In Sicilia nasce il Sindaco di minoranza: per essere eletti al primo turno basta il 40%
Dalle prossime elezioni amministrative in Sicilia, il sindaco sarà eletto senza ballottaggio, se raggiunge la soglia del 40 per cento. Lo ha deciso l'aula dell'Assemblea regionale siciliana, che ha approvato un emendamento all'articolo due della riforma della legge elettorale, in discussione a Sala d'Ercole. Alcuni deputati, tra cui il primo firmatario Santi Formica di Lista Musumeci, avevano proposto la soglia del 35 per cento per l'elezione diretta del sindaco, ma alla fine è passata la linea del Pd che chiedeva la soglia del 40 per cento. Ecco cosa prevede la norma appena approvata:
"E' proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti, a condizione che abbia conseguito almeno il quaranta per cento dei voti validi. Qualora due candidati abbiamo entrambi conseguito un risultato pari o superiore al quaranta per cento dei voti validi, è comunque proclamato eletto il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti".
E' stato poi approvato un emendamento del M5S che prevede l'elezione "in caso di parità di voti ottenuta dal candidato sindaco" del più giovane, non senza qualche malumore tra i deputati in aula.
I CINQUE STELLE. “Cercano di fermarci a tutti i costi, ma non si rendono conto che tutto gli si ritorcerà tutto contro. La gente non è stupida e in cabina elettorale reagirà a quella che percepisce come un’enorme ingiustizia: quello che stanno varando è il ‘truffarellum'”. Così Giancarlo Cancelleri del M5S all’Ars commenta gli articoli della riforma elettorale finora approvati a sala d’Ercole che “con il ‘trascinamento’ cerca di favorire l’accozzaglia di liste e la ‘santa alleanza’ fatte in chiave anti-movimento”.
“Viene sancita oggi in Sicilia – dice – la nascita del Partito della Nazione invocata da Renzi. Una bruttissima riforma fatta tenendo fuori la maggiore forza politica isolana venuta fuori dalla urne nel 2012″.
La soglia del 40 per cento stabilita per l’elezione del sindaco al primo turno – afferma Francesco Cappello – è la morte della democrazia. Di fatto in Sicilia viene stravolto un principio matematico: vince la minoranza». Molto negativo il commento di Cappello anche sull’effetto trascinamento. Questo meccanismo – dice – equivale al sequestro della volontà dell’elettore, che si vede costretto a votare sindaco e consigliere dello stesso schieramento”.
“Dall’indomani del consenso ottenuto dal M5S alle elezioni comunali – dice la capogruppo Angela Foti – i partiti hanno gettato la maschera e scelto di imporre la loro legge elettorale, tentando tra mille spaccature interne di garantirsi dei vantaggi anche a costo di erodere pezzi di democrazia . Tutto questo non ci spaventa e si ritorcerà contro di loro”.
“In un clima da tutti contro tutti – dice Salvatore Siragusa – proprio quando la Sicilia è piena di problemi non si trova di meglio che mettere in piedi un papocchio che mette tutti d’accordo: fermare il M5S”.
“La soglia del 40 per cento per l’elezione del sindaco – afferma Stefano Zito – è un’altra delle mille imposizioni arrivate da Roma. Potremmo chiamare l’emendamento ‘Fassinellum’. Con questo vogliono evitare quello che è successo a Roma”.
LIBERI CONSORZI. L'Ars ha approvato il ddl che rinvia le elezioni dei Liberi consorzi e Città metropolitane, inizialmente previste a settembre. In base alla norma approvata oggi dall'Ars, l'assessore regionale alle Autonomie locali dovrà indicare la nuova data in un giorno compreso fra il primo ottobre e il 30 novembre.
ANCI. “Mentre l’Ars, a pochi mesi dalle prossime elezioni amministrative, si affanna tra mille incertezze e un clima di estrema confusione a modificare, ancora una volta, la legge elettorale, ieri in Conferenza Regione-Autonomie locali per la prima volta, dall’inizio dell’anno, è stata ufficializzata la volontà di determinare il dissesto finanziario dei comuni, dei liberi consorzi e delle città metropolitane dell’Isola. Infatti, nonostante siano scaduti da mesi i termini per l’approvazione del bilancio di previsione 2016 dei comuni (30 aprile) e dal 31 luglio anche quelli per città metropolitane e liberi consorzi, si è appreso che quanto previsto dall’art.7 della legge di Stabilità regionale per l’anno 2016, rimarrà in buona parte lettera morta determinando conseguenze che, come è di tutta evidenza, a distanza di otto mesi dall’inizio dell’anno, risultano non essere più sanabili”.Lo hanno reso noto i sindaci della delegazione AnciSicilia presenti ieri pomeriggio alla Conferenza Regione- Autonomie Locali. Tra i rappresentanti dell’AnciSicilia in seno alla Conferenza erano presenti: il presidente e il segretario generale dell’Associazione, Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, il vice presidente vicario, Luca Cannata, il vice presidente Paolo Amenta, il sindaco di Messina, Renato Accorinti, il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, il sindaco di Gioiosa Marea, Edoardo Spinella, e il sindaco di Prizzi, Luigi Vallone. “Più in particolare – ha aggiunto la delegazione dell’Associazione – ieri il Governo regionale ha certificato che, a differenza di quanto previsto dalla legge 3/2016, i 115 milioni e i 30 milioni destinati rispettivamente alle spese di investimento dei comuni e delle ex province ed utilizzabili espressamente anche al pagamento delle rate di mutuo, non sono utilizzabili per tale finalità, mentre gli ulteriori 50 milioni destinati “prioritariamente al pagamento delle quote capitale delle rate di ammortamento dei mutui accesi per il finanziamento di spese di investimento” non sono allo stato attuale disponibili e non si ha certezza su quando lo saranno”. “Anche le ulteriori risorse relative al Fondo perequativo (pari a 340 milioni di euro) – hanno continuato i rappresentanti dell’AnciSicilia – e quelle destinate al pagamento del personale precario (182 milioni circa) subiranno allo stato attuale una decurtazione del 9 per cento e non si comprende come ciò possa essere gestito in termini di bilanci comunali. Tutto ciò conferma quanto sia grave la condizione di precarietà e di incertezza del sistema degli enti locali siciliani, che, come l’AnciSicilia e la stessa Corte dei Conti hanno in più occasioni denunciato, dipende strutturalmente dalle risorse regionali. Un tale quadro condiziona in maniera diretta la risoluzione di altri problemi decisivi per gli enti locali quali l’avvio e la prosecuzione delle procedure di rinnovo contrattuale o stabilizzazione per i lavoratori a tempo determinato e la definizione, attraverso l’indizione delle elezioni di II livello, del nuovo quadro di governance nei liberi consorzi e nelle città metropolitane”. “Per tali ragioni – ha concluso il presidente Orlando – l’AnciSicilia invierà una formale richiesta al Governo nazionale affinché, sin dalle prossime ore, si possa avviare un articolato confronto con la Regione Siciliana e le Autonomie locali dell’Isola per individuare le soluzioni urgenti che consentano di arrestare l’ormai inevitabile tracollo finanziario e le gravissime ripercussioni che ciò determinerebbe sui cittadini. In assenza di risposte proporzionate alla gravità della situazione saremo costretti ad avviare iniziative di protesta e ad intraprendere azioni legali presso ogni autorità competente” Di seguito alcuni dati significativi:
- 300 comuni che non hanno deliberato il rendiconto di gestione finanziaria 2015 (dati al 16 giugno)
- 350 comuni non hanno approvato il bilancio di previsione 2016 (dati al 16 giugno)
- Le tre città metropolitane non hanno approvato il bilancio di previsione nei termini
- I sei liberi consorzi non hanno approvato il bilancio di previsione nei termini e in alcuni casi hanno già avviato le procedure per la dichiarazione di dissesto
- Significativo aumento nel 2016 degli enti che hanno deliberato il dissesto finanziario e che hanno avviato la procedura di riequilibrio.
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