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21/09/2015 06:40:00

Libero Consorzio di Trapani, il 29 Novembre l'elezione. Il Pd spinge Di Girolamo

 Ex provincie Sicilia, si vota il 29 Novembre, tra le polemiche. I presidenti dei Liberi consorzi dei comuni e i sindaci delle città metropolitane, che in Sicilia prendono il posto delle Province regionali, verranno eletti il prossimo 29 novembre. Questo è quanto ha deciso la giunta regionale con una delibera. Ma il governo Renzi potrebbe impugnare tutte o in parte le modifiche proposte dal parlamento regionale all’impianto originale delle legge. Il 7 ottobre scadrà il termine ultimo entro il quale il Cdm potrà pronunciarsi adducendo alcuni profili di incostituzionalità. Due potenziali profili di incostituzionalità, teoricamente oggetto di impugnativa del Consiglio dei ministri, sono l’assenza di “voto ponderato” (il voto del consigliere del Comune più grande “pesa” quanto quello del Comune più piccolo) e il limite temporale posto per essere eletto, ovvero almeno 18 mesi di mandato da sindaco da compiere. A questo, poi, si aggiunga che la legge Delrio “pura” prevedeva che il sindaco del capoluogo di Provincia diventasse naturalmente il nuovo presidente del Libero consorzio o della città metropolitana.

La data fissata esclude la candidatura di sindaci, circa 150 in tutta la Sicilia, il cui mandato scadrà entro i prossimi 18 mesi. Tra le vittime eccelenti c’è il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che non potrà guidare la prima città metropolitana di Palermo. L’ultima data utile per partecipare era il 21 novembre.

La legge regionale 15/2015, che in Sicilia recepisce quasi per intero la “Delrio” nazionale, istituisce 6 Liberi consorzi e 3 Città metropolitane. Resta adesso l’incognita delle scadenze. La legge stabilisce che i due enti intermedi avranno competenze proprie in materia di servizi sociali e culturali, di sviluppo economico, di organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente. La riforma inoltre dispone che gli enti di area vasta stabiliscano entro tre mesi la propria dotazione organica e offre la possibilità di formare nuovi liberi consorzi di comuni che abbiano i requisiti di continuità territoriale e una popolazione non inferiore a 180 mila abitanti. Il personale che resterà assegnato ai nuovi enti o che andrà in mobilità sarà individuato con decreto del presidente della regione, previa delibera di giunta su proposta dell’assessore regionale alle autonomie locali, sentite le principali organizzazioni sindacali.

E nell'ex provincia di Trapani cosa accade? Quel giorno tutti i consiglieri comunali si incontreranno per votare il presidente. Il Pd, sulla carta, è il partito che ha la maggioranza, quindi è tutta una questione interna ai democratici. Gli ultimi rumor parlano di una corsa a due tra il Sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, e il Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, con quest'ultimo che pare favorito - pur tra le perplessità di molti amministratori locali, non fosse altro per il fatto che Di Girolamo è sindaco da poco - perchè il Pd a livello regionale ha chiesto ai suoi amministratori di rispettare, dove è possibile, il criterio di eleggere come presidente del consorzio il Sindaco della città più grande,  e quindi in questo caso Marsala. Tra l'altro non sono molte le alternative, perchè a parte Marsala, i grandi comuni sono amministrati da "indipendenti" di area di centrodestra (Cristaldi a Mazara, Errante a Castelvetrano che il Pd comunque non voterebbe mai dopo quanto successo in città, e Damiano a Trapani) o, come nel caso di Alcamo, commissariati. Circa i piccoli Comuni, c'è un tentativo di questi di coalizzarsi, approffitando del fatto che ogni consigliere vale un voto, al di là del numero di abitanti, e portare alla guida l'espressione di un Sindaco di una piccola città ma con capacità amministrative più ampie. In questo caso potrebbe tornare in corsa il nome di Salvatore Gabriele da Pantelleria, o, a sorpresa, potrebbe farsi avanti il Sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, che ormai vanta una rete di relazioni in tutta la provincia di Trapani.

ANCI. Sempre critica sulla riforma l'Anci, l'associazione dei Sindaci.  “Innanzitutto non è assolutamente chiaro il quadro finanziario – scrivono i sindaci – che consentirà di svolgere le funzioni assegnate ai Liberi consorzi e città metropolitane, restando ancora aperto (solo per le ex province siciliane) il nodo relativo alle misure necessarie a compensare la riduzione dei trasferimenti nazionali. Le disposizioni previste dall’art. 46 circa l’obbligo di predisposizione di un bilancio di previsione solo annuale e la possibilità dell’utilizzo dell’avanzo di amministrazione per garantire il pareggio finanziario destano, da un canto, forti dubbi di legittimità e, dall’altro, perplessità circa la loro portata strutturale”. Ma le perplessità dei sindaci non sono solo di ordine finanziario. Esistono consistenti rischi occupazionali: “Non è stata in nessun modo affrontata, per altro verso – sottolineano – la questione relativa al personale e dell’obbligo di ridurre del cinquanta per cento l’organico”. Gravi vulnus sarebbero riscontrati anche nel percorso democratico per l’elezione.”Altro aspetto della norma approvata dal legislatore regionale che fa sorgere forti perplessità è quello della mancata individuazione puntuale degli amministratori in possesso dei requisiti di candidabilità – fanno notare – Si tratta, com’è di tutta evidenza, di una norma che mina alla radice la certezza della partecipazione di un insieme significativo e rappresentativo del corpo elettorale da individuare per queste elezioni di secondo livello”. “Fortissime perplessità lascia la norma che individua per alcuni comuni un percorso privilegiato e diverso rispetto all’appartenenza al Libero consorzio o alla Città metropolitana – denunciano – D’altro canto la Legge regionale non ha previsto nessuna di quelle condizioni che avrebbero consentito la sostenibilità di una riforma così complessa in sede di prima attuazione”.