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31/10/2012 11:58:35

Il piano industriale di Marchionne e la Fiat tirata in ballo nella corsa alla Casa Bianca

 Tirata in ballo dal candidato alla presidenza Romney. L’avversario di Obama per la corsa alla casa Bianca attacca il Presidente americano, accusandolo di aver portato al collasso General Motors e Chrysler, e di aver svenduto quest’ultima alla Fiat.  Negli Stati Uniti, dunque, Fiat diventa tema centrale di confronto per

 la più importante campagna elettorale, ma in realtà è solo propaganda elettorale. Il problema non sussiste, perché in America c’è una netta ripresa del mercato, le vendite vanno bene e non ci sono problemi di chiusura per gli stabilimenti. In Italia e in particolar modo in Sicilia, invece, nessuno dei candidati alle elezioni regionali  - appena vinte da Crocetta e dal Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo - ,  ha azzardato un accenno al problema di Termini Imerese.

Lì, migliaia di persone che lavoravano allo stabilimento Fiat sono ancora in cassa integrazione e non sanno cosa faranno nei prossimi mesi. Se per Termini – abbandonato da tempo da Fiat  - ci sono poche speranze, per gli altri impianti italiani c’è la sicurezza che non verranno chiusi. E’ stato chiaro Marchionne: “Non chiuderemo nessuno impianto in Italia, perché dovremmo aprirne altri in un’altra parte del mondo”.  E per rassicurare il Candidato Romney, ha comunicato che la produzione di Jeep non sarà trasferita dagli Stai Uniti alla Cina. Ma veniamo al piano industriale. I volumi di vendita sono molto meno ambiziosi: 4,6-4,8 milioni di unità, Chrysler compresa, contro i 6 del piano 2010.

Per quanto riguarda gli stabilimenti nel nostro Paese, il Lingotto ribadisce l'obiettivo di utilizzare  il 15% della capacità produttiva per l'export. Fiat produrrà a Mirafiori, oltre all'Alfa Romeo Mito, una famiglia di vetture di alta gamma destinate ai mercati europei ed internazionali. A Melfi verranno prodotti i suv e a Cassino, grazie alla piattaforma già definita con Chrysler, nuovi modelli anche per l'export. Il fulcro del nuovo piano di rilancio è attorno a quattro marchi: Alfa Romeo, Maserati, Jeep e 500, con quest'ultimo che darà vita a una vera e propria famiglia dalla specifica personalità, differenziata da quella del marchio Fiat.

La nota dolente arriva invece per Lancia, che sarà il marchio da sacrificare. “Lancia – ha detto Marchionne – non tornerà quella che era una volta, oggi ha un appeal limitato”, spiegando che l’unico modello economicamente sostenibile in Europa è la Ypsilon che sarà preservata.   Venendo ai marchi americani, l'unico in grado di sostenere il ruolo di "global brand", nel piano di Marchionne, è la Jeep. La Casa vedrà crescere la propria offerta verso il basso, con prodotti pensati per il mercato europeo, che avranno un ruolo centrale nei piani di "saturazione" delle fabbriche europee, dalle quali usciranno molti dei prodotti dei quattro marchi globali.

 Tanti i modelli che saranno lanciati da qui al 2016. Nel 2013 dagli stabilimenti italiani usciranno 3 nuovi modelli  destinati anche all'export, di cui uno targato Alfa Romeo e due Maserati. Nel 2014 é prevista la produzione di altri 5 nuovi modelli nel nostro Paese, sempre destinati anche all'export. Si tratta di un veicolo Fiat, due Alfa Romeo, una Jeep (attualmente non prodotto in altri siti) e una Maserati, a cui si aggiunge anche un veicolo commerciale Fiat. Nel 2015 sul mercato arriveranno altri 5 modelli di produzione italiana, di cui 3 Alfa e 2 Maserati e nel 2016, infine, altri 3 modelli, sempre prodotti in Italia, ovvero due Alfa Romeo e un Maserati.

 Un piano strutturato, fatto con grande consapevolezza di un mercato che ancora soffrirà nei prossimi anni. Un piano Fiat-Chrysler che sacrifica il marchio Lancia ma che punta al rilancio dell’intero gruppo automotive italo-americano,  con buon pace del candidato Romney.

 

Carlo Rallo