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13/10/2009 20:03:30

Dirty Job: dati su mafia e lavoro nero

Ci sono strumenti più efficaci del corno: legislazione, formazione e informazione
di Fabrizio Buratto.- “Un terzo dell’economia italiana è controllato dalla mafia” Dalla ricerca “InRegola” i dati sull’economia sommersa. Il lavoro non in regola – lavoro nero – significa tre cose: nessun diritto del lavoratore, elevato rischio di infortunio, danno economico per lo Stato a favore degli evasori fiscali e delle mafie. “Un terzo dell’economia italiana è penetrato, infiltrato, controllato da capitali di carattere mafioso”, secondo Antonio Ingroia, pm del pool antimafia di Palermo. Dichiarazione agghiacciante così tradotta in percentuale: l’economia illegale vale il 15% del PIL, ovvero 169 miliardi di euro. Quella sommersa si aggira fra il 15 e il 17% del PIL: “in Italia la ricchezza sottratta al sistema fiscale e contributivo oscilla fra i 226 e i 250 miliardi di euro”. All’anno. L’evasione fiscale arriva a 100 miliardi di euro (Istat 2008), la corruzione a 60 miliardi di euro (Corte dei Conti 2009). Negli articoli su come superare la crisi, nei proclami dei politici e nei piani degli economisti, occorrerebbe sempre ricordare ciò che forse si dà per scontato, oppure si finge che non esista: le mafie.
La premessa dovrebbe essere: “considerato che le mafie esistono e sono tra noi…”. I dati citati, del resto, non sono contenuti in qualche file segreto; le fonti sono note, e i numeri consultabili nel report di ricerca nazionale del progetto “InRegola”, dal titolo: “Emersione e legalità. – Per un lavoro sicuro quali fattori di sviluppo per l’impresa.” La ricerca è stata commissionata nel 2007 dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali alla Fondazione Link Campus University of Malta in collaborazione con Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali delal Cgil) e Elea. Slogan del progetto: “Regole. Perché la fortuna non è prevista dal contratto.” Oltre alla pubblicazione del report nazionale, la casa editrice Ediesse ha dato alle stampe anche cinque report riguardanti le province di Milano, Venezia, Roma, Napoli e Bari. Nel presentare la ricerca sulla provincia di Milano, venerdì scorso, la professoressa Aurora Magni ha sottolineato che il capoluogo lombardo è la terza provincia per lavoro sommerso, dopo Napoli e Roma, con 200.000 lavoratori in nero. “


A Milano la ’ndrangheta veste Prada. E’ una mafia di seconda, terza generazione, una mafia ricca, che ha studiato, che viaggia con belle macchine, che si presenta bene e si siede ai tavoli giusti.”
La docente, nel citare la relazione d’inchiesta sulla ’ndrangheta prodotta dalla Commissione antimafia nel 2008, evidenzia che i 20.000 cantieri edili presenti in provincia suscitano un fortissimo interesse da parte della criminalità organizzata, i cui obiettivi ora “sono l’alta velocità, l’autostrada A4, l’Expo 2015”. Chi pensa: “ovvio, si sa, è sempre stato così”, fa il gioco dei mafiosi. Dal progetto “InRegola” emergono molti altri dati interessanti sul mondo del lavoro e degli infortuni, ma dal momento che quelli sulle mafie raramente fanno capolino dalle pagine dei giornali, e “considerato che le mafie esistono e sono tra noi…”



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