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13/05/2014 06:02:00

Gibellina, arrivano dopo 25 anni i fondi per il Cretto di Burri. Se non è troppo tardi

 Ci sono voluti 25 anni. L'opera è ormai in disfacimento. Eppure, finalmente, sono arrivati i soldi per il Cretto di Burri, la più importante e significativa tra le opere d'arte contemporanea che, a Gibellina, ricordano la tragedia del terremoto del Belice. 

Il centro storico di Gibellina venne distrutto dal sisma del 15 gennaio 1968. Su queste macerie Alberto Burri ha realizzato il Grande Cretto. L’opera consta di un’enorme colata di cemento bianco che compatta i dodici ettari di macerie del centro storico di Gibellina.

Il progetto fu avviato nel 1984 e terminato cinque anni dopo. Le macerie furono distrutte grazie all’intervento dell’esercito, raccolte con bulldozer, compattate e tenute insieme da reti metalliche. Sopra questi blocchi omogenei si colò il cemento liquido bianco. Ogni fenditura è larga 2-3 metri, mentre i blocchi sono alti un metro e sessanta circa. Il tracciato dei blocchi e delle fenditure ricalca in buona parte l’impianto urbanistico originale, con le strade e gli isolati. E' stato realizzato al 75%.

Dopo venticinque anni, e molti appelli «affinché un'opera d’arte immensa, sindone di una comunità, simbolo universale della tragedia del terremoto, venga restaurata e completata, e se ne assicuri la conservazione a futura memoria» arrivati dal mondo della cultura, da Vincenzo Consolo a Andrea Camilleri, da Claudio Abbado, da poco scomparso,  a Renzo Piano, dopo la morte di Ludovico Corrao, si sono finalmente trovati i finanziamenti per il suo completamento. 

Appaltati i lavori alla Tecnoappalti, di Maletto (Catania), grazie a 2 milioni e 400 mila euro circa dall'Unione Europea, nel più ampio finanziamento di oltre 3 milioni e mezzo, inizieranno in questi giorni le operazioni di completamento che si concluderanno entro un anno, quando si festeggerà il centenario della nascita di Burri (1915-2015) e Gibellina sarà la tappa finale di un ricco circuito di mostre che toccheranno New York, Milano, Città di Castello e Palermo, a Palazzo Riso.
Si tratta di "cementare" oltre 2.300 metri quadrati di aree già individuate e ricreare, secondo il progetto di Burri, quel che resta del paese. Allo scopo, verranno compattate le macerie che 25 anni fa vennero "recuperate" grazie all'intervento dell'esercito e raccolte con i bulldozer per essere tenuto insieme da reti metalliche; in un'operazione complessa, seguendo l'ideale reticolo, verrà ricreata l'esatta viabilità della vecchio paese, e verrà fatta colare la malta bianca in tanti blocchi livellati come quelli esistenti. Le pareti dei grandi "sarcofaghi", alti 1 metri e 60 saranno ondulate e ogni fenditura sarà larga 2 metri, nel pieno rispetto dell'idea che si realizza pienamente nella visione che se ne coglie da lontano e nel forte impatto percettivo.

La speranza è che non sia troppo tardi. Oggi il Cretto si presenta in stato di abbandono. Ci sono punti dove la vegetazione ha coperto l'opera. E vicino il Cretto ci sono anche alcune discariche abusive. Inoltre, come denunciato più volte da Legambiente, non ci sono le indicazioni stradali per raggiungere il sito.