Quantcast
×
 
 
12/03/2017 17:15:00

Palermo, clochard bruciato vivo: confessa un benzinaio. Ma nessun pentimento...

16,00 - E' prevista domani davanti al Gip di Palermo l'udienza di convalida del fermo di polizia per Giuseppe Pecoraro, 45 anni, il benzinaio che nella notte tra venerdì e sabato ha bruciato vivo Marcello Cimino nel portico della mensa dei frati cappuccini, in via dei Cipressi. L'omicida, che ha confessato, è difeso dagli avvocati Brigida Alaimo e Carolina Varchi.
L'avvocato Giuseppe Giamportone si offerto di assistere gratuitamente i familiari della vittima. Le indagini sono coordinate dal Pm Maria Forti. Ieri, nel corso dell'interrogatorio, Pecoraro non ha mostrato alcun segno di pentimento, tentando di giustificare il suo gesto. Inizialmente aveva anche cercato di negare tutto, prima di crollare.

L'identificazione di Pecoraro è stata possibile grazie al video ripreso dalle telecamere installate nei pressi della mensa e dai tanti riscontri trovati dalla squadra omicidi della questura. In poche ore è stato ricostruito un litigio tra Cimino e Pecoraro, avvenuto davanti al negozio di frutta e verdura di piazza Cappuccini, a poche metri dalla mensa.
Un alterco causato dalla gelosia dell'omicida: pare che l'ex moglie di Pecoraro avesse iniziato una relazione con il clochard ucciso. I numerosi testimoni sentiti dalla polizia hanno ammesso, sia pure con qualche difficoltà, di aver visto litigare i due.

07,00 - Come abbiamo raccontato ieri, un clochard è stato bruciato vivo a Palermo. Si tratta di Marcello Cimino, 45 anni, cosparso di benzina e arso vivo mentre dormiva.

L'assassino di Cimino ha confessato. Si tratta di Giuseppe Pecoraro, un benzinaio di 45 anni. L'uomo, che presenterebbe alcune bruciature sul corpo e che è stato fermato dalla polizia dopo un interrogatorio con l'accusa di omicidio volontario, ha agito per gelosia. Pecoraro si era da poco separato dalla moglie e sospettava che quest'ultima avesse una storia con il clochard. Il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti ha confermato che Pecoraro avrebbe commesso il delitto per motivi passionali. «Pensava che Cimino gli insidiasse la moglie - ha spiegato -. Tra i due c'era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla Missione San Francesco dei Cappuccini dove è avvenuto il delitto». Gli agenti della squadra mobile, che erano già sulle tracce dell'assassino, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere. Di fronte alle contestazioni degli investigatori, che gli chiedevano in particolare l'origine di quelle ustioni, Pecoraro inizialmente ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato «con la macchinetta del caffè». Ma dopo qualche ora è crollato e ha confessato: «È vero sono stato io».

La Procura di Palermo ha aperto anche un'indagine sulla diffusione del video che riprende l'omicidio. Gli inquirenti ipotizzano i reati di violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento.