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24/01/2013 05:44:53

Gulotta chiede un risarcimento record allo Stato: 69 milioni di euro

Gulotta fu dichiarato "innocente" il 13 febbraio di un anno fa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. Un'innocenza riconosciuta dopo 21 anni e 2 mesi di carcere.

Gulotta venne arrestato nel 1976 con l'accusa di essere l'assassino, insieme a due complici, dei carabinieri Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo, uccisi in provincia di Trapani. Venne picchiato per ore, quindi confessò. In sede di processo ritrattò tutto ma venne comunque condannato definitivamente nel 1990. La revisione del processo avvenne a partire dal 2007, dopo che un ex ufficiale dei carabinieri dichiarò che le confessioni di Gulotta e degli altri erano state estorte attraverso torture e pestaggi.

Ora l'uomo chiede che lo Stato lo risarcisca con 69 milioni di euro per quei 21 anni passati ingiustamente in galera .«La riparazione dell'errore giudiziario - spiega l'avvocato Pardo Cellini  - va commisurata alla durata dell'espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivanti dall'ingiusta condanna. Tenuto conto della durata della grave vicenda e del periodo di detenzione patito, il danno complessivo è enorme». 

LA VICENDA. La vicenda di Giuseppe Gullotta è articolata da una serie di processi. Il primo capitolo l’aveva scritto la Corte d’Assise di Trapani che aveva assolto l’imputato. La Corte d’Assise di Palermo però, ribaltò il verdetto e lo condannò all’ergastolo. I legali ricorsero in Cassazione che annullò quella condanna e trasferì gli atti nuovamente a Palermo, ad altra sezione. Nuova condanna all’ergastolo per Gulotta. Stessa decisione presero successivamente le Corti d’Appello di Caltanissetta e Catania, investite da altri rinvii trasmessi dalla Cassazione. Nel 1990 la sentenza è divenuta definitiva. L’imputato non si è mai arreso. I suoi difensori Baldassarre Lauria e Pardo Cellini hanno cercato e trovato nuovi elementi per far riaprire il caso. Una prima istanza di revisione del processo presentata a Messina fu annullata. I legali si rivolsero ancora una volta in Cassazione che ha accolto la revisione inviando gli atti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Al processo i giudici reggini hanno raccolto nuove testimonianze, tra cui quella dell’ex brigadiere Renato Olino, all’epoca in servizio al reparto antiterroristico di Napoli che si occupò dell’inchiesta sulla strage. Il brigadiere ha fatto alcune ammissioni: in particolare ha riferito che ci furono dei «metodi persuasivi eccessivi» per far «cantare» un giovane Giuseppe Vesco, che finì con accusare Gulotta. Il pentito Vincenzo Calcara, poi, sentito in videoconferenza ha dichiarato di aver appreso in carcere dell’estraneità alla strage di Gulotta.