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13/08/2014 06:30:00

Marsala, Barsalona e Licari condannati per il ferimento di Giovanni Angileri

 Sono state condannate due delle tre persone arrestate dai carabinieri, lo scorso 20 maggio, per il ferimento del 52enne pregiudicato marsalese Giovanni Angileri. Davanti al gup Francesco Parrinello, hanno patteggiato la pena, per lesioni gravi, il 43enne Giuseppe Barsalona, l’unico dei tre con precedenti penali, e il 36enne Francesco Licari. Al primo, autore materiale del ferimento, il gup Parrinello ha inflitto tre anni e 8 mesi di reclusione, mentre al secondo tre anni e mezzo. Ad entrambi sono stati concessi gli arresti domiciliari, ma con il braccialetto elettronico. In tal modo, in caso di evasione verrebbero subito scoperti. A difendere Barsalona e Licari sono stati gli avvocati Francesca Frusteri e Gianpaolo Agate e Salvatore Errera. In maggio, era stato arrestato anche Massimo Vinci, di 29 anni, contitolare di un bar-gelateria nei pressi dello stadio e compagno della figlia del pregiudicato ‘’gambizzato’’. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Stefano Pellegrino e dall'avvocato Eleonora Milazzo, è stato rimesso in libertà. L’agguato scattò la mattina del 26 marzo. Verso le 9.30. Angileri, detto ‘’u’ capitanu’’, fu raggiunto da un colpo di pistola alla gamba sinistra, vicino l’inguine, mentre era seduto davanti il Bar Imperial di via Roma. Il proiettile recise una vena dalla quale uscì subito parecchio sangue. Poco prima di essere ferito, pare che Angileri (che si guadagna da vivere vendendo, occasionalmente e come ambulante, formaggi e ricotta) avesse parlato al telefono con qualcuno in modo abbastanza concitato. All’individuazione delle tre persone arrestate i carabinieri sono arrivati grazie alla registrazione delle immagini filmate da una telecamera di un impianto di sorveglianza a circuito chiuso di un vicino esercizio commerciale. L’occhio della telecamere ha fissato ‘’l’azione delittuosa’’. Alla base della ‘’gambizzazione’’ un dissidio nato per la mancanza della ruota di scorta nell’auto che Angileri aveva comprato nella concessionaria di via degli Atleti gestita da Licari. Angileri, per diverse settimane, avrebbe insistentemente chiesto la ruota di scorta ricevendo risposte dilatorie da Licari. La mattina del 26 marzo, telefona ancora a Licari e a quel punto i toni si fanno molto più accesi. Angileri si presenta al salone di Licari, in via Degli Atleti, dove c’è anche il genero Massimo Vinci. Qui l’ennesima discussione, con Angileri che aggredisce Licari e poi se ne va lasciando l’auto sul posto, con le chiavi appese al quadro di accensione e dicendo che non la vuole più. Vuole solo indietro i suoi soldi. Subito dopo la discussione, Angileri si reca al Bar Imperial, dove per telefono continua a discutere con Licari. Alle 9.45, Massimo Vinci chiama il suocero chiedendo dove si trovasse. Pochi minuti prima delle 10, come testimoniano le riprese effettuate dalle telecamere di sicurezza di un negozio vicino al bar, un uomo, identificato dai carabinieri in Giuseppe Barsalona, si avvicina ad Angileri e fa fuoco. L’uomo stramazza al suolo, mentre Barsalona inveisce contro di lui, puntandogli nuovamente la pistola alla testa. Subito dopo, fugge via, mentre ad attenderlo in auto ci sono gli altri due protagonisti della vicenda.

 

 



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