Processo ai carabinieri di Pantelleria: “Milito aveva metodi bruschi”. Scafista o "salvatore"? Mistero per Tarek Beniatou
Ieri hanno parlato l’ex comandante della compagnia dei Carabinieri di Marsala (da cui dipende Pantelleria), Dario Solito, e il Maresciallo Giuseppe Liccardi, che della stazione di Pantelleria era il responsabile. Hanno accusato di metodi troppo “focosi” e “bruschi” il Maresciallo Milito, “tant’è che lo abbiamo anche scritto ai nostri superiori, per chiederne il trasferimento. Non utilizzava metodi consoni all’Arma”. Per Liccardi e Solito l’accusa è quella di non aver denunciato le violenze commesse dai loro sottoposti ai danni di cittadni fermati per un controllo e poi portati in caserma e sottoposti ad insulti e percosse senza motivo. Sono in tutto 14 i carabinieri coinvolti in questa inchiesta. L’indagine è stata chiusa dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, Pm è il Francesca Rago. Il fatto più eclatante riguarda quanto avvenne la notte, definita “terribile” del 10 Luglio 2011, e l’esperienza da incubo vissuto dal cuoco marsalese Vito Sammartano,42 anni. Il piantone Stefano Ferrante scrisse - nel rapporto - che Sammartano era stato chiuso in camera di sicurezza. “Ma a noi ci sfuggì questo particolare nella relazione di Ferrante” si sono difesi, nelle loro dichiarazioni spontanee Solito e Liccardi. Il problema è che gli episodi di violenza non si fermano solo a quella notte, ma sarebbero molti di più. C’è il caso di un cittadino di nazionalità romena trovato sanguinante, in manette, in caserma. Ci sono altri episodi, ed altre “parti offese, due già si sono costituite parte civile (oltre a Sammartano, c’è anche il pantesco Massimo Barbera, di 34 anni). Ai 14 carabinieri vengono contestati, a vario titolo, diversi reati: lesioni, sequestro di persona, falso in verbalizzazioni, omissione di atti d’ufficio e denuncia e favoreggiamento. Il rinvio a giudizio è stato chiesto per Claudio Milito, Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis, Stefano Ferrante, Cristian Petraglia, Salvatore Carbone, Giovanni Capuano, Giuseppe De Gennaro, Antonio Belzaino, Giuseppe De Rosa, Francesco Castellana e Giuseppe Liccardi. Gli autori materiale delle violenze sono, secondo l’accusa, Milito, Salerno, Bellanova, De Santis e Ferrante, per i quali addirittura era stato chiesto l’arresto (poi, invece, si è trattato di un divieto di dimora a Pantelleria). Hanno chiesto il rito abbreviato Carbone, Capuano, De Gennaro, Petraglia, De Rosa e Belzaino.
SCAFISTA O “SALVATORE”? Cinque anni di carcere e 180 mila euro di multa è la pena invocata dal Pm della Procura di Marsala Francesca Rago per il 58enne franco-tunisino Tarek Beniatou, che il 6 maggio 2011 è stato arrestato, al largo di Pantelleria, dopo avere sbarcato nel porto di Scauri una decina di migranti. A chiedere l’assoluzione, invece è stato stato l’avv. Paolo Paladino, che ritiene che in realtà il suo assistito abbia salvato “quei disperati che rischiavano di annegare”. Beniatou è un piccolo imprenditore parigino d’adozione, emigrato da piccolo in Francia dalla Tunisia. Fu arrestato subito dopo aver accomapgnato i migranti a Pantelleria. “Ma è stato tutto un equivoco” dichiara. «Quei dieci migranti - spiega il franco-tunisino - erano alla deriva su un barcone, io con il mio gommone ero diretto da Hammamet a Marsala». “Il mio assistito - spiega Paladino - non è uno scafista, anche perchè non si è maif visto uno scafista dotato di gommone con tanto di targa, assicurazione, tassa di registro regolarmente pagata, pilota con patente nautica....” Eppure Beniatou è finito in carcere perché, dopo avere imbarcato i clandestini, non ha avvertito, telefonicamente o via radio, le autorità che stava arrivando con quel carico umano. Quasi tutti i migranti sbarcati, tranne uno, hanno confermato la versione dell’imprenditore. La sentenza dovrebbe essere emessa il 19 novembre.
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