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13/12/2012 06:00:05

Doppie vite/2. Paolo Forte, il legame con Messina Denaro, e i politici al suo funerale...

Gli stavano addosso i carabinieri del comando provinciale di Trapani, speravano che potesse condurli dritto dritto al super latitante. Doveva essere arrestato nell’operazione Mandamento, che ha portato agli arresti 6 appartenenti alla cosca di Matteo Messina Denaro che con l’affare delle rinnovabili facevano quattrini e mantenevano la latitanza del boss. Forte però è morto il 22 ottobre per un infarto fulminante. Era un imprenditore, lo conoscevano tutti in città. Aveva un distributore di benzina sullo svincolo per l’A29, e la passione per il calcio. E un passato pesante. Nel 1996 era finito in carcere per i suoi rapporti con Matteo Messina Denaro. Che rapporti. Era il padrino di cresima. Talmente stretti, che nei primi anni novanta, quando doveva organizzare gli attentati in giro per l’Italia, il boss di Castelvetrano girava con la carta d’identità dell’amico Forte. Questi fatti gli provocarono la condanna per favoreggiamento alla latitanza del boss. L’imprenditore aveva anche dato una mano ad un altro affiliato che ha partecipato alle stragi del ’93: Antonio Scarano, pregiudicato pugliese che aveva preso casa a Triscina. La bolletta della luce arrivava nel distributore di Forte, a Mazara del Vallo. Era mafioso, Forte, per i carabinieri e per questo volevano arrestarlo. Scrivono nell’ordinanza dell’operazione Mandamento che i rapporti con le cosche non si erano interrotti. Che era lui stesso a dare consigli a Santo Sacco, consigliere provinciale Pdl arrestato nel blitz, su come muoversi all’interno dell’organizzazione e negli affari dell’eolico. Veniva inquadrato come tra i più attivi della famiglia mafiosa di Castelvetrano. Si sarebbe adoperato con Santo Sacco nella realizzazione di un  distributore di benzina in un terreno della sorella di Matteo Messina Denaro, Rosalia. Un giorno, la scorsa estate, mentre lo sorvegliano nel suo distributore di benzina, i carabinieri vedono arrivare un’auto. A bordo c’è Francesco Guttadauro, figlio di Rosalia Messina Denaro e del boss di Bagheria Filippo Guttadauro, e il capitano del Palermo Fabrizio Miccoli, amico di Guttadauro jr.

Volevano arrestarlo, ma è morto. Al suo funerale però c’erano tutti. Esponenti della mafia trapanese. Ma soprattutto politici e imprenditori di alto rango. L’indagine su Forte è stata ovviamente chiusa revocando l’ordine di arresto. Ma le presenze al funerale sono state tutte annotate e presentate alla Dda di Palermo. Un funerale in grande, con la cattedrale di Mazara del Vallo colma di gente. C’era il sindaco Nicola Cristaldi che ha dichiarato di essere andato alla funzione non da sindaco: «Quella era una partecipazione strettamente familiare, perché Forte è imparentato con un mio cugino. Francamente, non sapevo tutte queste cose sul passato di Paolo Forte. Le ultime notizie mi hanno colto di sorpresa: quella vicenda degli anni Novanta era sembrata a tutti il frutto di una ragazzata». C’era anche Toni Scilla ex deputato regionale di Grande Sud. «Non era un mio amico. Forte era un imprenditore di questa città molto noto nel mondo del calcio, dove ho militato da giovane. E poi è deceduto all' improvviso, a 54 anni, la sua morte ha creato una certa emozione: dunque istituzionalmente mi sembrava una cosa giusta esserci». Scilla della condanna per favoreggiamento e dei rapporti con Matteo Messina Denaro dice di non saperne niente: «forse qualcosa avevo letto sui giornali. Ma io con lui non parlavo certo di queste cose. Solo buongiorno e buonasera». Niente di più. Per il sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, le esequie in cattedrale sono state un po’ eccessive, «ma non voglio dire di più, per rispetto dei familiari di una persona deceduta di recente». Tanta commozione e cordoglio avevano espresso gli appassionati della Folgore, di cui Forte era stato presidente. «Se ne va l’amico degli amici». «Un cuore d’oro sempre pronto ad aiutare gli amici».