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21/12/2015 08:20:00

Una visita al Parco Archeologico di Selinunte

di Dino Agate - Sono andato al Parco archeologico di Selinunte, e ho provato una grande ammirazione e al tempo stesso una grande delusione. Cento ettari di terra vivificata dalla civiltà della colonia greca di cinque secoli prima di Cristo. Un patrimonio del'umanità abbandonato al menefreghismo dei siciliani di ieri e di oggi.

Il grand tour, che gli intellettuali ed i letterati del diciottesimo e diciannovesimo secolo consideravano indispensabile al completamento della loro cultura, prevedeva la visita ai resti archeologici di Selinunte, ma noi siciliani facciamo di tutto per respingere i visitatori di questo luogo.

Potremmo avere un luogo di grande attrazione internazionale, ed é come se non capissimo la sua importanza. La Sicilia è una grande isola, crocevia storico di tutte le civiltà che si affacciano sul Mediterraneo, eppure noi siciliani siamo quelli che non sappiamo valorizzarla: siamo i peggiori amministratori delle nostre eccellenze.

Tutti i governi regionali, che si sono succeduti, hanno messo ai primi posti dei loro programmi la valorizzazione delle eccezionalità paesaggistiche, culturali, archeologiche e monumentali isolane, e poi governando hanno dimenticato di adottare i conseguenti provvedimenti.

Entrato nel Parco archeologico di Selinunte, ho chiesto un depliant dei luoghi, e gli addetti mi hanno risposto che non l'avevano. Prima di entrare nel Parco, volevamo prender un caffè, ma gli esercizi pubblici erano chiusi. Un custode mi ha spiegato che di questa stagione gli esercenti non trovano convenienza a tenere aperti i locali, dato il poco afflusso di visitatori. Si vorrebbe, da parte degli esercenti, che potessero guadagnare tutto l'anno come d'estate, e quindi chiudono quando il flusso turistico diminuisce. Non capiscono che bisogna investire e sacrificarsi per dare un'immagine buona anche nel periodo di magra.

Entrati nel Parco, abbiamo atteso invano che arrivasse il gestore dei trenini - una decina di trenini stazionavano nei pressi - che potevano comodamente portarci a visitare i templi E, F e G, il baglio - museo Florio, l'Acropoli e l'Efebo. I gestori, mi hanno spiegato gli addetti alla biglietteria, erano venuti la mattina, ma erano andati via vedendo che non c'erano turisti. Così...i turisti dovrebbero essere a loro servizio, non loro a servizio dei turisti. E vogliamo incrementare il turismo! A parole lo vogliamo, ma nei fatti no.

Ho incontrato un giornalista, vecchio conoscente, che mi ha detto a tal proposito: " La Sicilia potrebbe essere il giardino d'Europa, e i suoi abitanti potrebbero vivere coi proventi del turismo. Ma non dovrebbe essere abitata dai siciliani. Loro, i siciliani, sono i peggiori nemici della Sicilia". Sottoscrivo integralmente.