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28/03/2016 00:00:00

"Prigionieri di noi stessi". Riflessioni del nostro nostro lettore, Luca Stanislao Biondo

Se riflettere porta a conclusioni tristi forse meglio non riflettere, direbbe un qualsiasi cittadino medio. Viviamo in un epoca nella quale la politica non è altro che una lotta al voto senza slogan, programmi e motivazioni per gli elettori che si fanno influenzare dalle simpatie per ragioni sterili e corrono alle urne con una sempre minore consapevolezza dell'importanza del Diritto al voto. Soggetti che non hanno i requisiti minimi per far parte di una civile conversazione infestano le aule parlamentari trasformando una seduta assembleare in una spettacolare lotta tra gladiatori in Colosseo. Preferiamo l'ignoranza al sapere perché in tal modo si hanno meno preoccupazioni e meno pensieri che potrebbero affliggere le menti piatte e dormienti degli italiani. Ci impietosiamo per questi dolorosi attentati che a distanza di mesi insanguinano il volto di un Europa sfigurata dall'avarizia dei potenti banchieri, che ancora vorrebbero imporre il loro potere economico giocando con la fragilità di tante persone disperate dalla triste piaga della disoccupazione. Puntualmente atti di sciacallaggio mediatico si presentano alla mezz'ora dall'attentato, si cerca di speculare sulle vittime o sui feriti ed addirittura si cerca di aumentare la propria "popolarità politica" esibendosi in pose a dir poco raccapriccianti pur di racimolare qualche voto pregno di meschinità. Ci stanno facendo coltivare-si perché la colpa è loro quanto della nostra ignoranza- sentimenti quali l'odio e il razzismo, sentimenti che sarebbero dovuti scomparire pure dal dizionario dopo la triste piaga dell'olocausto. Io credo- avallando il famoso detto che se a pensar male si fa peccato spesso ci si indovina- che noi,ahimè, siamo vittime di una guerra che qualcuno sta combattendo a nostra "insaputa".Siamo andati nel loro paese ad importare là democrazia con bombe e fucili, come possiamo pretendere di importare la democrazia( il governo del popolo) con un mezzo autoritario quali sono le armi? C'è poco da dire, sono dati oggettivi, inconfutabili che a malincuore la generazione precedente ci ha lasciato come eredità scegliendo una classe di governanti che si è ben radicata consentendo un declino morale ed economico. Quella stessa classe politica che ha generato delle creature figlie di un paese privo di valori, quali dovrebbero essere quelli della vera democrazia greca di Pericle. Politica che oggi non vogliamo spazzare via in quanto non abbiamo la forza ed il coraggio di aprirci al cambiamento dando la possibilità a chi realmente-ammesso che esista qualcuno- abbia voglia di ridare lucentezza e splendore ai fasti di un paese che quasi come se avesse la cataratta non vede bene la retta via per risalire la china e intraprendere un cammino pieno di speranza ed auspicio per i giovani che vogliono costruire il proprio domani. Citando il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa chiudo questa mia riflessione: "I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.”Ora qui lui si riferiva ai siciliani dato che la sua opera era ambientata in una Sicilia pregna di lassismo, dove il principe di Salina dall'alto del proprio rango voleva impedire lo sbarco di Garibaldi per paura che il nuovo ceto borghese poteva togliergli quell'aurea di potere, ma lo steso nipote Tancredi lo rassicurava dicendo al principe che alla fine gli eventi volgeranno a favore della loro classe perché tutto cambia per non cambiare. Ebbene se non vogliamo immedesimarci nella triste ma vera realtà che Tomasi di Lampedusa anzitempo aveva prospettato per una Sicilia monotona e avara di potere, credo che NOI- sì voi che leggete, sì io che scrivo e sì chiunque ascolterà mai questa mia riflessione- dobbiamo sfatare questo mito del "tutto cambia per non cambiare" che attanaglia la nostra società rendendola prigioniera di noi stessi.

 


Luca Stanislao Biondo