Il crollo in Brianza, la responsabilità sulle nostre strade e il ponte senza cemento
Un'Audi A3 bianca guidata da un pensionato che percorre una statale, una Punto rossa guidata da un 37enne, un tir e una monovolume con a bordo una famiglia che attraversano un cavalcavia.Scene normali sulle strade di tutti i giorni, se non fosse che ad un certo punto quel cavalcavia cede di schianto, schiacciando l’Audi A3 e provocando la morte immediata dell’automobilista, scaraventando giù il tir che si accartoccia sull’utilitaria, il cui guidatore riesce miracolosamente ad uscirne illeso, mentre gli occupanti della monovolume assieme all’autista del tir, feriti ma per fortuna vivi, devono ricorrere alle cure dell’ospedale di Lecco.
Sono questi i terribili fotogrammi del crollo del ponte in Brianza. Immagini che fanno male perchè già viste, che fanno ribollire il sangue perché sono il terribile risultato di cosa riesce a causare in Italia la burocrazia e il pressappochismo di chi invece dovrebbe essere preposto a ricoprire quei ruoli che dovrebbero tutelare la sicurezza pubblica e averne la responsabilità. Ancora una volta siamo qui inermi a constatare la anormalità di un Paese che è tutto fuorché civile, perché non ci può essere alcuna giustificazione se in un tranquillo venerdì di fine ottobre, il signor Claudio Bertini, 68 anni, ex professore in pensione di Civate che stava percorrendo la statale di Annone Brianza per raggiungere a casa i propri familiari muore schiacciato da un cavalcavia che gli crolla sopra mentre lo stava sottopassando a bordo della sua auto.
La superficialità e la lentezza con la quale sono stati gestiti i momenti prima del crollo sono causa della tragedia che si è consumata in provincia di Lecco. Se si fosse deciso prima e valutata diversamente la segnalazione del pericolo già nelle prime ore del pomeriggio, e si fosse data piena esecutività alla chiusura del tratto stradale, non sarebbe avvenuto il crollo. Ma c’è di più, lo stesso procuratore di Lecco, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, che potrebbe diventare disastro colposo, ha confermato per quel ponte una pregressa situazione di gravi disagi e pericoli risalenti addirittura ad una decina d’anni fa. Su quel viadotto dunque, molto probabilmente si concentrano tutta una serie di inadempienze sospette. Ma la tragedia avvenuta in Brianza, e non in una paesino dell’agrigentino, nelle campagne del trapanese o in Calabria, è solo l’ultima di una lunga serie che testimoniano in lungo e in largo, lo stato di salute malato delle infrastrutture e delle strade italiane; almeno in questo il Paese rimane unito. Quante volte abbiamo raccontato di strade e tunnel pericolosi. Quante persone, troppe, sono morte in Italia annegate in un sottopasso dentro un’auto bloccata da un improvviso nubifragio autunnale, ma purtroppo tutto questo non è servito a nulla.
Sul nostro territorio di esempi di opere fatte male ne abbiamo in abbondanza. C’è la galleria di Segesta ( i lavori di ammodernamento sono in corso), da anni tra le più pericolose d’Europa, ma anche quelle dello scorrimento veloce Marsala-Birgi non sono da meno, e poi l’esempio più eclatante degli ultimi tempi, il ponte Himera crollato lungo l’autostrada A19 Palermo-Catania che ha spaccato per mesi la Sicilia in due. Ad ogni disgrazia si annunciano commissioni d’inchiesta, provvedimenti drastici, cambi di rotta per garantire vigilanza e correttezza sui lavori e soprattutto responsabilità certe, cosa che puntualmente non avviene. Anche per il crollo del ponte brianzolo la responsabilità sin dalle prime ore è iniziata a rimbalzare tra le parti. L’Anas dice che è intervenuta tempestivamente dicendo alla Provincia di aver dato ordine di chiudere il tratto di Strada. Dalle prime ricostruzioni dei fatti, il cantoniere Anas addetto alla sorveglianza del tratto sul quale alle ore 17.20 è ceduto il cavalcavia n. 17 della SP49, già attorno alle ore 14.00, avendo constatato il distacco di alcuni calcinacci, ha disposto immediatamente la loro rimozione e la parzializzazione della SS36 in corrispondenza del cavalcavia, dalla Provincia invece dicono che se c’erano così gravi rischi dovevano essere i tecnici dell’Anas a chiudere. Ma l’Anas replica che gli addetti della Provincia hanno richiesto un'ordinanza formale da parte loro che implicava l'ispezione visiva e diretta da parte del capocentro Anas, il quale si è attivato subito, ma proprio mentre giungeva sul posto il cavalcavia è crollato.
Insomma, una situazione a dir poco paradossale di come si gestiscono le nostre strade e la sicurezza, e soprattutto, per quelle statali non si capisce più chi ha il compito di farlo da quando sono state abolite le ex province. E a proposito di ex province, strade statali e ponti pericolosi, il crollo del cavalcavia a Lecco non può non farmi ricordare di un altro ponte, quello che si trova sullo scorrimento Marsala-Birgi, all’altezza di contrada Dara. Dopo i danni causati dall’urto di un camion non è mai stato sistemato (nel video qui a lato un nostro servizio di quattro anni fa), ha continuato a sfaldarsi e a perdere il suo cemento, lasciando in alcuni punti solo il ferro arrugginito come sostegno. Da anni come sappiamo manca un vero governo dell’ex provincia di Trapani, Ente gestore della strada, e i commissari che si sono succeduti hanno fatto solo l’ordinaria amministrazione. Un suggerimento al futuro dirigente del Libero Consorzio Comunale di Trapani mi viene mente, quello di organizzarci tutt’intorno una gara di Kart e fare in modo, come succede a Marsala, dove per l'occasione si asfalta qualche strada, di procedere a dei lavori di ripristino e messa in sicurezza. In fondo ci vuole poco, basta farci passare sopra qualche go-kart, fare quei lavori di rattoppo e sperare che non crolli giù...
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