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13/03/2018 12:07:00

Toninelli presidente del Senato, Giorgetti della Camera?

Tra Cinque stelle e Lega è stato raggiunto l’accordo per le presidenze delle camere: il grillino Danilo Toninelli, il prossimo 23 Marzo, sarà  eletto presidente del Senato e il leghista Giancarlo Giorgetti della Camera.

L’intesa non presuppone nessun patto di tipo politico per la formazione del governo, ma obbedisce solo alla regola che le due Camere vanno spartite tra i vincitori.

All’accordo ha dichiarato guerra Silvio Berlusconi, che vuole alla presidenza del Senato Paolo Romani dove vanta un drappello di parlamentari superiore a quelli della Lega grazie al passaggio con Forza Italia dei quattro eletti di Noi con l'Italia.

Scrive Repubblica: 


«Berlusconi conserva un potere di attrito che sarebbe pericoloso, da parte di Salvini, sottovalutare. Certo, il leader del Carroccio ha dalla sua l’eccezionale successo nelle urne, come peraltro il suo rivale Di Maio. E tuttavia nel gioco di palazzo le trappole sono innumerevoli. L’arma salviniana è solo una: il ritorno al voto pur di non accettare un compromesso al ribasso.
Ma quanti dei suoi, appena seduti sulle poltroncine di Montecitorio e Palazzo Madama, lo seguirebbero convinti?
A sua volta Berlusconi ha un grave punto debole (al di là, s’intende, del fallimento elettorale): la necessità di un “secondo forno” per ridurre alla ragione il suo scalpitante pseudo-alleato. Quel forno può essere solo Renzi, al quale non a caso vengono rivolti molti sorrisi da Forza Italia negli ultimi giorni. Del resto, l’ormai ex segretario del Pd ha negato qualsiasi intenzione di allearsi con gli “estremisti”, Lega e M5S, ma si è ben guardato dal mettere Berlusconi in questa compagnia».


Questo invece il commento di Sallusti sul Giornale:

«“Non ci hanno votato per portare al governo il Pd”, ha detto ieri Matteo Salvini escludendo l’ipotesi di un’alleanza tra il centrodestra e il partito ex (forse) di Matteo Renzi. Osservazione legittima e condivisibile. Ma Salvini penso sappia bene che la sua coalizione non è stata votata neppure per facilitare la strada alla presa del potere da parte dei Cinquestelle, né direttamente (alleandosi con loro) né indirettamente (rinunciando a proporre alternative). E neppure il voto ricevuto dagli italiani era teso a sostenere una riedizione del governo Monti, quello dei tecnici per intenderci. Chi ha votato centrodestra, insomma, lo ha fatto con lo scopo primario di far governare il centrodestra, e se non è possibile in autonomia - il risultato elettorale dice proprio questo - sta al leader trovare la soluzione. Che non potendo essere la migliore, deve per forza essere la meno peggio, nell’interesse non degli eletti ma degli elettori che hanno il diritto di non vedere disperso il loro voto.
Matteo Salvini è dunque atteso a questa prova per lui inedita. Non curare cioè solo gli interessi del suo partito - materia in cui è stato molto bravo - ma farsi carico di una responsabilità più grande, che va oltre i confini della Lega. Altrimenti sarebbe onesto rinunciare al ruolo di capofila di qualche cosa che non sente suo o che non rispetta».



Politica | 2024-04-17 06:00:00
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