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29/08/2013 04:49:47

Verso la guerra in Siria. Esclusa (per ora) la partecipazione della base di Trapani Birgi

 La situazione è delicata, e potrebbe avere ripercussioni anche per il nostro territorio. C'è un precedente, quando due anni fa la Nato cominciò le operazioni militari in Libia per favorire la decadenza dell'ex alleato Gheddafi. In quel contesto fu utilizzata dalla Nato la base di Trapani Birgi con conseguenze ancora nefaste per il nostro territorio. L'aeroporto civile "Vincenzo Florio", che, di fatto, è "ospitato" in una porzione della grande base Nato fu chiuso per diversi mesi, per ragioni di sicurezza. Per la fragile economia turistica della nostra zona, che si regge essenzialmente sulla gran massa di turisti portati dalla compagnia low cost Ryanair, fu una gran botta. Il governo Berlusconi prima e Monti poi promisero, a titolo di ristoro, 10 milioni di euro di risarcimento danni per la nostra comunità. Non sono mai arrivati.

E adesso che succederà? Pare che non ci sia, al momento, possibilità che la base di Trapani venga utilizzata. Il Ministro degli Esteri Emma Bonino è stata chiara: senza una reale condivisione dell'Onu l'Italia non parteciperà a nessuna operazione bellica. Ma c'è da crederci?

A Birgi opera tra l'altro  il 18° Gruppo caccia dell’Aeronautica militare al quale sono stati appena consegnati otto velivoli Eurofighter Typhoon. Il reparto ha il compito  di sorveglianza dello spazio aereo nazionale e NATO e – come spiega lo Stato maggiore della difesa – rispondere prontamente alle “più impegnative attività di mantenimento della sicurezza nel bacino del Mediterraneo”.
 I velivoli da guerra operano dallo scalo siciliano “in supporto e come back-up” ai due stormi dell’Aeronautica – il 4° ed il 36°, rispettivamente di stanza a Grosseto e Gioia del Colle (Bari). 
Protagonista dell'intervento in Siria sarà l’Eurofighter Typhoon, un caccia multiruolo di ultima generazione con ruolo primario di “superiorità aerea” e intercettore. Si tratta del “più avanzato aereo da combattimento mai sviluppato in Europa, in grado di offrire capacità operative di ampio respiro e un’efficacia impareggiabile”, riporta il sito del ministero della difesa. Con una lunghezza di 16 metri e un’apertura alare di 11, il guerriero europeo può raggiungere la velocità massima di 2 mach (2.456 Km/h) e un’autonomia di volo di 3.700 km. Può essere armato di micidiali strumenti di morte: cannoni Mauser da 27 mm; bombe a caduta libera Paveway e Mk 82, 83 e 84 da 500 a 2.000 libbre e a guida GPS JDAM; missili aria-aria, aria-superficie e antinave a guida radar e infrarossa.

Ricorda il giornalista Antonio Mazzeo:


L’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani Birgi, insieme a quelli di Cervia (Ravenna), Piacenza e Pantelleria è classificato come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: mantiene cioè una presenza “minimale” per “sostenere rischieramenti temporanei” e pertanto “può essere aperto al traffico aereo civile a determinate condizioni”. Oltre al 37° Stormo e al 18° Gruppo caccia, Birgi ospita l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), uno dei reparti del 15° Stormo CSAR di Cervia equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi di volo in difficoltà e dispersi in mare o in montagna, trasporto sanitario d’urgenza e soccorso di traumatizzati gravi. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Le altre FOB della componente di alto valore strategico dell’Alleanza sono Aktion (Grecia), Konya (Turchia) e Ørland (Norvegia). In ogni installazione operano una ventina di ufficiali provenienti da diversi paesi NATO.
La base siciliana è stata una delle più utilizzate dalla coalizione internazionale per le operazioni di guerra in Libia, dal 19 marzo al 31 ottobre 2011. Gli F-16 del 18° Gruppo hanno operato prima sotto il comando di US Africom (Odyssey Dawn) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” e di “offensiva contro-aerea” e, successivamente con la NATO (Unified Protector), per la “protezione di aerei rifornitori ed AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri e di aerei, implementazione della No Fly Zone, difesa aerea”. Da Birgi hanno pure operato gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i cacciabombardieri Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) ed ECR del 50° Stormo di Piacenza e gli AMX del 32° Stormo di Amendola (Foggia) e del 51° Stormo di Istrana (Treviso). Nel corso delle operazioni, i velivoli dell’Aeronautica hanno sganciato in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi è dipeso pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B schierati nello scalo pugliese di Amendola. Per tutto il corso del conflitto, a Trapani sono stati schierati infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano sono transitati pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici. 
La guerra in Libia ha comportato per un lungo periodo lo stop del traffico aereo civile con effetti devastanti sull’economia e l’occupazione di parte della Sicilia occidentale. Dopo una progressiva ripresa delle attività delle compagnie aeree, dall’1 giugno 2012 lo scalo trapanese è tornato a subire fortemente la pressione militare. Stavolta i disagi e le limitazioni al traffico non sono dovute agli scramble dei caccia italiani o alle evoluzioni degli AWACS NATO ma alle missioni top secret degli aerei senza pilota delle forze armate USA schierati nella stazione aeronave di Sigonella (Global Hawk, Predator e Reaper). Con l’emissione di specifiche notificazioni ai piloti di aeromobili (NOTAM) in transito dallo scalo trapanese, è stato imposto, prima sino al 28 novembre, poi in proroga sino al 25 febbraio 2013, la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei. I NOTAM, gli ultimi distinti rispettivamente con i codici B8349, B8350 e B8351, specificano che le sospensioni sono dovute all’“attività degli Unmanned Aircraft”, i famigerati droni utilizzati per le operazioni di spionaggio, la guida di attacchi aerei e il lancio di bombe teleguidate e missili. Con l’esplosione del conflitto in Siria, i venti di guerra anti-Iran e le nuove tensioni interne in Libia e Corno d’Africa, l’US Air Force e l’US Navy hanno intensificato le missioni e i raid dei velivoli a guida remota, confermando il ruolo di Sigonella di “capitale mondiale dei droni”, come eufemisticamente dichiarato dal Pentagono. A pagare le conseguenze della ipermilitarizzazione dello spazio aereo regionale, tutta la popolazione siciliana. Limitazione del diritto di mobilità e rischi elevati di incidenti aerei sono l’insostenibile prezzo di scelte geostrategiche prese a Washington e a cui nessuno governo a Roma riesce a dire No.