, dopo la sequenza di queste piccole scosse, così come non si poteva prevedere durante la scorsa estate, quando le scosse non si erano ancora verificate. Ma chissà come mai, ad agosto, nessuno pensò di dormire in macchina per paura del terremoto.

 

Poi ci sono quelli che non sanno spiegarsi come mai le scuole, dopo la terza scossa, siano rimaste ancora aperte. Una considerazione che si basa su un grosso equivoco: la convinzione che le scuole debbano essere chiuse per timore di una nuova scossa. Peccato che si tratti dell’esatto contrario: la chiusura è prevista nel caso in cui la scossa già avvenuta abbia provocato dei danni strutturali. Se dopo il terremoto, dai controlli non emerge nulla, queste possono rimanere aperte.

Ma in alcune scuole, ieri mattina si sono svolte le esercitazioni di evacuazione. Che però, di bocca in bocca, si sono trasformate in una nuova scossa, scatenando innumerevoli telefonate con l’obiettivo di andarsi a riprendere i figli al più presto possibile. Ironia della sorte, poco prima che finisse la giornata scolastica, la piccola scossa arriva davvero (quella delle 12,56 di 1,8 Ml). Tanto piccola la scossa, quanto grandi e sproporzionate le reazioni, con lievi incidenti stradali nei pressi delle scuole.

Insomma, una vera e propria psicosi che ha portato una donna, dal suo profilo facebook, a chiedere al Comune di allestire addirittura una tendopoli.

 

Anche se le richieste ai commissari straordinari, alla guida della città dopo lo scioglimento per mafia, non si sono fatte attendere nemmeno dalla politica locale.

Castelvetrano Futura ha infatti inviato una lunga nota di critica, presupponendo carenze nei controlli degli edifici dopo le scosse ed uno Stato “solerte nell’individuare le presunte infiltrazioni mafiose, ma che non riesce oggi a rassicurare la popolazione con semplici accorgimenti che contribuirebbero a ristabilire un clima più sereno.”

Secondo questo movimento della coalizione Lo Sciuto - Errante per le mancate amministrative del 2017, i commissari avrebbero potuto “effettuare una serie di incontri nelle scuole con gli operatori della protezione civile” per fornire consigli utili in caso di terremoto. Insomma, la gente, secondo questa particolare posizione, doveva essere informata del piano comunale di protezione  civile direttamente dai commissari e non dalle testate giornalistiche locali. L’ipotesi del perché ciò non sia accaduto è davvero singolare: “Forse perché attività amministrativa della precedente Amministrazione?”.

La risposta della commissione straordinaria non si è fatta attendere, sottolineando che “il piano di emergenza comunale di protezione civile è stato pubblicato sul sito istituzionale dell'ente, facilmente consultabile dai cittadini, i quali possono agevolmente apprendere le misure di sicurezza e le norme comportamentali da osservare in caso di evento calamitoso”.

I controlli dopo le scosse invece sarebbero stati puntualmente effettuati, adottando nell'immediatezza gli occorrenti provvedimenti finalizzati alle verifiche su tutti gli immobili di proprietà comunale, tra cui, principalmente, gli edifici scolastici” e, a parte le criticità emerse nei locali della polizia municipale (per altro precedenti alle scosse, se si esclude la caduta di alcuni pannelli da sottotetto dovuta invece alle deboli vibrazioni telluriche), sotto il profilo strutturale non è emerso nient’altro.

 

Certo, ci viene da pensare che rassicurare la popolazione potrebbe essere un compito molto arduo. Anche perché alle prevedibile ansia e paura per il brutto ricordo del terremoto del ’68, ci si mettono anche le bufale. Come quel messaggio che era cominciato a girare via whatsapp (spacciato rozzamente come emanato dall’INGV) in cui si prevedeva una scossa forte “con magnitudo alle stelle”. Un messaggio che, seppure scritto coi piedi e abbastanza sgrammaticato, visto il terreno fertile dell’emotività e l’aumentata carenza di senso critico, è riuscito lo stesso a creare quell’allarmismo che ha fatto intervenire l’INGV con l’ovvia smentita.

Niente di nuovo. Anche in occasione del terremoto che aveva colpito il centro Italia, si era diffusa la folle notizia, totalmente priva di fondamento, secondo cui la magnitudo del sisma

sarebbe stata abbassata dal livello 6.2 al livello 6.0 per permettere allo Stato di non pagare i danni. Tutte cose che ci fanno capire come il web possa essere utile e pericoloso allo stesso tempo. Soprattutto quando plateali bufale (pensiamo per esempio alla tartaruga gigante tirata fuori dall’Etna, al ritrovamento del corpo di una sirena o al tunnel sottomarino che collegherebbe Sicilia e Calabria) trovano il modo di diffondersi capillarmente.

In ultimo, c’è un’altra bizzarra categoria: quella dei censori. Secondo i quali bisognerebbe smetterla di informare la gente di tutte queste scosse perché, abitando fuori e avendo famiglia a Castelvetrano, ogni volta che gli arrivano le notifiche da facebook sul cellulare, vanno troppo in ansia.

I censori però, avendo accesso ad internet, potrebbero lenire la propria ansia visitando le FAQ sul sito dell'INGV, o i contenuti interessanti del sito della Protezione Civile. Lo smartphone potrebbe servire anche a questo, verificando sempre con attenzione le fonti di informazione.

Alla fine però, queste piccole scosse potrebbero rappresentare l’occasione di riflettere sullo stato in cui versano gli edifici, in una città che avrebbe bisogno di adeguate ristrutturazioni per avvicinarsi ad un’accettabile sicurezza sismica. Riflettere anche sulla cosiddetta “messa in sicurezza” di tanti edifici storici, che stanno per crollare anche senza lo scuotimento del terremoto. Ed infine dare la giusta attenzione al piano di emergenza del Comune (clicca QUI per scaricarlo), in modo che non rimanga sulla carta, pur con le criticità sulle aree di ammassamento e di accoglienza, di cui ci siamo occupati recentemente (puoi leggere qui l’articolo e guardare il video servizio).

Ecco, questi terremoti potrebbero servirci da promemoria, per ricordarci una cosa ovvia da un sacco di tempo: viviamo in una terra sismica. Il rischio si potrebbe ridurre con politiche di agevolazione sulle corrette ristrutturazioni e sull’educazione della popolazione ai comportamenti da adottare prima, durante e dopo il terremoto.

 

Egidio Morici