Quantcast
×
 
 
20/08/2009 13:41:52

“Con i pescatori di Mazara del Vallo per salvare le tartarughe”

Giovedì, Venerdì e Sabato presso la Sala Ottagonale del Complesso della Cattedrale di Mazara del Vallo in via S. Giuseppe, con una mostra di pannelli sulla biologia delle tartarughe e sul progetto;
Venerdì presso la Capitaneria di Porto un incontro con il personale del settore della pesca;
Sabato una liberazione, presso il Lido “Il Circoletto” in località Tonnarella, di un esemplare di tartaruga Caretta caretta curato dal WWF.

Il WWf Italia è impegnato da molti anni nella conservazione delle tartarughe marine, contribuendo anche ad ampliare le conoscenze sulla loro biologia.
Grazie ai presidi distribuiti lungo le coste e alla collaborazione di chi lavora in mare, come i pescatori e con eventi come questo a Mazara, si intendono sviluppare migliori soluzioni alle problematiche di conservazione di questi animali.

Il Mediterraneo è frequentato da tre specie di tartarughe marine: la Caretta caretta, che è la più comune, la Chelonia mydas, la cui distribuzione è limitata alla parte più orientale del bacino, e la Dermochelys coriacea, che a differenza delle altre non si riproduce in questo mare.
Le aree marine maggiormente frequentate si trovano tra la Sicilia e l’Africa, in Adriatico, tra la Turchia e l’Egitto, nello Ionio e tra le Baleari e lo Stretto di Gibilterra, mentre i siti di riproduzione più importanti per le tartarughe Caretta caretta si trovano in Grecia, Turchia, Cipro e Libia.
Le minacce: ogni anno in Italia vengono deposti circa 30 nidi localizzati per la maggior parte tra la Sicilia meridionale e la Calabria Jonica. Nell'intero bacino del Mediterraneo se ne contano circa 6.500.

Alberghi, locali, strade, centri balneari, ecc possono spaventare una femmina che voglia deporre, ma anche nel caso riesca a farlo, le probabilità di successo sono basse: gli ombrelloni possono danneggiare il nido o, facendo ombra, abbassare la sua temperatura; i mezzi meccanici per la pulizia della sabbia possono compattare la sabbia sopra al nido, rendendo difficile ai piccoli uscire in superficie; l’illuminazione artificiale può confondere i piccoli che anziché raggiungere il mare vengono attirati altrove, ad esempio su una strada.
In mare è l’attività di pesca a costituire il principale problema per le tartarughe. Si stima che ogni anno circa 150.000 tartarughe marine finiscano catturate negli attrezzi da pesca e di queste circa 50.000 muoiono. Ovviamente la loro cattura non è intenzionale ed è anzi di intralcio al lavoro di bordo, ma il pescatore non può evitarlo e l’unica cosa che può fare è rilasciare la tartaruga nelle migliori condizioni possibili usando delle semplici precauzioni:
- Nel caso di catture accidentali con la rete a strascico:
non reimmettere in mare gli esemplari che sembrano deboli o morti, ma lasciarli il più a lungo possibile sul ponte, all’asciutto, all’ombra, con la parte posteriore rialzata: è possibile che siano in questo stato a causa della prolungata apnea e che in questo modo si riprendano (per quelle nelle peggiori condizioni possono essere necessarie molte ore), mentre rimesse in mare potrebbero non avere la forza di rimanere in superficie per respirare. In ogni caso rilasciare l'animale prima di rientrare in porto, a meno che non si sia già in contatto con un centro di recupero.
- Nel caso di catture accidentali con il palangrese
non issare a bordo la tartaruga tirando il bracciolo: il peso del suo corpo sull’amo potrebbe incrementare le lesioni interne. Inoltre, cercare di tagliare il bracciolo il più vicino possibile alla bocca: spesso viene ingerito e provoca fatali ostruzioni a livello intestinale.
Il progetto Tartarughe del WWF opera tramite un Network di gruppi locali e in collaborazione con altri partner.
Per info e segnalazioni: Progetto Tartarughe WWF Italia tel. 06/84497260 e-mail tartarughewwf.it sito: www.wwf.it/tartarughe
Per segnalazioni e interventi: contattare anche le Capitanerie di Porto.