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13/01/2015 08:38:00

Mafia, confiscati beni per quattro milioni di euro al boss di Marsala Antonino Bonafede

 Diventa ufficiale la confisca, e passano alla proprietà dello Stato i beni del boss marsalese Antonino Bonafede.  

Bonafede, 80 anni, è stato condannato con sentenza definitiva per mafia. Nel marzo 2010 finì in manette nell'ambito di un'operazione che ha colpito la rete di fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. Già nel 2012 gli erano stati sequestrati due appartamenti e alcuni terreni agricoli. Le indagini successivi hanno confermato la sproporzione fra le sue proprietà e la sua dichiarazione dei redditi frutto degli affari di un allevamento di ovini intestato alla moglie Vincenza Centonze.

Confiscata anche un'impresa a lui intestata, che opera nello stesso settore, e 25 terreni coltivati a vigneto. Qui potete leggere l'articolo inerente al sequestro, di circa un anno fa, oggi diventato confisca. 

Questa la nota della Guardia di Finanza. 

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha confiscato, ai sensi della normativa antimafia, un ingente patrimonio, costituito da due aziende agricole e di allevamento, numerosi terreni coltivati a vigneti e disponibilità finanziare, per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Trapani - Sezione Misure di Prevenzione.

L’attività ha interessato un settantanovenne originario di Marsala (TP), già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno dal 1999 al 2004 e condannato, nel 2000, in via definitiva dalla Corte di Appello di Palermo a sei anni di reclusione per associazione mafiosa, in quanto considerato «uomo d'onore» della famiglia mafiosa marsalese.

Il soggetto, coinvolto anche nell'operazione «Peronospera II» del maggio 2003, è stato condannato dalla Corte di Appello nel 2007 ad un anno di reclusione, «in continuazione» con la precedente condanna, per associazione di stampo mafioso, in relazione a precedenti condotte poste in essere fino al 1997, per avere avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione del racket del “pizzo”. Infine, nel marzo 2010, è stato coinvolto nell'operazione «Golem 2», con cui fu smantellata la rete dei presunti fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro.

L’anziano boss è il padre di colui che viene considerato il capo della locale cellula di Cosa Nostra marsalese, attualmente in carcere. Già a maggio del 2012, nell’ambito di un’inchiesta del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani, il Gip di Marsala aveva disposto a suo carico il sequestro di due appartamenti e di alcuni terreni agricoli, per omessa segnalazione di variazioni patrimoniali, come previsto dalla normativa antimafia.

Il provvedimento segue al sequestro eseguito dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo nel febbraio 2014, nel quale era stata riscontrata una palese sproporzione tra i beni oggetto della confisca e le disponibilità reddituali manifestate dal nucleo familiare del soggetto, tali da essere considerati derivanti da attività illecite. Peraltro, gli approfondimenti documentali avevano consentito di riscontrare alcune irregolarità nella gestione di una delle aziende agricole sottoposte alla misura cautelare e nella destinazione di alcuni terreni tenuti a vigneti, che avevano consentito al prevenuto di usufruire indebitamente dei contributi pubblici.

I beni:

Complesso dei beni aziendali della ditta individuale “Bonafede Antonino” – sita a Marsala (TP), operante nel settore di allevamento di ovini;
Complesso dei beni aziendali della ditta individuale “CENTONZE Vincenza” –  sita a Marsala (TP), operante nel settore di allevamento di ovini;
nr. 25 terreni coltivati a vigneti.

VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 4.190.000