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03/07/2013 04:03:01

Un anno fa l'omicidio di Maria Anastasi. Domani una fiaccolata a Trapani per ricordarla

I due imputati, Salvatore Savalli e Giovanna Purpura, sono chiamati a rispondere il primo di omicidio premeditato con l'aggravante della crudeltà e di avere provocato la morte del feto e la seconda di concorso nello stesso reato. 
«I drammatici atti di violenza sulle donne, cresciuti esponenzialmente negli ultimi tempi - si legge in una nota dell'associazione "Co. Tu. Le. Vi. " - necessitano di una presa di coscienza seria e forte da parte di tutti. È impensabile che ancora oggi ci siano donne e relative famiglie che decidano di non denunciare maltrattamenti subiti per sfiducia nelle istituzioni, paura delle conseguenze o semplicemente perchè ammutolite dal senso di solitudine. È anche per questo motivo che abbiamo organizzato la fiaccolata "Contro tutte le violenze,  diamo voce al silenzio».
La fiaccolata, alla quale viene invitata tutta la città, vuole essere un momento di partecipazione al dolore della famiglia e una testimonianza di solidarietà.
«Non vogliamo e dobbiamo più - conclude la nota di "Cu. Tu. Le. Vi. " - essere spettatori passivi di tragedie più o meno annunciate, abbiamo sentito l'esigenza di muoverci e dare un segnale in attesa di una risposta».

Nel frattempo va avanti il processo a Savalli e Purpura, dove emerge, udienza dopo udienza, un quadro di violenze domestice inenarrabili e di soprusi che la donna era costretta a subire quotidianamente, fino al martirio finale.  Drammatica l'udienza in cui ha testimoniato la figlia Simona: "Mio padre ha cercato di uccidermi più volte" ha raccontato. Una volta mi ha preso per il collo e ha tentato di strangolarmi. Mi diceva: ‘Devi morire, tu non sei mia figlia’. Avevo perso i sensi e se mia madre non mi avesse rianimato, sarei morta“, ha riferito la ragazza. Un altro episodio risale alla scoperta della relazione tra i due amanti. “Ho letto un sms sul suo telefono (di Salvatore Savalli, ndr) – ha detto Simona Savalli – inviato dalla signora Purpura in cui diceva ‘sei mio, ti amo tantissimo’. Ho chiesto spiegazioni alla Purpura e lei ha detto prima di essersi sbagliata, poi mi ha rivelato di avere una relazione con lui. Ho chiesto conferma a lui (il padre, ndr) e il signor Savalli ha preso un coltello e me lo ha puntato al collo dicendomi: ‘se parli, ti ammazzo‘”. La teste ha anche raccontato delle presunte violenze e percosse inflitte dall’imputato alla moglie e ai figli. “Tra quelle mura – ha detto la diciassettenne – la mia vita e quella dei miei fratelli era un vero inferno. Eravamo sequestrati in casa”. “Una mattina andai con il mio ragazzo e sua madre dai carabinieri che pero’ mi dissero che non potevo fare la denuncia perche’ ero minorenne. Andammo in un’altra stazione e li’ mi ripeterono la stessa cosa“, ha poi sostenuto Simona Savalli.