Il bluff di Mozia "patrimonio Unesco", che va avanti dal 1973
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E’ un po’ come l’Araba Fenice. Ogni tanto ritorna il mito di Mozia “Patrimonio dell’umanità - Unesco”.
Ci hanno provato tutti, e neanche l'attuale Sindaco Giulia Adamo poteva resistere al fascino dell’impresa, destinata al naufragio come le precedenti (per la semplice considerazione che l’Unesco, per rilasciare l’ambitissimo titolo, non chiede solo la bellezza di un posto, ma anche i servizi, che a Marsala sono inesistenti).
Quindi, pronti, ri-partenza e via. Il Sindaco Admo ha incontrato nei giorni scorsi Cesarina Perrone, presidente del locale “Club Unesco”, per avviare la pratica e “preparare le carte per l’avvio del relativo iter”. Come se stessero parlando di un condono edilizio...
Unesco o no per il Sindaco Adamo c’è un secondo fine: ottenere la gestione della Riserva Naturale dello Stagnone di Marsala, attualmente in capo alla Provincia di Trapani. Secondo il Comune, la locale “sezione Unesco” (espressione sbagliata, perchè il Club Unesco è una semplice associazione di volontariato, non ha l’ufficialità dell’organizzazione internazionale che fa riferimento all’Onu) dovrà, in particolare, redigere uno studio che «evidenzi le caratteristiche che rendono il bene unico o di eccezionale valore universale, in relazione ai criteri definiti nelle Linee Guida ovvero all'analisi comparativa, ai requisiti d'integrità, autenticità e conservazione e agli strumenti di tutela».
Più volte, in passato, da Capo Boeo è stata avanzata la candidatura (prima solo per Mothia, poi anche per l'ex colonia fenicia accoppiata a Lilybeo), ma le speranze sono andate sempre deluse.
Le proposte sono state tante, con trovate a volte geniali...
Già il 21 Novembre 1973 il Dott.Elio Piazza, all'epoca "Presidente del Comitato Civico per la Tutela del Patrimonio Naturale e Culturale di Marsala", aveva indirizzato una nota, in lingua francese alla Direzione generale dell'Unesco, volta a richiedere una tutela ed un intervento istituzionale per tutelare l'isola di Mozia e lo Stagnone "dal degrado delle costruzioni abusive", cui aveva allegato un articolo, pubblicato sul settimanale "Epoca" ,di Sabatino Moscati su "Mozia-La Pompei dei Fenici". Mai ci fu risposta.
Passano esattamente venti anni. L'iter viene avviato dal Sindaco Eugenio Galfano, che istituì una Commissione Consultiva con determina n.10 del 17 gennaio 2003 al fine di realizzare il progetto, formato da otto professionisti tra cui Il Prof. Gioacchino Aldo Ruggieri, Elio Piazza, Maria Luisa Famà e Antonella Ingianni, coordinato da Fabio D'Anna.
Ma anche ad altri viene la stessa idea. Così, nel frattempo, la Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani fa la stessa richiesta al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, precedendo di poco la richiesta del Comune di Marsala. Comune e Soprintendenza cominciano a litigare su chi ha avuto il merito dell'idea.
Poco tempo dopo il "Gruppo di Lavoro Permanente per la Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco", presso il Ministero dei Beni Culturali, presieduto dal Dott.Proietti comunicava “l’avvenuto inserimento del sito nella lista propositiva”. Passano tre anni. L' 8 marzo 2005 il Dott. Proietti, con nota spedita a tutti gli enti istituzionali coinvolti, comunicava che il sito “la civiltà fenicio-punica in Italia:Isola di Mozia e Lilibeo rientra tra quelli selezionati dal Gruppo di Lavoro Unesco per una possibile candidatura nella lista del Patrimonio Mondiale".
Che fare? A Maggio, finalmente, il 31 maggio 2005, dopo “un’attenta e laboriosa attività organizzativa” , si tenne un incontro istituzionale con la Dr.ssa Ferroni - funzionario del Ministero dei Beni Culturali facente parte del Gruppo di lavoro ed incaricata di seguire l’iter del progetto, al quale parteciparono il Comune di Marsala, la Provincia di Trapani, la Fondazione Whitaker, la Soprintendenza di Trapani,in cui fu annunciato il percorso da seguire ed i compiti che ogni ente doveva svolgere se intendeva ottenere il riconoscimento. Il giorno precedente la Dr.ssa Ferroni aveva, nel frattempo, effettuato un sopralluogo nell’Isola di Mozia ed i risultati non erano stati per nulla soddisfacenti, dato che l’isola “non aveva ricevuto nemmeno l’ordinaria manutenzione del verde e si presentava con erbacce che coprivano i siti archeologici, il tophet non visitabile ed il cothon non valorizzato come si dovrebbe” . Dal giorno dopo la riunione, la collaborazione tra gli enti istituzionali non si ebbe più.
Però nell'agosto 2005, fu l'ambasciatore italiano presso l'Unesco Francesco Caruso ad affermare che nel gennaio successivo Mothia sarebbe stata ufficialmente candidata per l'inserimento nel «patrimonio universale dell'Umanità». Non se ne fece nulla.
Nel 2007 il nuovo annuncio è dell’assessore regionale alla cultura Lino Leanza, che “dopo un lungo lavoro diplomatico” dichiara che l’'isola di Mozia e addirittura gli altri siti fenicio-punici del Mediterraneo - dalla Tunisia alla Sardegna - "saranno candidati ad essere iscritti nella lista del patrimonio dell'Umanità dell'Unesco". “Una collaborazione fra istituzioni - dichiarava Leanza -, l'elaborazione di un piano di gestione, come richiesto dall'Unesco, e una programmazione culturale da sviluppare nei prossimi mesi, sono i passaggi fondamentali per raggiungere un obiettivo che deve tradursi in una crescita della Sicilia nel contesto nazionale e internazionale”. Non se ne fece nulla.
Nel 2008 fu l’assessore regionale Armao ad annuciare che Mozia e anche Pantelleria sarebbero diventare patrimonio dell’umanità. "La proposta di Mozia - disse Armao - verrà istruita in gemellaggio con le isole Scilly (arcipelago a 45 km dalla punta sud-occidentale della Cornovaglia), come concordato con il console del Regno Unito, Michael Burgoyne, che ho incontrato due giorni fa a Villa Whitaker. Questo gemellaggio fra Mozia e le Scilly, propedeutico alla richiesta di inserimento nella World Heritage dell'Unesco si fonda sulla comune denominazione fenicia”. Di questa proposta si è persa traccia.
Altro bluff nel 2009: il Sindaco Renzo Carini annunciò un impegno diretto dell’allora ministro della cultura Bondi, che mandò addirittura una nota al Comune: "Questo Ufficio intende confermare il proprio interesse ad avviare la candidatura di Mozia e Lilibeo nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità". La novità era che il piatto si arricchiva: non solo Mozia, ma tutta l’antica Lilibeo finiva nella lista Unesco. “La notizia ripaga i nostri sforzi” disse Carini. Non se ne fece nulla.
Poteva restare indifferente la Provincia? Certo che no. Ed ecco che nel 2010, dopo due ore di “appassionato ed unitario dibattito” il consiglio provinciale approva una mozione che non lascia spazio a perdite di tempo. Il documento, in particolare, ”impegna l’Amministrazione della Provincia Regionale di Trapani a farsi promotrice della costituzione di un comitato permanente a sostegno della candidatura del sito “La Civiltà fenicio-punica in Italia, Isola di Mozia e Lilybeo” quale patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO. Tale comitato dovrebbe coinvolgere la stessa Provincia Regionale di Trapani, il Comune di Marsala, la Regione Siciliana, la Sovrintendenza ai beni culturali, la Fondazione Whitaker, le Università siciliane, il mondo della scuola e le associazioni culturali e scientifiche interessate alla materia”. Curiosità: la Regione non aderì a quella proposta. L’Assessore regionale alla cultura, Armao, aveva cambiato idea, e aveva annunciato di lavorare per fare diventare patrimonio Unesco l'itinerario arabo-normanno di Palermo, Monreale e Cefalu'. Con lo stesso risultato di Mozia: nulla.
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