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26/04/2017 06:00:00

Moni Ovadia, l’esperienza marsalese e la stagione teatrale, facciamo il punto

Ulteriori problemi di salute affliggono il direttore artistico di Marsala, Moni Ovadia. Pure una costola rotta oltre ad un intervento ai denti che gli altera la pronuncia di alcune parole. Nonostante tutto non si è sottratto alla mia richiesta di intervista telefonica. Santo cielo, lei ha Saturno contro! Gli dico per esorcizzare il dramma

Un anno duro, sicuramente, così lo definisce il maestro, questo periodo di sofferenze fisiche in contemporanea alla tournée di tre  mesi con Il Casellante. Una lunga chiacchierata, contraddistinta dall’amabilità e la disponibilità che non sempre si riscontra a certi livelli. Ma andiamoci con ordine.

Maestro che fine ha fatto lo spettacolo indicato nel manifesto, quello da mettere in scena in prossimità delle manifestazioni garibaldine?

Per tutta una serie di problemi che hanno riguardato la mia salute non mi è stato possibile rispettare questo impegno. Comunque lo spettacolo verrà recuperato la prossima stagione. Nel periodo della settimana garibaldina si farà, invece, una breve rassegna che gli artisti locali presenteranno, due a sera, per diverse sere. In questo modo  avrò la possibilità di assistere personalmente alle rappresentazioni e cominciare a farmi un’idea sulle realtà locali.

Possiamo dunque  dire che la rassegna si è conclusa, tra alti e bassi. La qualità c’è stata, si ritiene soddisfatto?

L’investimento iniziale, di oltre centomila euro, è rientrato per oltre il cinquanta per cento. Il costo medio reale, pertanto, di otto spettacoli, supera di poco i seimila euro ciascuno.  A proposito di costi, ne approfitto per rispondere a quanti sostengono  che sono stati acquistati spettacoli senza alcun vantaggio economico. La formula 30/70, per l’acquisto di eventi teatrali, viene proposta, ma questo non comporta in automatico che venga accettata. Marsala non è Milano o Roma. I nomi importanti si muovono su cachet e il motivo è fin troppo evidente.

L’ultimo spettacolo è stato  Viddranu sugnu di Francesco Torre, lei aveva letto la trasposizione teatrale del testo letterario?

No. E di questo mi scuso. Ho peccato d’eccesso di fiducia nei confronti di Francesco Torre che avevo conosciuto durante lo spettacolo Le baccanti, realizzato con L’INDA di Siracusa. In quella circostanza si è dimostrato serio e professionale. Evidentemente Francesco non era ancora pronto per uno spettacolo, scritto, diretto e interpretato da lui. Faccio mea culpa e accetto la critica, anche severa, per questa leggerezza.

Ancora una domanda su un altro spettacolo inserito nel cartellone,  il Caravaggio di Sgarbi lei lo ha visto?

Certo. E le dirò di più, in tutte le città importanti ha riscosso un successo strepitoso.

Ma quando lo ha visto lei, Sgarbi ha fatto tutti quei pistolotti omofobi, o ha riservato solo a noi questa variante?

Non mi pare. Comunque non fatico a crederlo, Sgarbi è una mina vagante. Se ha la serata storta cambia pure la scaletta. Mi dispiace che sia successa questa cosa, che trovo gravissima. Farò avere la sua recensione al  manager di Sgarbi, che è mio amico.

A che punto è il progetto dello Stabile diffuso, ci sono i dodici teatri?

Non ancora. Anche in questo caso si sta facendo un tentativo.

Per la stagione estiva cosa pensa di fare, considerando che siamo già in ritardo?

A metà maggio ci sarà una riunione per fare il punto anche su questo, mi piacerebbe portare, come ho già detto più volte, Le baccanti alle Saline. Devono però esserci le condizioni

Ossia i soldi?

Esatto.

A proposito di soldi, maestro, come giustamente lei ricorda sovente, la sua direzione artistica a Marsala non prevede un cachet, questa gratuità però non le consente di dedicarsi al territorio, non sarebbe meglio pagarla e acquistare qualche spettacolo in meno, giusto per assicurarsi la sua presenza?

Vorrei precisare che la mia figura è pro-tempore. In qualunque momento il rapporto può essere interrotto senza alcun vincolo contrattuale. Dividere le risorse per pagare un compenso a me, e lei dovrebbe sapere quanto possono essere onerosi  i compensi per i direttori artistici, vorrebbe dire non poter più realizzare una stagione degna d’essere definita tale. Non si può fare un cartellone con tre spettacoli.

La situazione  è piuttosto complessa, mi sembra di capire. Come definirebbe, ad oggi, la sua esperienza a Marsala?

Un tentativo. Un impegno basato principalmente sulla buona volontà. Le critiche che mi sono state mosse da Marsala sono partite prima ancora che io facessi qualcosa. Per dirla alla palermitana: cu tuttu ca sugnu orvu a viu nivura