E’ stato ridotto allo stato laicale il 42enne ormai ex prete Vito Caradonna, per il quale nel settembre 2016 la Cassazione ha confermato la condanna a due anni di reclusione (con pena sospesa), per tentata violenza sessuale su un uomo, inflitta in primo grado dal Tribunale di Marsala e in secondo dalla Corte d’appello di Palermo.
La notizia della riduzione allo stato laicale di Vito Caradonna, già sospeso a divinis dal 19 febbraio 2013 dal vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, è stata pubblicata oggi sul sito internet della Diocesi di Mazara. “Con decisione suprema e inappellabile della Congregazione per il Clero del 4 luglio 2017 – si legge sul sito della Diocesi - la Santa Sede ha decretato la perdita dello stato clericale, la dispensa dal sacro celibato e la dispensa da tutti i doveri come anche la perdita di tutti i diritti connessi alla sacra ordinazione per Vito Caradonna”.
Ed è questo uno dei passaggi contenuti nella nota inviata dal Cancelliere della Curia di Mazara del Vallo, don Orazio Placenti, a tutti i sacerdoti della Diocesi e resa pubblica per informare i fedeli. Vito Caradonna “è impedito a qualsiasi forma di esercizio del ministero ordinato, eccetto i casi previsti dai cann. 976 e 986 del Codice di diritto canonico” (assolvere, a richiesta, un penitente in pericolo di morte, anche in presenza di un sacerdote che esercita ordinariamente il ministero) è, inoltre, scritto nella nota.
La Congregazione per il Clero, alla quale aveva sottoposto il caso il vescovo Mogavero, ha deciso il provvedimento a seguito di istruttoria espletata dalla Diocesi. A fine ottobre 2016, Vito Caradonna, ex parroco della chiesa di San Leonardo di Marsala, nonché ex cappellano del carcere della stessa città, è stato anche condannato, in primo grado, a un anno e 8 mesi di reclusione per circonvenzione d’incapace. Oggetto del processo è stato un prestito di quasi 70 mila euro ottenuto da “don Vito” da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina, con problemi di salute mentale. Prestito che venne restituito solo a fine ottobre 2011, dopo alcuni assegni andati in protesto, con la vendita della casa che il prete aveva comprato poco tempo prima proprio con quel denaro. A difenderlo, in questo processo, per cui si attende l'appello, è l'avvocato Luigi Pipitone.