Evitato in extremis il rischio di un pesante taglio ai servizi essenziali nei Comuni ex EAS delle province di Trapani e Messina. La Regione Siciliana aveva infatti previsto di scaricare sugli enti locali i debiti regionali legati alle forniture idriche, per un ammontare complessivo di circa 19 milioni di euro.
Una scelta che avrebbe avuto conseguenze dirette sui bilanci comunali e, di riflesso, sui cittadini, proprio nel pieno delle festività natalizie. I Comuni coinvolti avrebbero dovuto restituire le somme nell’arco di dieci anni, sottraendo risorse a settori fondamentali come asili nido, mense scolastiche, scuole e servizi sociali.
Le critiche alla gestione regionale dell’acqua
Secondo le opposizioni, il provvedimento rappresentava l’ennesimo tentativo del Governo Schifani di far ricadere sui territori le responsabilità di una gestione definita fallimentare della risorsa idrica. Dalla vicenda della diga Garcia fino alla più recente crisi che ha lasciato intere aree senz’acqua per giorni, il sistema idrico siciliano continua a mostrare gravi criticità.
L’intervento di Safina e Ciminnisi
A bloccare l’operazione sono stati gli interventi degli onorevoli Dario Safina (Partito Democratico) e Cristina Ciminnisi (Movimento 5 Stelle), che hanno portato al ritiro e alla riscrittura dell’emendamento. Una decisione che, secondo i promotori della battaglia parlamentare, evita che il peso dei debiti verso Siciliacque ricada ancora una volta sui Comuni e, quindi, sulle famiglie.
«I cittadini avrebbero pagato due volte – sottolineano dal centrosinistra – prima con i disservizi e poi con il taglio delle prestazioni garantite dagli enti locali».
“Una battaglia di civiltà”
Mentre il centrodestra era impegnato in congressi e assetti interni, PD e M5S rivendicano di aver condotto una “battaglia di civiltà” a tutela delle comunità locali. Un risultato politico considerato rilevante anche per le implicazioni giuridiche: la proposta del Governo regionale è stata giudicata priva di solide basi legali e potenzialmente devastante per i conti comunali.
I Comuni coinvolti e le somme evitate
Di seguito la stima dei costi che i Comuni ex EAS della provincia di Trapani avrebbero dovuto sostenere: Buseto Palizzolo: 463.578 euro - Custonaci: 883.008 euro - Castellammare del Golfo: 272.160 euro - Erice: 4.415.040 euro - Gibellina: 463.579 euro - Paceco: 1.412.814 euro - Partanna: 1.324.512 euro - Salaparuta: 176.601 euro
- Salemi: 971.308 euro - Santa Ninfa: 883.008 euro - Vita: 242.827 euro - Valderice: 1.059.609 euro - Poggioreale: 176.601 euro
“Serve una strategia strutturale”
«Adesso – è l’appello – non servono scorciatoie contabili, ma una strategia complessiva e responsabile sul servizio idrico in Sicilia, fondata su legalità, risanamento finanziario e investimenti strutturali».
Un principio ribadito anche dalla segretaria provinciale del Partito Democratico di Trapani, Valeria Battaglia, che conclude: «L’acqua è un diritto fondamentale e va governata con scelte serie e di lungo periodo, non con soluzioni improvvisate che spostano i problemi senza risolverli».