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27/04/2017 06:30:00

Processo all'ex Vescovo Miccichè. Citato come teste il giornalista Maurizio Macaluso

15,15 - E' stato citato come testimone per la prossima udienza fissata per il 6 giugno il giornalista Maurizio Macaluso. E' questo l'esito della prima giornata del processo che vede imputato per diffamazione l'ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè e parte offesa il suo ex collaboratore Don Ninni Treppiedi. Macaluso è il giornalista che sul settimanale Social aveva fatto un'intervista al Vescovo.

Le dichiarazioni di Miccichè pubblicate sul giornale, con le quali accusava Treppiedi di appropriazione indebite e falsi, sono state ritenute diffamatorie dalla Procura. Don Treppiedi aveva querelato Macaluso e il direttore Vito Manca, ma sono stati entrambi prosciolti. La Procura oggi ha ribadito il rinvio a giudizio dell'ex Vescovo e il gip ha rinviato al 6 giugno citando come teste Macaluso che dovrà rispondere sui fatti del procedimento giudiziario.

06,30 - Comparirà questa mattina davanti al gup di Trapani Emanuele Cersosimo, l'ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè che dovrà rispondere delle accuse di appropriazione indebita, malversazione e diffamazione. Reati che ruotavano attorno alla gestione poco trasparente dei fondi dell'8 per mille di cui Miccichè - secondo l'accusa - si sarebbe appropriato.

Dopo una lunga indagine che si è intrecciata con altre inchieste sulla gestione dei centri di accoglienza per gli immigrati da parte di un insieme di cooperative e associazioni che fanno capo alla Caritas e con la mega inchiesta sulla massoneria, la procura di Trapani ha notificato a Miccichè un avviso di conclusione delle indagini anche per il reato di diffamazione e calunnia nei confronti di don Antonino Treppiedi, che in un primo tempo era stato indicato dal vescovo come il responsabile degli ammanchi in Curia e che poi è riuscito a dimostrare la sua estraneità e, prosciolto da ogni accusa, si è trasformato in un teste d'accusa nei confronti di Miccichè.

Ricostruiamo la vicenda dell'ex Vescovo Miccichè - Tutto ebbe inizio con la pubblicazione di notizie diffuse su un settimanale locale nell'ottobre 2010 in cui si parlava di diversi presunti ammanchi che coinvolgevano fondazioni ed enti vicini alla Curia. Da allora iniziarono le indagini della Procura di Trapani e l'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex vescovo Miccichè con l'accusa di calunnia aggravata e continuata.

Secondo la tesi accusatoria, Miccichè avrebbe screditato don Ninni Treppiedi (parte lesa nel procedimento) dando ad alcuni giornalisti, informazioni sul prete. Tante informazioni volte ad intorbidire la percezione sul suo ex braccio destro. Agli ignari esecutori Miccichè avrebbe fornito documentazione radiografata dagli inquirenti. Ma come si è arrivati a tutto ciò? L'indagine è l'esatto capovolgimento della tesi inizialmente sostenuta dalla Procura di Trapani che vedeva Miccichè come parte lesa. Proprio per questo don Ninni Treppiedi era stato sospeso a divinis mentre l'ex vescovo Miccichè era stato rimosso da Papa Benedetto nel maggio 2012.

Nell’inchiesta giornalistica pubblicata da un settimanale locale, L'Isola vennero documentati una serie di ammanchi derivanti dalla fusione per incorporazione della fondazione Campanile con la Auxilium, avvenuta il 27 dicembre 2007. Il buco sfiorava il milione di euro. Le responsabilità caddero sull'ex vescovo Miccichè e soprattutto sull'economo Treppiedi. Su questi elementi la Procura aprì due fascicoli di inchiesta: uno sui presunti ammanchi ed uno su Treppiedi ed altre persone accusate di calunnia. E' questa la genesi del Curia Gate che in questi anni è stato sostenuto e foraggiato da informazioni pubblicate sui media locali.

Sono questi i rivoli che fanno da sfondo alla scomparsa di oltre un milione di euro individuata tra i conti della Fondazione Auxiulium. In quei mesi i magistrati hanno ottenuto dal Vaticano un dossier finanzario su Treppiedi che aveva un conto allo Ior con un deposito di circa 16.000 euro ed inoltre hanno aperto un fascicolo di inchiesta su Miccichè accusato di appropriazione indebita e malversazione di fondi pubblici. 

Miccichè e Mogavero - Ma nella vicenda dell’ex vescovo di Trapani entra anche monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo. Il primo ha denunciato il secondo per diffamazione e violazione del segreto istruttorio.
Mogavero, nei confronti del quale si è chiusa l’indagine con accusa di truffa per aver percepito contributi pubblici per la costruzione di una chiesa già finanziata con i fondi dell'8 per mille della Cei, nel 2011 era stato inviato nella diocesi di Trapani come visitatore apostolico per indagare sull’ ammanco di un milione di euro. Ci sarebbero stati acquisti di auto di lusso, nell’indagine, che coinvolsero 14 persone, spuntano le accuse di riciclaggio, appropriazione indebita, truffa, calunnia, diffamazione. Don Ninni Treppiedi sospeso “a divinis” collabora con la giustizia e accusa Miccichè.
Pochi mesi dopo, il vescovo Miccichè venne rimosso su ordine di Papa Benedetto XVI, in base al dossier redatto da Mogavero. Secondo i pm si sarebbe intascato decine di migliaia di euro destinate dai contribuenti all'otto per mille.

L'ex vescovo Miccichè e Don Sergio Librizzi - Ma la vicenda dell’ex vescovo Micciche' si intreccia  anche con quella dell'ex direttore della Caritas, Sergio Librizzi, già condannato a nove anni di reclusione sia in primo grado a Trapani, sia presso la Corte d’Appello di Palermo, per la quale ha abusato del suo ruolo all'interno della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di asilo politico e, in cambio di agevolazioni nell'ottenimento della documentazione, ha chiesto, e ottenuto, favori di tipo sessuale da alcuni migranti.

Tra Miccichè e Librizzi ci sarebbe stato un patto segreto, per coprirsi a vicenda. Un patto che però Librizzi ha svelato ai magistrati che indagavano sugli ammanchi nella curia trapanese quando a gestirla era Miccichè. Sui soldi che sarebbero stati sottratti dai fondi per l’8 per mille dall’ex vescovo trapanese. Il grande accordo svelato è quello di don Sergio Librizzi a cui i pm hanno fatto ascoltare una conversazione intercettata tra lui e l’ex vescovo Miccichè. “Sergio, voglio la tua solidarietà pubblica, non ti dimenticare cosa ho fatto per te, per coprire i tuoi problemi". La voce è quella di Miccichè, e la conversazione avviene dopo l’esplosione dello scandalo del buco alla Diocesi trapanese, con Miccichè e Treppiedi uno contro l’altro.

Ai pm Librizzi avrebbe confermato che una parte dei fondi dell’8 per mille sarebbero stati sottratti dall’ex vescovo attraverso una serie di false attestazioni fornite dallo stesso direttore della Caritas. Quello svelato è un accordo che girava attorno a fondazioni, cooperative, la gestione dell’accoglienza dei migranti. Miccichè, in sostanza, permetteva a Librizzi di gestire il sistema delle 14 cooperative che si appoggiavano alla Caritas per l’accoglienza dei migranti, ma anche per il servizio civile, raccolta di indumenti usati.

 



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