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19/02/2013 10:49:04

Il papa visto da un protestante

Giovanni Paolo II, sotto il suo atteggiamento molto sicuro, era evidentemente spaventato quanto lo è oggi Benedetto XVI per la trasformazione della società e in particolare per i profondi cambiamenti che si constatano attualmente nel paesaggio cattolico e nelle concezioni religiose degli uomini di oggi. Benedetto XVI, seguendo le tracce del predecessore, pensa probabilmente che, concentrandosi sulle posizioni più tradizionali, trasmetterà alle generazioni future una Chiesa, certo poco simpatica e che non aiuterà la gente a vivere, ma che almeno non rischierà di perdere la sua identità nelle idee moderne. Credo che sia un calcolo assolutamente sbagliato e che porti in realtà la Chiesa cattolica ad implodere, ma il Vaticano ha paura...
Certo, si trovano idee simili anche nel protestantesimo, persone che prendono posizioni molto conservatrici, che sono a favore di un sistema autoritario, si abbarbicano a dottrine preconfezionate a scapito perfino della fede, rifiutano ogni atteggiamento critico e libero e si sforzano di emarginare le persone più aperte che a loro non sembrano più veri figli di Dio. Ma le nostre Chiese non sono centralizzate come la Chiesa romana. Nessuna tendenza può giungere a prendere davvero il potere.
Nessuna autorità può davvero legiferare in maniera assoluta e indiscutibile. I cristiani di nessun paese si vedono imporre modi di pensare provenienti da un altro continente. Certo, si trovano anche nel protestantesimo concezioni etiche conservatrici e rigide, che riflettono più una teologia dottrinale tradizionale che una compassione fraterna simile a quella che mostrava Gesù Cristo. Anche da noi alcuni affermano che le regole morali di un tempo discendono direttamente dalla volontà di Dio, e dimenticano di aprire gli occhi sulla miseria dei loro contemporanei per cercare con loro la via più umana, quella che procura meno sofferenza. Ma le nostre Chiese insegnano che lo Spirito di Dio nella sua diversità può prendere strade a cui noi non pensavamo e nessuno di noi si permette di credere di avere il monopolio della verità e di conoscere personalmente la volontà definitiva e assoluta di Dio!
Per questo motivo non penso che le dimissioni di Benedetto XVI e la sua sostituzione con un altro papa dalle opinioni più simpatiche risolverebbe realmente i problemi della Chiesa cattolica. Solo la libertà di pensiero e di azione, solo un decentramento degli organismi di riflessione nella Chiesa può permettere lo sviluppo delle spiritualità cristiane – e questo è senza dubbio valido per le spiritualità musulmane, ebraiche, indù e buddiste...
Già nel 1366, sotto l'influenza del pre-riformatore John Wickliffe, il Parlamento di Londra aveva votato la dichiarazione seguente: “O è Edoardo il re, o è papa Urbano il re. Noi accettiamo Edoardo d'Inghilterra, e rifiutiamo Urbano di Roma”.
Se fossi papa
Organizzerei immediatamente delle elezioni democratiche tra i cristiani di tutte le denominazioni: cattolici, protestanti, ortodossi, evangelici. Si eleggerebbe un'Assemblea Generale di una cinquantina o un centinaio di deputati, che eleggerebbero (per quattro anni) il loro ufficio direttivo, presidente, vicepresidente, tesoriere, segretario, per gestire i problemi comuni delle diverse Chiese. L'Assemblea Generale e l'Ufficio direttivo non prenderebbero mai posizioni dottrinali ed etiche escludendo coloro che la pensano diversamente. Organizzerei una stampa regionale e mondiale libera e aperta in cui tutti i problemi potessero essere liberamente discussi.
L'Assemblea Generale aiuterebbe tutte le Chiese a vivere e a sviluppare le loro idee. Ogni Chiesa, ogni parrocchia avrebbe la libertà, dopo averne discusso in modo democratico, di avere come preti e vescovi anche delle donne e degli omosessuali, di sposare gli omosessuali, di praticare o meno un certo sacramento. L'Assemblea Generale avrebbe un atteggiamento abbastanza libero per stabilire contatti di empatia con le altre religioni, senza spirito di dominio, senza pretese, in modo che gli altri credenti possano essere tranquilli e smettere di dire e di credere di possedere l'unica verità e in modo che tutti possano incontrarsi rispettando il modo di essere e di credere di ciascuno.
In questo modo, resterei “papa” solo qualche giorno, il tempo necessario per mettere in moto questo movimento, e scomparirei automaticamente. Infatti credo che non ci debba essere alcun papa.

Gilles Castelnau*- in “www.evangile-et-liberte.net” del 12 febbraio 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)
* Gilles Castelnau è pastore della Chiesa riformata di Francia