Quantcast
×
 
 
25/03/2017 06:15:00

Gli scandali alla Curia di Trapani: giornalisti scagionati, si indaga ancora su Miccichè

 Ci sono sviluppi "collaterali" nella tormentata vicenda degli scandali alla Curia di Trapani. Alcuni giornalisti che, nel tempo, si erano occupati delle presunte malefatte dell'ex Vescovo Miccichè e che erano stati querelati sono stati assolti o prosciolti. Nei giorni scorsi presso il Tribunale di Trapani si è tenuto il procedimento nei confronti del gornalista Beppino Tartaro a seguito della denuncia presentata dall’ ex vescovo Francesco Miccichè relativamente ad un suo articolo pubblicato nel 2013 sul periodico EXTRA. Il tribunale del capoluogo ha totalmente assolto Tartaro, respingendo sia la richiesta di prosecuzione dell' iter giudiziario avanzata dal PM che la richiesta di rimborso danni morali da parte dei legali di Mons. Miccichè. Nel 2009 era stato assolto da un’analoga accusa sempre su denuncia dell’ ex vescovo. 

 La Procura della Repubblica di Trapani ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico dei giornalisti Maurizio Macaluso e Vito Manca, indagati per diffamazione. L’inchiesta era stata avviata a seguito di un esposto presentato da don Ninni Treppiedi, ex direttore dell’Ufficio amministrativo della Curia, dopo la pubblicazione sul settimanale “Social” di una serie di interviste rilasciate dal vescovo Francesco Miccichè. Secondo la Procura della Repubblica, Macaluso, estensore degli articoli, ha esercitato il diritto di cronaca “riportando il contenuto virgolettato del pensiero di Miccichè”.

L’ex vescovo di Trapani sostenne di essere stato raggirato da Treppiedi. Secondo Miccichè, il direttore dell’Ufficio amministrativo avrebbe proceduto alla vendita, a sua insaputa, di alcuni beni immobili della chiesa impossessandosi dei relativi profitti. Da successive indagini, non ancora note al momento della pubblicazione delle interviste, sono emersi fatti diversi. Secondo gli inquirenti, Miccichè avrebbe accusato falsamente Treppiedi al fine di screditarlo e coprire le proprie responsabilità.

La vicenda degli scandali alla Curia di Trapani va avanti ormai dal 2011, con diversi colpi di scena e ribaltamenti. Da presunta parte lesa l’ex vescovo Francesco Micciché si è ritrovato poi indagato per calunnia e diffamazione ai danni di Antonino Treppiedi, il sacerdote che nella fase iniziale dell’indagine era indicato come l’autore di accuse false proprio nei confronti del suo stesso presule. L’accusa di calunnia per l’ex vescovo si somma a quelle di appropriazione indebita e malversazione di fondi pubblici: reati ipotizzati dalla procura trapanese nei primi mesi del 2015. La Finanza ha perquisito la villa di Monreale di Miccichè. 

Dopo quelle perquisizioni, gli investigatori hanno contestato all’ex vescovo di aver trafugato alcuni beni culturali dal patrimonio della Fondazione Auxilium, un grande centro fisioterapico della curia,  amministrata da Teodoro Canepa, cognato del Vescovo. Il Vaticano invia a Trapani  monsignor Domenico Mogavero, vescovo della vicina Mazara del Vallo, inviato dalla santa sede come “visitatore apostolico”, e cioè un vero e proprio ispettore, chiamato a fare luce sulla gestione Miccichè.

Dopo l’invio di Mogavero il Vaticano decide di destituire Micciché, mentre l’inchiesta della procura imbocca un’altra pista: l’ex vescovo viene indicato come parte lesa, mentre Treppiedi, suo grande accusatore ed ex economo della curia, finisce indagato per riciclaggio e calunnia insieme ad altre tredici persone. Le accuse nei confronti del sacerdote sono state archiviate.

L’ex direttore della Caritas Sergio Librizzi, accusato di reati a sfondo sessuale, ha infatti raccontato ai pm di come dal 2000 l’ex vescovo si fosse appropriato di una parte dei fondi provenienti dall’8 per mille (circa 800mila euro), già dall’anno 2000.