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28/11/2017 07:07:00

Cantina “San Francesco”: presidente ed ex presidente assolti da appropriazione indebita

 “Non è stata accertata la distrazione di un solo euro”. E’ quanto ha dichiarato l’avvocato Giovanni Galfano dopo l’assoluzione (“il fatto non sussiste”) sentenziata dal giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte per Silvia Luisa Montalto, di 51 anni, e Biagio Valenti, di 59, rispettivamente ex e attuale presidente della Cantina sociale “San Francesco”, accusati di appropriazione indebita.

A difendere la Montalto è stata l’avvocato Arianna Rallo, mentre Galfano ha difeso Valenti. Per i due imputati, il pm aveva chiesto la condanna a un anno e 8 mesi di reclusione e 600 euro di multa, con pena sospesa.

Presidente ed ex presidente della Cantina “San Francesco” erano stati chiamati a difendersi per la “scomparsa” dal bilancio 2012, secondo l’accusa, di un milione e 680 mila euro. Questa, infatti, era la cifra contestata da Procura e Guardia di finanza. L’indagine era stata avviata a seguito di un esposto/denuncia presentato nel 2014 da 102 soci, che, stanchi di attendere il pagamento, più volte reclamato, dell’ultima quota delle spettanze per le uve ammassate nella vendemmia 2012, si sono rivolti a un legale, l’avvocato Pietro Saladino, che ha assistito quasi tutte le parti civili (73) insieme al collega Leonardo Laudicina. Marsalesi sono la maggior parte dei viticoltori soci (in totale, circa un migliaio) della cantina, realizzata al confine tra i territori di Marsala e Mazara e adesso in fase di acquisizione da parte delle Cantine Ermes di Santa Ninfa. La contestazione più rilevante era mossa alla Montalto, presidente del Cda della “San Francesco” dal 30 gennaio 2007 al 7 agosto 2014. A lei si contestava, infatti, un’appropriazione indebita di un milione e 321 mila euro. Valenti, invece, secondo l’accusa, si sarebbe appropriato di 359 mila euro. Denaro che secondo gli autori dell’esposto doveva essere distribuito ai soci viticoltori per l’ammasso delle uve della vendemmia del 2012. Ma quei soldi i proprietari dei vigneti non li hanno mai visti. Nell’esposto si sottolineava che già alla fine del 2010 “il risanamento del conto economico promosso dal consulente rag. Bucaria si realizza con grave esborso pecuniario dei soci”. Insomma, anziché intascare denaro, i viticoltori hanno dovuto mettere mano al loro portafogli per sanare “una condizione debitoria accumulata negli anni precedenti”. Si continua spiegando che “dopo un anticipo di 25 euro (al quintale, ndr) percepito con notevole ritardo rispetto alle altre cantine del trapanese, il bilancio 2012 si chiude approvato nel dicembre 2013 a 40 euro al quintale per l’uva come e a 42 euro per le uve speciali”. Nel dicembre 2013, vengono erogati altri 10 euro al quintale, ma non gli altri 10 promessi (poi ridotti a 8). E l’ultimo pagamento sarebbe “frutto dei proventi del vino (annata 2013) venduto alla Cantina Europa” e “dunque non attingendo ai fondi del bilancio 2012”. Alla Montalto, i soci hanno contestato anche l’acquisto di una catena di imbottigliamento per 800 mila euro. Una cifra che reputano eccessiva. Ma questo non era materia processuale. Solo una scelta aziendale non condivisa. Nella sua arringa, l’avvocato Arianna Rallo aveva affermato: “Nel corso delle indagini non sono emersi indizi di colpevolezza. Il capitano Palma (Gdf, ndr) dice che non si rilevano, per la Montalto, condotte penalmente rilevanti. Lo stesso Ctu della Procura esclude canalizzazioni di denaro”. E l’avvocato Galfano aggiunge: “A Valenti si deve, anzi, il merito del salvataggio della Cantina San Francesco, ormai prossima al fallimento (circa 6 milioni i debiti accumulati nelle precedenti gestioni, ndr), grazie a una serie di transazioni con i creditori, banche e fornitori, e alla fusione con le Cantine Ermes, le cui liquidità hanno permesso di saldare molti debiti”. E nella maggior parte dei casi, i creditori si sono accontentati di cifre di gran lunga inferiori a quelle dovute. In caso di fallimento della cantina, infatti, rischiavano di non incassare nulla.