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11/01/2013 10:57:47

Questa Chiesa autoritaria tra lotte per bande e privilegi

I giovani si allontanano.
Non vogliono una Chiesa di routine, male denunciato anche da Benedetto XVI. Si sentono estranei a un’istituzione, che non è percepita come povera e che parla di troppe cose e troppo poco di Cristo, di Dio e del Vangelo. Certamente i giovani non sono interessati al dibattito se la comunione va presa in piedi o in ginocchio.
Come descrivere il clima nella comunità ecclesiale?
Nello scontro con la modernità la Chiesa alza la barriera dell’identità. Si ripropone il prete superuomo e i battezzati non sono protagonisti. Per non dire che tanti giovani preti mostrano grandi fragilità e difficoltà. Avverto un clima di conformismo come nell’ultima stagione di Pio XII. Regna il silenzio, manca la comunicazione. Il prete non parla perché vuole diventare vescovo, il vescovo pensa ad una diocesi più grande, il cardinale tace per ambizione. Naturalmente non tutti. Ma non si vuole che nella Chiesa si esprima un’opinione pubblica. Si teme la discussione. I fedeli assistono da spettatori ad un sistema autoreferenziale dove non c’è spazio per il contraddittorio.

I fedeli non vengono nemmeno coinvolti nel contrasto attivo alla pedofilia.                                                              Un fenomeno in cui bisogna scavare a fondo. Perchè mostra - in tutti i suoi aspetti di copertura delle violenze sui minori - la perversione del potere gerarchico, che alla fine faceva sentire colpevoli le vittime. Si è visto come l’autorità diventi autoritarismo e come si sia abusato del potere. Sì, nel 2010 Benedetto XVI ha condannato duramente il fenomeno con la Lettera ai cattolici d’Irlanda, ma già nel 2002 la Congregazione per la Dottrina della fede emanò direttive più severe. Eppure la casta dei chierici ha continuato a difendersi, coprendo violenze.
Il ritorno dei chierici sembra dettato da una paura della Chiesa dinanzi alla crisi contemporanea.
E’ forte la nostalgia per il passato. Sparito il nemico marxista, la Chiesa non sa come affrontare la libertà della società contemporanea e ha paura del mondo. Questo è forse il più grande tradimento del Concilio, che invece si era aperto al mondo. Certo, la modernità è chiusa alla trascendenza, eppure non bisogna dimenticare che il confronto spinge la Chiesa a estrarre dal proprio interno gli anticorpi che le permettono di aggiornarsi.
Intanto aumenta il centralismo, dunque il potere della Curia.
Un governo segnato da un abbassamento di livello dei quadri, dove regnano scollamento, lotte per bande, vendette trasversali. Colpisce che il personale di Curia abbia perso le sue ‘antenne’ per cogliere ciò che succede. Ai tempi di Pio XII l’ultimo minutante (impiegato ecclesiastico di base, ndr) aveva un’estrema sensibilità. Da teologo Ratzinger predicava contro la burocrazia e invece assistiamo al suo rafforzamento. A volte si ha persino l’impressione che la Curia comandi sul pontefice.
Meravigliato per Vatileaks?
Mi meraviglia che il Vaticano si sia arrabbiato con i media e non abbia mai detto una sola parola sui contenuti emersi dai documenti.

Benedetto XVI ha proclamato l’Anno della Fede nel cinquantenario del Concilio.                                                     Il Vaticano II con il documento Lumen Gentium indicava tre punti. Primo, una Chiesa più spirituale, meno istituzionale, meno burocratica. E adesso? Secondo, affermava che il Popolo di Dio veniva prima della gerarchia, concepita come servizio, e che i battezzati erano corresponsabili dell’evangelizzazione. E invece si ha paura della ‘fede adulta’ e si ribadisce continuamente che non vanno superati i ‘confini’ tra fedeli e chierici. Terzo punto, il Concilio chiedeva la collegialità, cioè una corresponsabilità dei vescovi nella guida della Chiesa universale. La corresponsabilità, invece, non c’è. E la Chiesa universale viene equiparata semplicemente alla Chiesa di Roma.
In Italia si parla molto di una maggiore e più incisiva presenza dei cattolici sulla scena politica.
C’è qualcosa che non mi convince in quanto sta avvenendo. E’ bene che non si parli più di un partito cattolico. E’ bene che i cattolici siano presenti nei vari schieramenti politici. Ma che i leader dell’associazionismo si trasferiscano in un partito mi lascia perplesso. Quando vedo i movimenti usati come trampolino, ho forti dubbi. E comunque non si inventerà una nuova presenza dei cristiani nella società sotto l’ala di Monti!.

da  “il Fatto Quotidiano” del 11 gennaio 2013