×
 
 
14/04/2013 04:33:33

Prove di inciucio. Grasso manda D'Alì a rappresentare il Senato italiano a Bruxelles

Un ennesimo segnale del dialogo sotto traccia tra Pd e Pdl alla ricerca di una possibile intesa per la Presidenza della Repubblica e per un governissimo. Solo che questa volta protagonisti sono un ex procuratore antimafia e un imputato, il cui nome ancora una volta compare nelle carte sui rapporti tra politica, mafia e imprese senza scrupoli a Trapani, come nel caso del maxi sequestro da 30 milioni di euro dell'operazione "Corrupti mores". 

D'Alì è già a Bruxelles,  per le riunioni di commissione dell`organismo e per la riunione plenaria. La nomina è giunta dal presidente del Senato, Piero Grasso, su indicazione del Popolo della Libertà. Ma davvero non c'era altra scelta?  Nell`APEM sono stati nominati altri due parlamentari italiani, un senatore ed un deputato. L`APEM, lo ricordiamo, è costituito in ossequio alla Dichiarazione di Barcellona tra i 35 membri del partenariato euromediterraneo da 240 parlamentari: metà vengono dalle assemblee dei Paesi partner mediterranei e metà dall`Unione europea (a loro volta di questi 120 membri, 45 provengono dal Parlamento europeo e 75 dai parlamenti nazionali). D`Alì ricoprirà l`incarico di vicepresidente della Commissione Economica e di componente della commissione Energia ed Ambiente. Le riunioni plenarie si tengono almeno una volta l`anno; più frequenti gli incontri delle commissioni e dell`Ufficio di Presidenza. In precedenti riunioni dell`APEM d`Alì aveva suggerito l`adozione di un «Codice del Mediterraneo che garantisca la tutela e la valorizzazione non conflittuale della risorsa mare» che possa essere adottato da tutti gli stati membri che si affacciano sul Mare Nostrum. Tra i temi oggetto di approfondimento che verranno riproposti dal senatore d`Alì in seno alle commissioni Economia e Energia ed Ambiente dell`APEM le «pericolose concentrazioni di sostanze inquinanti nel Mediterraneo»; «una revisione degli standard di sicurezza per le navi, sulle norme costruttive, e di manutenzione»; «una disciplina più severa per le ricerche e le coltivazioni di idrocarburi in mare». 

Da Palazzo Madama hanno fatto  sapere che la nomina è solo una ‘’presa d’atto’’ e che il potere discrezionale del Presidente del Senato è pari a zero, ma in realtà la decisione finale è stata proprio all’ex Procuratore nazionale antimafia, che ha liberamente scelto di mandare in Europa a rappresentare le Camere un senatore imputato di concorso esterno alla mafia. “Mentre ci affanniamo a esportare il meglio della legislazione antimafia italiana attraverso l’armonizzazione di 27 sistemi giudiziari negli Stati membri, cercando di sensibilizzarli sulla presenza e sulla pericolosità mafiosa anche nei loro territori, il segnale che arriva dall’Italia è quantomeno inopportuno – dice Sonia Alfano, presidente della Commissione antimafia europea – visto il coinvolgimento del senatore D’Alì in accuse legate alla criminalità organizzata e visto che l’Apem raccoglie numerosi paesi del partenariato euromediterraneo che da oggi rischiano di avere dell’Italia un’immagine diversa da quella che noi cerchiamo con fatica di costruire ogni giorno”. 

Durissimo il commento del senatore di Trapani Vincenzo Maurizio Santangelo, eletto con il Movimento Cinque Stelle: 

"La conferma del Senatore Antonio D’Alì in qualità di rappresentante del Parlamento Italiano in seno all’Apem, l’Assemblea Parlamentare Euro Mediterranea, è l’ennesimo schiaffo istituzionale a tutti coloro che combattono ogni giorno la mafia, oltre che un pessimo messaggio dato a livello internazionale.L’incarico arriva nella stessa settimana del maxi-sequestro a Trapani agli imprenditori edili Francesco e Vincenzo Morici, ritenuti legati al boss latitante Matteo Messina Denaro, accusati perfino di aver utilizzato materiali che mettono a rischio la durata e la tenuta delle opere a loro appaltate, tra cui spiccano la funivia che collega Erice e il rifacimento del porto di Trapani in occasione della "Louis Vuitton acts”. Dall’inchiesta emergono soprattutto i rapporti tra i suddetti imprenditori, il senatore D’Alì e l’intesa con Francesco Pace, capomafia di Trapani, al fine di favorire i Morici nell'aggiudicazione degli appalti. Appare sconcertante che il neoeletto presidente del Senato Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, abbia confermato il Senatore D’Alì, accusato inoltre di concorso esterno in associazione mafiosa, accogliendo senza remore la segnalazione del PDL, premurandosi di chiarire che nessuna discrezionalità era a lui permessa.Come Senatore trapanese del Movimento 5 Stelle  mi aspettavo dal Presidente Grasso ben altra decisione in merito, anche solo per coerenza e rispetto per se stesso e per le battaglie condotte contro il sistema mafioso, preferendo la minaccia di dimissioni ad una firma che lo rende in qualche modo complice. Il silenzio e la passività su questi temi da parte di chi occupa cariche istituzionali a qualunque livello non fanno che rafforzare quel sistema, inviando il messaggio opposto a quello che ci si aspetta soprattutto da coloro che contro la mafia hanno combattuto per anni".