22,00 - Nella lista degli indagati dell'operazione antimafia di oggi (qui i particolari) ci anche persone che, storicamente, sono state in stretti rapporti con Messina Denaro. Ora la Dda di Palermo, su segnalazione della polizia di stato, li ha sottoposti a una nuova indagine perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia.
Fra gli indagati anche un medico e un imprenditore. Si tratta di Francesco Burrafato, 76 anni, ex primario di Chirurgia dell'ospedale di Castelvetrano, a cui sono stati sequestrati un pc e un tablet. Denunciato anche l'imprenditore Marco Giovanni Adamo. La Dia in passato gli ha sequestrato beni per oltre 5 milioni.
Scoperto un nascondiglio di Matteo Messina Denaro, durante le perquisizione che la polizia ha effettuato questa mattina nel trapanese nell'ambito delle indagini per la cattura del boss latitante. Un passo avanti dunque in una cattura che a questo punto appare sempre più vicina. Gli inquirenti non danno particolari sulla scoperta fatta mentre cercavano tracce del padrino di Castelvetrano. Gli agenti hanno passato al setaccio abitazioni, case rurali, locali, magazzini di persone ritenute vicine al capomafia di Castelvetrano.
Tra i perquisiti ci sono pure Leonardo Bianco di Santa Ninfa, Bartolomeo Turano di Salapartuta e Baldassare Di Gregorio di Mazara del Vallo.
11,00 - Si è conclusa poco fa l'operazione che da stamattina vede impegnati 150 uomini a Castelvetrano e nel Belice per cercare, ancora una volta, di stringere il cerchio sulla latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Si sono concluse le perquisizioni condotte dalla Polizia di Stato a carico di 17 persone sospettate di favorire la latitanza del boss Matteo MESSINA DENARO.
Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, Santa Ninfa, Salaparuta e Campobello di Mazara i paesi del trapanese toccati dall’operazione della Polizia di Stato.
Durante le perquisizioni sono stati sequestrati diversi documenti di elevato interesse investigativo, un pc e un tablet.
Sono 17 gli indagati dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Si tratta di soggetti che, nel corso degli anni, sono stati arrestati per associazione mafiosa e che hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a "Cosa nostra". Fra loro vi sono anche alcuni soggetti che, storicamente, sono stati in stretti rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, su segnalazione della Polizia di Stato, li ha sottoposti a una nuova indagine perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia della provincia di Trapani.
07,00 - 150 uomini in campo, 30 pattuglie della polizia, l'immancabile elicottero. Castelvetrano e le città del Belice sono state messe sottosopra questa mattina da un blitz della polizia alla ricerca di Matteo Messina Denaro. Secondo fonti investigative sarebbe stato trovato una sorta di bunker che potrebbe essere stato utilizzato dal boss mafioso latitante.
Diciasette le persone indagate: si tratta di soggetti della famiglia mafiosa del Belice che sono ritenuti vicini al boss, latitante dal 1993.
Sull'operazione non si sa quasi nulla. Sono stati colpiti i fiancheggiatori, presunti, di Messina Denaro. Ma non sono stati fatti arresti, solo perquisizioni, disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo in diversi comuni della provincia di Trapani. Gli indagati sono 17.
Le perquisizioni sono scattate a Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, Santa Ninfa, Salaparuta e Campobello di Mazara nei confronti di soggetti che nel corso degli anni sono stati arrestati per associazione mafiosa o che hanno avuto collegamenti con personaggi riconducibili a Cosa Nostra. Tra i 17 indagati anche persone che storicamente hanno avuto stretti rapporti con Messina Denaro. Oltre 150 uomini del Servizio centrale operativo (Sco) delle squadre mobili di Trapani e Palermo e del Reparto prevenzione crimine stanno perquisendo abitazioni, terreni, attività commerciali e imprenditoriali - anche con strumenti in grado di individuare covi o bunker nascosti - con l'obiettivo di raccogliere ogni possibile elemento utile alla cattura del boss. Il blitz arriva a poco più di un mese da un'altra indagine della Dda che ha portato in carcere 21 persone tra boss e gregari dei clan di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo.
Ecco il comunicato della Polizia:
Dall'alba di oggi, sono in corso una serie di perquisizioni a Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, Santa Ninfa, Salaparuta e Campobello di Mazara, finalizzate a colpire la rete di fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro e a raccogliere ulteriori elementi utili alla sua cattura.
Sono 17 gli indagati dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Si tratta di soggetti che, nel corso degli anni, sono stati arrestati per associazione mafiosa e che hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a "Cosa nostra". Fra loro vi sono anche alcuni soggetti che, storicamente, sono stati in stretti rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, su segnalazione della Polizia di Stato, li ha sottoposti a una nuova indagine perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia della provincia di Trapani.
150 uomini del Servizio Centrale Operativo, delle Squadre Mobili di Palermo e di Trapani e del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo hanno perquisito edifici, abitazioni, attività commerciali e imprenditoriali di persone legate al boss latitante.
Gli investigatori della Polizia stanno utilizzando anche attrezzature speciali per verificare l'esistenza di cavità o nascondigli all'interno degli edifici.
L’attività investigativa di oggi dà un altro duro colpo alle famiglie mafiose del trapanese, dopo i 21 arresti di boss e gregari di Cosa nostra finiti in cella ad aprile, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nel corso dell’operazione “Anno Zero” contro i clan di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo.
Lo scorso mese di dicembre altri trenta mafiosi erano stati iscritti nel registro degli indagati dalla D.D.A. di Palermo quali fiancheggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro ed erano stati sottoposti a perquisizione dagli investigatori della Polizia di Stato di Palermo e di Trapani.